La mia biografia

 

Thounaojam Chanu Arambam Ongbi Ibehal

“Memchoubi”

 

Sono nata ad Imphal, capitale di Manipour. Ero una bambina debole e malaticcia, per questo venni istruita in casa da insegnanti privati. Mia madre divorziò quando ero in fasce e mia nonna morì quando avevo sette anni.

Essendo cresciuta sola trovai conforto nella bellezza della natura solitaria.

 

A nove anni, mi trasferii a Nambol, un villaggio che dista dodici chilometri da Imphal perché mio padre si era trasferito in un’altra città per continuare i suoi studi. Andai a vivere nella casa di mio nonno. Rimasi lì per tre anni e fu il periodo più bello della mia vita. Senza mio padre, vagavo libera tra le colline, i laghi, i campi e le sponde dei ruscelli che attraversavano il villaggio. Nambol, villaggio nei pressi di, Imphal, era un altro importante centro culturale di Manipur. Mio padre era un devoto induista. Così mi furono mostrate tutte le celebrazioni religiose stagionali correlate all’induismo. Ma alle pendici di una collina nel nostro villaggio c’era un boschetto dove si trovava un santuario di un’antica divinità ancestrale indigena che era venerata dagli abitanti del villaggio. All’inizio di ogni stagione dei monsoni, presso questo santuario si celebravano i Lai Haroba (rituali della fertilità) e tutti gli  abitanti del villaggio, senza discriminazione di età e di sesso, ballavano tutti insieme spontaneamente, guidati da Mabis o sciamane. Nella mia famiglia nessuno partecipava a questo rituale, ma io ero instancabile al battere del tamburo ed alla musica della “pena” (strumento indigeno a corda).  Vi andavo sempre da sola e mi divertivo. Ma non avevo la minima idea che molti anni dopo, avrei passato metà della mia giovinezza a studiare l’antica religione dai miei antenati.

 

Quando tornò mio padre, anche io feci ritorno a Imphal. Lì diventai amica di mia cugina, che era arrivata con la sua famiglia che divideva la nostra casa. Quando terminai la scuola elementare, scoprii il meraviglioso mondo dei libri. Mio padre possedeva molti libri di storia, cultura, letteratura e le opere di Karl Marx e Frederick Engels.

 

Venni a conoscenza del movimento degli anni ‘60 sin dagli inizi. Un giorno, mia cugina portò a casa un suo giovane amico per farmelo conoscere. Io ero giovanissima, appena tredicenne. Ma sotto la guida di questo giovane, nacque un piccolo gruppo, e iniziammo a studiare Che Guevara e gli altri movimenti rivoluzionari  del mondo.

 

Nel 1972, finite le scuole superiori andai al college e divenni membro di un’organizzazione femminile chimata MACHA LEIMA . Dopo qualche anno, come membro del comitato esecutivo dell’organizzazione, viaggiai per tutta la valle di Manipur con altri membri. Mio padre voleva che crescessi in modo tradizionale e non gli piaceva che fossi impegnata nel sociale. Nel 1977 scelsi la libertà e, senza il consenso di mio padre, sposai Arambam Somorendra , scrittore teatrale e pioniere del movimento degli anni ‘60.

 

Dopo essere diventata madre, iniziai a scrivere. Poco a poco, mi ritrovai a scrivere articoli sul Macha Leima, il giornale trimestrale della nostra organizzazione. Scrivere mi diede la possibilità di esplorare la mente del mio popolo. Volevo andare più a fondo. Così, ripresi la mitologia, il mio sogno nel cassetto ai tempi del college. Nel frattempo, seguendo il suggerimento del nostro editore, iniziai a pubblicare le mie poesie sul nostro giornale usando lo pseudonimo, “Memchoubi” un soprannome che proviene dalla mia casa paterna.

Il mio primo libro di poesie “Nonggoubi” fu pubblicato nel 1984. La Naharol Sahitya Premi Samiti, una delle più importanti organizzazioni letterarie, mi invitò a diventare membro dell’associazione. Nel 1989, divenni l’editrice del giornale.

 

Scrivevo poesie per poter esprimere me stessa nelle parole, così come il respirare sta alla vita. Ma non avevo nessuna certezza o ambizione di diventare una poetessa. Dopo la pubblicazione di “Nonggoubi”, non mi sono più voltata indietro. Davanti a me si aprì un nuova possibilità - la possibilità di scrivere e imparare di più. Dopo un periodo di circa sette anni, andai a studiare all’università di Manipour e nel 1997 terminai il mio dottorato. Nel frattempo nel 1993 diventai presidente dell’organizzazione MACHA LEIMA.

