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* From : Loris D'Emilio, 61:3910/3.11 (07 Dec 94 00:22)
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La procedura per poter svolgere il servizio civile
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La procedura si compone di tre parti fondamentali:
- la presentazione della domanda di obiezione di coscienza
- l'accettazione della domanda
- la precettazione
La domanda va inviata, a mezzo raccomandata A.R. oppure consegnata a mano
previo rilascio di ricevuta, al Distretto Militare di appartenenza entro 60 gg
dall'arruolamento (ultimo giorno della visita di leva), oppure, per coloro che
possono beneficiare del ritardo, ad es. per motivi di studio, entro il 31
dicembre dell'anno antecedente a quello di chiamata alle armi.
ATTENZIONE: l'anno di chiamata alle armi e' quello nel quale non si ha la
possibilita' di beneficiare el ritardo e questo per studenti universitari puo'
avvenire in due casi
- o perche' nel'anno solare precedente non si e' sostenuto il numero di esami
sufficente
- o perche' si compiono i 26 anni di eta' (27 per i corsi di laurea quinquennali)
Nella domanda devono essere indicati i seguenti elementi:
1) dati anagrafici (con l'indicazione anche dell'anno di arruolamento e del
Comune nelle cui liste di leva si e' iscritti);
2) dichiarazione di non trovarsi in alcuna delle condizioni che precluderebbero
l'ammissione al servizio civile (essenzialmente possesso del porto d'armi,
condanna per porto abusivo di armi, o per aver commesso reati che hanno
comportato l'uso della violenza);
3) i motivi che sorreggono la dichiarazione di obiezione di coscienza
(su questo punto seguiranno prossimamente nuove info - ndr);
4) data e firma AUTENTICATA
Inoltre, e' possibile indicare la cosiddetta area "vocazionale", ossia il campo
operativo dove si preferirebbe agire (la legge individua il settore assistenza,
istruzione, protezione civile, tutela e incremento del patrimonio forestale) e
l'Ente dove si vorrebbe svolgere il servizio.
Tuttavia, per avere buone possibilita' di essere assegnati dall'ente indicato, e'
importante che l'ente stesso invii al Ministero della Difesa una richiesta
nominativa di assegnazione nella quale dichiari di aver avviato con il giovane
un iter formativo e di aver concordato un programma di lavoro.
In ogni caso, il Ministero decide in piena autonomia e non e' mai vincolato a
queste richieste nominative.
Dopo la presentazione della domanda si viene convocati, all'incirca dopo un
mese, dai carabinieri per un colloquio che dovrebbe accertare la validita' della
motivazione del ragazzo.
La legge prevede che al momento della presentazione della domanda trascorrano 6
mesi per la sua definizione, ossia per la sua accettazione o rigetto: in realta'
dato che questo termine non e' vincolante per il Ministero, dove il Distretto
trasmette la domanda, i termini sono sensibilmente piu' lunghi e difficilmente
sono inferiori agli 8 mesi.
L'accettazione della domanda viene formalizzata dal Distretto attraverso un
documento che viene consegnato a seguito della presentazione di un certificato
medico rilasciato dalla ULSS ed espressamente richiesto al ragazzo.
Da questo momento sono previsti 10 gg per rinunciare al servizio e 20 gg per
indicare, qualora non sia gia' stato fatto nella domanda, l'area vocazionale e
l'ente presso il quale si desidera svolgere il proprio servizio, fermo restando
le avvertenze fatte precedentemente.
A questo punto entro tre mesi, termine anche questo non vincolante, giunge la
cartolina di precetto con l'indicazione dell'ente di destinazione dove si andra'
a svolgere il servizio.
da "Il Pensiero dietro l'Azione"
a cura del Centro Coordinamento Obiettori di Coscienza
Caritas Diocesana - Pescara
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Obiezione di Coscienza: un diritto ed un dovere
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E' possibile definire l'OdC come il rifiuto ad obbedire ad un comando
dell'autorita' ritenuto ingiusto, motivato da coerenza ai propri e fondamentali
pricipi.
Obiettori sono coloro che rischiano o subiscono condanne politiche
piuttosto che compiere ovvero omettere un'azione contraria alla propria
coscienza: In questo senso ampio, l'OdC e' sempre esistita ed e' vocazione insita
nella dignita' di ogni essere umano, nel diritto e dovere di avere una propria
coscienza.
L'art. 52 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: "la
difesa ella Patria e' sacro dovere del cittadino. Il servizio militare e'
obbligatorio ne limiti e nei modi stabiliti dala legge ..."; fin dal 1965 la
Commissione Affari Costituzionali ha chiarito che difendere la Patria non
significa necessariamente farlo attraverso una forma che preveda l'uso delle
armi istituzionalizzato.
Gli obiettori difendono il loro Paese con mezzi diversi da quelli armati
e violenti; difendere il proprio Paese significa lottare per una maggiore
giustizia sociale e per un diverso rapporto tra nord e sud del mondo. Il mondo
non va diviso in base a dei confini geografici ma, semmai, tra oppressi ed
oppressori, e li obiettori si schierano contro ogni tipo di oppressione per
combattere le cause di iniquita' interna ed internazionale e prevenire ogni
forma di conflitto armato che non puo' che portare alla "ragione del piu' forte"
e non ad una reale giustizia.
