Cari amici di PeaceLink,
alcuni giorni fa, vi abbiamo annunciato l'imminente arrivo del professor
Vidanovic in Italia, a coronamento della collaborazione e e dell'amicizia
che noi di PeaceLink abbiamo intrecciato con lui durante i terribili giorni
dei bombardamenti sulla Jugoslavia.
Finalmente, abbiamo il piacere di annunciare a voi che avete seguito queste travagliate vicende, che Djordje è arrivato in Italia, accompagnato da sua moglie Snezana, e che si fermerà qui fino al mese di settembre. In questo periodo, avremo l'occasione di incontrarci e conoscerci meglio, anche con la vostra partecipazione, non solo via Internet, ma anche per mezzo di una serie di incontri pubblici e di conferenze.
Djordje e Snezana stanno bene, e desiderano salutare con affetto ed amicizia non solo quanti hanno espresso la loro solidarietà via e-mail, ma tutti coloro che, leggendo il diario di Djordje, hanno voluto partecipare alla vicenda personale della famiglia Vidanovic, e allo stesso tempo, comprendere più da vicino la situazione del popolo jugoslavo sotto le bombe, tra l'incudine del regime e il martello della NATO.
Ora, qui in Italia, Djordje e sua moglie si stanno godendo un meritato riposo, senza però potere né voler dimenticare quanto di terribile e raccapricciante si sono lasciati dietro le spalle. Ai loro apprezzamenti sulle bellezze dell'Italia, ai progetti per il loro soggiorno in Italia, sia ricreativi, sia culturali, si mescolano i racconti tragici dei bombardamenti, della morte e della devastazione che la NATO ha tragicamente seminato sulla popolazione civile di Nis, una città che, da sempre, rappresenta un baluardo della protesta contro il regime di Milosevic. A questi discorsi, nel racconto dei nostri amici, si affiancano testimonianze preziose della grande protesta portata avanti contro Milosevic, ben prima dell'intervento della NATO, da quanti in Serbia credono in una società aperta ed in futuro realmente democratico per la Jugoslavia.
Il pensiero nostro e dei nostri amici va alle popolazioni della Serbia e del Kosovo, di ogni nazionalità, che ancora soffrono per le conseguenze dei bombardamenti, ivi compresi gli "incidenti" che continuano a verificarsi, malgrado la presenza di un contingente internazionale di pace. Dopo tanta distruzione, purtroppo, non è facile, né immediato, recuperare i pezzi, rimettere insieme quanto è stato distrutto, non solo a livello materiale, ma fino al cuore di un'intera nazione. Malgrado i facili proclami di politici e televisioni, la pulizia etnica continua in Kosovo, benché sia cambiata la nazionalità degli sfollati. Alcuni rifiutano il termine "pulizia etnica" per questa determinata fase storica, in cui migliaia di serbi del Kosovo si vedono costretti ad abbandonare la propria terra, per sfuggire a vendette "etniche" o per paura di doverle subire. Comunque la vogliamo chiamare, al di là delle idiosincrasie personali sul termine migliore per definire la situazione in atto in Kosovo, la tragedia resta la stessa.
Djordje vorrebbe far sapere agli amici di PeaceLink che, durante questo soggiorno nel nostro paese, sarà lieto di rimanere in contatto con chiunque voglia scrivergli, inoltrando e-mail indirizzate a lui ad Enrico Marcandalli o Sabrina Fusari. In seguito, non appena avremo un programma ben definito degli incontri pubblici, vi comunicheremo date e luoghi affinché possiate conoscere personalmente Djordje e sua moglie, nonché lo staff di PeaceLink, che in questi mesi ha profuso tutto il suo impegno in questa esperienza di solidarietà. La nostra determinazione, naturalmente, non si spegne: continueremo nella nostra campagna fino a quando una VERA pace sarà stata raggiunta, nell'interesse di tutte le popolazioni dei Balcani.
Sabrina Fusari