 

Come assistente sociale e scrittrice negli ultimi 30 anni sono stata testimone delle molte minacce e intimidazioni subite dal mio popolo. Mi sono ritrovata tra masse di giovani colpiti da ansia con poche speranze per il loro futuro. Mentre il movimento giovanile che esprime insoddisfazione nei confronti del sistema attuale fa dei passi avanti, noi soffriamo sempre di più a causa delle atrocità causate dalle armi.

Ma la lotta continua.

 

 

 

 

 

 

IL MIO POPOLO: I MEITEI

 

Nella zona Nord orientale dell’India, lungo la regione sub-himalayana, vivono da sempre molti popoli indigeni. Tra di loro vi sono anche i Meitei. I Meitei vivono in Bangladesh, Birmania, India e altre parti del mondo. Ma la maggior parte vive nella valle di Manipur, che è uno stato situato tra la Birmania e l’India.

 

Nel mito della creazione Meitei, c’è la storia di una coppia. Leima o Capo Lainaotabi e Chingkhong Poireiton, un giovane proveniente dalla tribù Poirei. Si tratta di due personaggi storici mitizzati che si credeva provenissero, assieme ad un gran numero di persone del loro popolo, dalle regioni sotterranee.

 

La società della tribù di Lainaotabi e Chingkhong Poireiton seguiva un sistema patriarcale. Laisana (o Laisara), sorella di Chingkhong Poireiton, si sposò con Nongda Lairen Pakhangba e da questa tribù sorse un regno conosciuto con il nome di Poirei. I Poirei erano gli antenati dei Meitei, ed erano conosciuti dalle altre tribù con il nome di Mei-Tai o Meitei. Letteralmente “Mei” significa fuoco e “Tai” significa uomo, così si pensa che i Poirei siano stati i primi a portare il fuoco nella regione, oppure che fossero adoratori del fuoco. Ad Andro, un villaggio al limite orientale della valle di Manipur, si può ancora trovare un focolare acceso che si crede sia stato portato dai Poirei. Successivamente i Poirei presero il nome di Meitei o Mei-Tai. Laisara, a capo del Kuchu (carica o ufficio amministrativo), insieme con altre nove donne Phamdou (o ministri), governava collettivamente i Meitei. Queste donne erano conosciute con il nome di Laisara Pham.

 

Meidingu Nongda Lairen Pakhangba istituì tra i Meitei la società patriarcale. Il significato letterale di Pakhangba è “colui che conosce suo padre”. Dopo di lui i Meitei iniziarono a riconoscere la discendenza da parte di padre. Inoltre egli costituì un altro Kuchu, composto da nove Phamdou (o ministri). Era un tribunale militare che aveva il compito di controllare i canali che portavano l’acqua ed il sistema di drenaggio. La civiltà Meitei si basava sulla coltivazione del riso. Bisognava occupare e controllare i fiumi che scorrevano nella valle di Manipur, come ad esempio il Turei Achouba (Imphal), l’Iril, il Nambul, il Thoubal, il Kongba, e così via. Lasciavano però che i fiumi restassero larghi abbastanza in modo da permettere la navigazione di canoe in tempo di guerra. I fiumi erano il principale mezzo di comunicazione, di trasporto, di attacco e di difesa durante le guerre. Per questo i Meitei erano soliti allargare o deviare artificialmente il loro corso.

 

I discendenti di Meidingu Pakhanba regnarono per circa un secolo e mezzo. Erano guerrieri abili e coraggiosi alla stregua dei Samurai giapponesi. I guerrieri Meitei erano conosciuti per essere abili cavalieri e la cultura del cavallo aveva qui una lunga tradizione. Per questo Manipur viene considerata la patria dell'odierno sport del Polo. I Meitei dovettero affrontare molte battaglie contro le tribù loro confinanti per proteggere la loro patria. Una situazione di questo tipo portò alla creazione di una disciplina di arti marziali molto dura, che è conosciuta con il nome di Huiyen Lanlong (arte della guerra).