L'obiezione di coscienza non e' solo un "dovere" di effettuare l'anno di
servizio civile, come vogliono le attuali norme in vigore, ma e' soprattutto il
"diritto" di esprimere e di formare una coscienza personale, dettata da una
scelta di vita non-violenta, che vada contro il sistema sociale attuale, basato
su pseudo-valori.
da "Il Pensiero dietro l'Azione"
a cura del Centro Coordinamento Obiettori di Coscienza
Caritas Diocesana - Pescara
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Le motivazioni dell'Obiezione di Coscienza
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E' chiaro che, esponendo in maniera schematica e differenziando i
diversi tipi di motivazione che portano gli obiettori alla loro scelta, si
rischia di non evidenziare in modo accurato l'individualita' del singolo, che
puo' riconoscersi in tutto o in parte nelle considerazioni che seguiranno, e che
comunque si ritiene essere quelle pii' comuni in base alla esperienza fatta.
Motivazioni socio-educative
Dal punto di vista educativo la diffusione di qualunque tipo di
obiezione di coscienza risiede nella possibilita' di formare uomini sensibili ai
problemi della giustizia e della liberta', attenti al rispetto dell'uomo in
tutta la sua dignita'.
Alcuni obiettori evidenziano l'esienza di una societa' che escluda il
icorso alla violenza (da quella evidente della guerra, a quella sottile, ma non
meno drammatica, delle barriere architettoniche o della mancanza della
possibilita' di espressione per anti gruppi sociali) e che veda nella scelta
educativa un elemento decisivo di intervento nella societa'. Motivazioni di
questo genere spesso accompagnano al rifiuto della "struttura esercito" la
scelta di dedicare, in parte o completamente, l proprio tempo ad un servizio a
favore dei piu' giovani o di ceti sociali abbandonati a se stessi da un sistema
che si occupa solo di chi si fa sentire con forza e che puo' offrire qualcosa in
cambio.
Inoltre, in questo tipo di motivazioni possono essere comprese quelle di
coloro che ritengono il servizio civile un momento di ulteriore formazione per
valorizzare alcune occasioni educative quali la possibilita' di pserimentare le
proprie risorse autonomamente; il coraggio nell'affrontare situazioni nuove sia
dal punto di vista fisico che psicologico; la capacita' di rinunciare ai beni di
comodo; l'esperienza dell'assunzione di responsabilita' nei confronti di
situazioni considerate ingiuste.
Motivazioni politiche
Da un punto di vista politico, l'OdC va interpretata come forma estrema
di critica alla volonta' della maggioranza: come tale non va giudicata segno di
disgregazione del tessuto sociale, ma come controllo e partecipazione alla
gestione del bene collettivo.
L'esercito e' una delle strutture attraverso cui si forma il consenso
mediante il condizionamento ideologico e l'imposizione dei modelli di
comportamento funzionali alla logica del profitto, asse portante della societa'
capitalistica. In paticolare l'esercito svole una unzione di sacca di
occupazione, valvola di sicurezza per un sistema che sente crescere sempre piu'
il peso di masse di giovani senza lavoro; e' un apparato "educativo" con la
fuzione di itegrare psicologicamente i giovani in un ordine sociale
autoritario, gerarchico, violento, repressivo e di addestrarli al comando ed
al''obbedienza che non riflette e non discute, ad un rapporto tra gli uomini
depersonificato e massificato.
Mantenendo simili apparati, gli stati ammettono indirettamente l'uso
delle armi come mezzo per risolvere le controversie tra di loro, a discapito
della vita dei cittadini.
Motivazioni religiose
Dal punto di vista religioso nella dottrina classica esiste il principio
del dovere di rifiutare l'obbedienza ad una legge contraria al diritto naturale
e alla Verita' Rivelata; rifiuto che si basa sul fatto che lo Stato puo' solo
riconoscere tali principi che preesistono allo Stato stesso.
Questo primato della coscienza su quello assoluto dello Stato e del suo
ordinamento positivo viene ricordato dal Concilio Vaticano II: "gli imperativi
della Legge Divina, l'uomo li coglie e li riconosce attraverso la sua coscienza
che e' tenuto a seguire in tutta la sua attivita' per raggiungere il suo fine che
e' Dio. Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza".
(Dichiarazione su "La liberta' religiosa" - D.H.,3)
Nel 1965, sula necessita' ella difesa armata, Paolo VI all'ONU dichiarava:
"se vlete essere fratelli, lasciate cadere le armi alle vostre mani: non si puo'
amare con le armi in pugno".
Il Concilio Vaticano II, nello stesso anno, condannava senza incertezze
la guerra totale anche difensiva, perche' in grado di produrre "distruzioni
immani e indiscriminate, superanti di gran lunga i limiti della legittima
difesa"(Costituzione Pastorale su "La Chiesa nel mondo contemporaneo"- G.S.,80)
Nello stesso documento si condanava fermamente "la corsa agli armamenti come
una delle piaghe piu' gravi dell'umanita' che danneggia in modo intollerabile i
poveri".