 

Manipur si trova lungo la meno conosciuta via meridionale della seta, che nel mondo antico era un’importante rotta di scambi commerciali e culturali tra la Cina e le regioni confinanti. Questa via commerciale, attiva da 2000 anni, perse importanza a partire dalla caduta della dinastia Tang nel 906 D.C.: essa portava da Chengdu nello Sichuan, attraverso lo Yunnan, sino alla Birmania ed all’India. La via commerciale che passava da Manipur portava sino a Patna in India, a Taksila in Pakistan, a Kabul in Afghanistan, e terminava a Maru in Russia, dove si incontrava con la grande via settentrionale della seta. Molte correnti culturali provenienti da luoghi diversi si incrociavano nella valle di Manipur. Il Buddismo si diffuse dall’India fino all’Asia orientale passando per Manipur. Anche l'Islam raggiunse Manipur. La cultura Meitei era sufficientemente forte da difendersi dalle intrusioni di queste potenti religioni. D’altro canto era anche in grado di assimilare da queste culture ciò di cui aveva bisogno per arricchirsi.

 

Nella prima metà del primo secolo D.C., sulle rive del fiume Imphal, sorse il nucleo della civiltà Meitei: fiorì  un potente regno che divenne una minaccia per la vicina Birmania:

 

“Nel 1635, i sovrani Birmani spostarono la capitale ad Ava. Il secolo seguente portò con sé una serie di disordini con gli Shans, i Cinesi, i Tailandesi, i Mongoli e con il confine indiano dello stato di Manipur.”(Aung San Suu Kyi, 1985)

 

Nei tempi antichi, Manipur era conosciuta con diversi nomi. Il governo britannico dell’India si riferiva a Manipur con il nome di Meckley, i Bengalesi e gli Ahom la chiamavano Magalu, e dai Kassari era conosciuta come Mogalai. Gli stati al confine orientale chiamavano Manipur, Kathe oppure Kate, e gli Shani venivano chiamati Kassy. I Meitei chiamavano i Cinesi Khagee, i Birmani Awa, gli Shans Pong, gli Assamesi Tekhou e i Tripuri Takhel.

 

I confini di Manipur non sono mai stati come quelli dell'attuale stato membro dell’Unione Indiana, a nord il confine era segnato dal fiume Brahmaputra nell’Assam -

 

                “Le miniere d’oro sulle rive del fiume Brahmaputra nel territorio Meckley”

("Notes on Early History of Manipur" scritto da A.F.M. Abdul Ali, archivista del governo indiano, Calcutta, 1923:7)

 

Il confine orientale è sempre stato oltre il fiume Ningthee (Khyendwen o Chindwin), ora parte della Birmania, e nella zona occidentale Manipur si estendeva fino alla valle di Cachar -

 

“L’estensione dei territori di Manipur è cambiata più di una volta a seconda delle fortune dei loro principi. Estendendosi spesso per tre o quattro giorni di cammino oltre il Ningthee o il fiume Khyendwen e ad ovest delle pianure di Cachar.”

(Capitano R.E.Pemberton, "Eastern Frontier of British India", 1835:20)

 

Nella storia di Manipur il massimo splendore si raggiunse durante il regno di Meidingu Pamheiba (1709-1751). Purttroppo questo fu anche il re che pose le basi per il conflitto che portò al declino dello stato indigeno. Infatti obbligò i suoi sudditi a convertirsi all’induismo - una setta Bengalese -introdusse il “suttee” [l'usanza della vedova di bruciare sul rogo del marito] ed i “matrimoni tra bambini”. Bandì l’accademia delle Maibi o sciamane (Maibi Loishang), che apparteneva all’antico sistema di credenze della tradizione matriarcale, e l’accademia di studiosi e archivisti (Maiba Loishang) che conservavano i documenti, la genealogia, e scrivevano trattati e saggi tecnico-scientifici. Questo re ordinò anche di bruciare quasi tutti i libri legati alla religione indigena, al culto della dea madre e al dio padre cielo.

 

Mayengbam Chanu Paikhu Langhabi, regina e moglie di Meidingu Pamheiba complottò contro il re e, con l’aiuto di altre persone contrarie alla nuova religione, riuscì a cacciare il re e poi ad ucciderlo. Ma Meidingu Pamheiba aveva distrutto il sistema matriarcale su cui si fondava la società Meitei che non poté più essere ristabilito. I Meitei furono soggetti a lotte intestine a causa dell'impatto psicologico dovuto alla distruzione violenta delle antiche accademie e degli studiosi. L’improvviso cambiamento di religione, di stile di vita e la lotta per la supremazia dei gruppi di potere indebolirono i Meitei.

 

Dopo il regno di Meidingu Pamheiba non vi fu pace per almeno dieci anni. Alla fine l’elite indù ebbe la meglio e proclamò re Meidingu Chingthangkhoma (conosciuto anche con il nome indù di Rajarshri Bheigyachandra). Il nuovo sovrano si preoccupò di costruire un regno che seguiva in tutto e per tutto la religione indù. Creò il Ras-Leela, una forma di danza religiosa indù basata sulle celebrazioni degli antichi rituali ancestrali Meitei conosciuti con il nome di Lai Haraoba, che erano state creati dalle Maibis. Ed ora il Ras-Leela è conosciuto in tutto il mondo come una delle classiche danze indiane. Dopo il suo regno, dal 1819 al 1826, i territori Meitei caddero nelle mani della Birmania, e ciò fu la causa di una diaspora mai dimenticata. I Meitei oggi ricordano e commemorano questo periodo della loro storia come la devastazione dei “sette anni” (Chahi Tarei Khuntaakpa).

 

Meidingu Chingthangkhomba fu il primo re Meitei che chiese aiuto ad altre grosse potenze della regione, come ad esempio la Compagnia Britannica delle Indie orientali, per difendere Manipur dalla Birmania. Stipulò anche un trattato con la Compagnia delle Indie orientali, che non fu mai attuato. Durante l’occupazione birmana, si distinse un nuovo re. Era il coraggioso Meidingu Chinglen Nongdren Khomba (conosciuto anche con il nome di Gambhir Singh). Con l’aiuto degli Inglesi, lui e suo cugino Narsingh, altro guerriero abile e coraggioso, non solo riscattarono le terre ancestrali dei Meitei, ma riuscirono anche a respingere i Birmani oltre il fiume Neengthee, antico confine orientale della terra Meitei. Ma a causa della richiesta d’aiuto da parte della Compagnia Britannica delle Indie orientali come alleato degli Inglesi, che stavano subendo sconfitte per mano dei Birmani nella guerra Anglo-Birmana (1824-1826), Meidingu Chinglen Nongdren Khomba fu obbligato ad accettare le condizioni del trattato di Yandaboo (1826) stipulato tra gli Inglesi ed i Birmani. Secondo quel trattato, che non considerava i Meitei,  Manipur cedeva la valle di Kabaw (situata sul lato occidentale del fiume Ninghtee) alla Birmania, a condizione che Manipur ricevesse un tributo annuale di 500 Lupa Tanga (pezzi d’argento) sino alla restituzione del territorio.

 

Manipur non poté sfuggire alla morsa dell’impero britannico, venne sconfitta nella guerra del 1891 e cadde sotto l’amministrazione inglese. Il governo britannico riuscì a ridurre ulteriormente i territori di Manipur, quando si appropriò della valle di Cachar. L’attuale territorio di circa 22.000 chilometri quadrati è il risultato di queste usurpazioni da parte degli Inglesi. Oggi Manipur consta di circa un terzo dei suoi territori ancestrali originali.

 

Dal 1942, Manipur diventò teatro degli scontri della seconda guerra mondiale. Sostenne l’urto degli attacchi giapponesi, e le battaglie tra Giapponesi e gli eserciti alleati. Questo ebbe un ulteriore peso sulla disgregazione politica, sociale, economica e culturale.

 

Il 14 agosto 1947 gli Inglesi abbandonarono Manipur, che riottenne l’antico stato d’indipendenza come altri paesi dell’Asia meridionale. Dopo 56 anni di dominazione coloniale, la bandiera del drago sventolava libera nei suoi cieli. Manipur, consapevole dei cambiamenti, promulgò in quello stesso anno una costituzione, dando al re il ruolo di monarca costituzionale. Le prime elezioni si tennero con tutti gli adulti aventi diritto di voto, e portarono alla costituzione di un’assemblea di rappresentanti eletti dal popolo. Mentre Manipur si stava riprendendo dai disastri causati dalla seconda guerra mondiale, si vollero mantenere  relazioni amichevoli con in governo indiano che era subentrato e che unificò gli stati indigeni dell’India. Il monarca costituzionale fu costretto a firmare un accordo di fusione con l’Unione Indiana.

 

Il governo Indiano, dopo l’accordo di fusione, fece di Manipur e della parte “C” uno stato della nuova costituzione indiana, sciolse l’assemblea che era stata eletta e il consiglio dei ministri, ed inviò un commissario per amministrare l’intero stato. Questo aggravò ulteriormente il malcontento tra la gente di Manipur, che si mobilitò contro il governo indiano, il quale costituì un consiglio territoriale, ritenuto comunque insufficiente.