Per quanto riguarda l'OdC al servizio militare, il Concilio si limita ad
affermare: "sembra conforme ad equita' che le leggi provvedano umanamente al
caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l'uso delle armi, mentre
tuttavia accettano qualche altra forma di servizio della comunita' umana"
(G.S.,79).
Nel 1976 il Convengno Pastorlae su "Evangelizzazione e promozione umana"
affermava: "il Convegno richiede alla Chiesa italiana di riportare i poveri al
centro dell'attenzione e dell'impegno pastorale: cio' vuol dire anche promuovere
il servizio civile sostitutivo di quello militare come scelta esemplare e
preferenziale ei cattolici italiani".
Nel 1991 la Conferenza Episcopale Italiana prende posizione sull'OdC al
numero 14 della nota pastorale intitolata "Educare alla legalita'", ribadendo
che la stessa obiezione non e' incompatibile con l'obbedienza alla legge dello
Stato.
da "Il Pensiero dietro l'Azione"
a cura del Centro Coordinamento Obiettori di Coscienza
Caritas Diocesana - Pescara
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Cenni storici sull'Obiezione di Coscienza
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Possiamo far risalire, in senso cristiano, l'OdC agli insegnamenti
evangelici di Gesu' Cristo.
Da questi scritti ha tratto la base del suo impegno politico il piu' famoso
obiettore della storia, Mohandas Karamchad Gandhi, il "Mahatma", che con le sue
azioni non-violente riusci' a liberare l'India dall' occupazione britannica nel
1947, usando come uniche armi quelle del dialogo, della non-collaborazione,
della disobbedienza civile, del digiuno.
Nei primi anni sessanta si afferma un'altra grande figura
non-violenta: il pastore Battista Martin Luther King che, con le sue
dimostrazioni ed i suoi "sit-in", dopo anni di battaglie, riesce a fare
ottenere la parita' dei diritti e l'uguaglianza giuridica ai neri d'America.
Altre figure storiche nell'evoluzione dell'OdC sono state: Albert
Luthuli, che negli anni 50 si batte' in Sud Africa contro le leggi dell'
Aparthaid; Dorothy Day, che negli anni 30 fondo' il America il movimento dei
lavoratori cattolici (Catholic Worker); Cesar Chavez, che negli anni 60
organizzo' i primi scioperi non-violenti per un piu' equo trattamento dei
braccianti agricoli messicani (chicanos); i coniugi Jean e Hildegard
Gross-Mayr, sostenitori dell'antimilitarismo, che si sono battuti contro la
corsa agli armamenti; Monsignor Oscar Romero, Vescovo di San Salvador, e
Monsignor Helder Camara, Vescovo di Recife (Brasile), che si sono battuti per i
diritti sociali della popolazione contro le autorita' governative.
In Italia, il primo obiettore di coscienza che, rifiutandosi di
servire la patria con il servizio militare suscito' un notevole scalpore, fu
Pietro Pinna nel 1948. Negli anni 50 non si verificarono casi clamorosi di OdC,
e gli obiettori continuarono a provenire dalle fila dei Testimoni di Geova. Il
primo cattolico a rifiutare il servizio militare fu Giuseppe Gozzini nel 1963:
le autorita' militari tentarono di farlo passare per pazzo. In qurgli stessi
anni altre figure di non-violenti ed obiettori cominciarono a far sentire la
loro voce ed iniziarono delle forme di protesta per appoggiare l'approvazione
della legge per l'obiezione di coscienza ed l servizio civile alternativo, fino
ad allora illegale in Italia. Fra questi ricordiamo l'allora sindaco di
Firenze, Giorgio La Pira, che fece proiettare un film francese sulla
non-violenza "Non uccidere", del regista francese Claude Autant Lara, contro la
guerra in Algeria, vietato dalle autorita' italiane.
Nel 1965 don Lorenzo Milani, con la sua famosa lettera ai cappellani
militari, appoggio' l'obiezione di coscienza sostenendo che essa e' una scelta
in piena coerenza con la fede cattolica e dichiaro' che "il servizio militare"
e l'obbedienza non erano piu', se mai lo erano stati, una virtu'".
IN seguito, sempre nello stesso anno, un altro cattolico, Fabrizio Fabbrini,
fece il servizio militare per imostrare che non era un vigliacco ma, in base al
comandamento "non uccidere" dieci giorni prima del congedo riconsegno' la
divisa. Egli fu arrestato e condannato a ventidue mesi di detenzione, rifiuto'
l'amnistia ed accetto', invece, l'indulto dopo sette mesi di carcere.
Dietro questi esempi e la pressione esercitata via via da gruppi e
movimenti sempre piu' numerosi, nel 1972 lo Stato Italiano riconobbe
l'obiezione di coscienza ed ammise la possibilita' di svolgere un servizio
civile alternativo a quello militare.
da "Il Pensiero dietro l'Azione"
a cura del Centro Coordinamento Obiettori di Coscienza
Caritas Diocesana - Pescara
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