 

Agli inizi degli anni ’50, dopo la firma dell’accordo di fusione, che rese Manipur formalmente e definitivamente un territorio facente parte dell’India, il consiglio nazionale di Naga sferrò un attacco armato per la lotta al diritto di sovranità del popolo Naga, nelle vicine colline di Naga. che erano sotto l’amministrazione del governo di Assam. Nel 1963, per circoscrivere questo movimento, il governo Indiano concesse alle colline di Naga lo status di nazione a tutti gli effetti, mentre Manipur rimaneva un territorio dell’Unione. Solo nel 1971, dopo continue agitazioni e proteste violente, fu concesso a Manipur lo status di nazione a tutti gli effetti.

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Comunque, nonostante tutti questi cambiamenti, le giovani generazioni non erano soddisfatte. Lo stato si era trovato coinvolto in una situazione di conflitto armato, con un bilancio negativo in termini di vite umane e di sofferenza, ed intanto il popolo lottava per tirare avanti - in un costante stato di ansia  per tutto il tempo - un tempo di compromessi quotidiani con la sorte.

 

I Meitei ed altre 29 tribù di Manipur, così come altre popolazioni del sud est asiatico e dell’estremo oriente, presentano tratti somatici mongoli. Il Meiteilon, la lingua parlata dai Meitei (lingua Maninpuri), appartiene al ceppo linguistico Tibeto-Birmano di questa regione dell’Asia. I Meitei possiedono una lunga tradizione letteraria orale, formata da canti rituali, ballate, racconti, annali, proverbi, indovinelli e rime, che viene tramandata ancora oggi. Durante il regno di Meidingu Chandrakriti (1850-1886), i nostri menestrelli riuscirono a creare collettivamente un poema epico basato sulla leggenda di Khamba-Thoibi, che venne poi trascritto dal poeta Hijam Anganghal (1892-1943). I Meitei hanno una loro scrittura, ed iniziarono a registrare gli annali, le genealogie e la letteratura religiosa sin dal regno di Meidingu Khagemba (1597-1652). Tuttavia la letteratura moderna iniziò ad essere stampata durante la dominazione britannica (1891-1947).

 

Attualmente i Meitei hanno iniziato ad indossare abiti europei. Però, in casa e durante il lavoro nei campi, gli uomini indossano ancora il khudei, un taglio di stoffa di cotone filato in casa a strisce incrociate o in tinta unita, che viene indossato con un nodo alla vita. Sotto solitamente portano una maglietta o una canottiera. Durante le celebrazioni o le occasioni ufficiali, si vestono in bianco secondo lo stile dei gentiluomini bengalesi. Le nostre donne si vestono come le donne del sud est asiatico e dello Yunnan in Cina. L’abito viene fatto passare appena sotto l’ascella o alla vita fino alla caviglia, e si chiama  phanek, con una camicetta o un telo che si chiama innaphi. Il phanek può essere a strisce di colori classici, con motivi tradizionali ricamati raffiguranti delle api, sopra e sotto l’orlo, oppure a tinta unita con tanti colori. Anche l’innaphi si può trovare in diversi colorai con motivi tradizionali.

 

I Meitei praticano l'induismo solo nominalmente, di fatto in ogni casa sono venerati l’ancestrale dea madre e il dio padre. Osservano molti rituali religiosi come il Lai Haraoba, il Saroi Khangba, il Sajibu Chiraoba, ecc. Il Lai Haraoba, un rituale della fertilità, viene celebrato in ogni paesino o villaggio presso i reliquiari degli antenati o delle divinità protettrici, all’inizio della stagione dei monsoni. In un rituale come questo, con l’aiuto della danza e del canto, gli esseri umani si uniscono alle forze sovrannaturali per la continuazione della vita.

 

Durante il mese di Lamta (che corrisponde a febbraio-marzo), l’ultimo mese del calendario Meitei, la gente esegue il rituale dello Saroi Khangba per placare gli spiriti maligni o le forze negative della natura, al fine di proteggere la comunità dalla morte prematura. Il Sajibu Chiraoba, o capodanno Meitei, viene celebrato il primo giorno di Sajibu (marzo-aprile), mangiando insieme e facendo regali ai parenti più stretti e agli anziani. Durante il giorno, fa parte del rituale anche onorare gli antenati defunti, i cui reliquiari si trovano in cima alle colline.

 

Le principali fonti di nutrimento per i Meitei sono il riso ed il pesce, insieme con un gran numero di frutti tropicali, erbe e verdure, compresi i germogli di bambù ed i peperoni. Inoltre distillano diversi tipi di birre di riso e preparano delle bevande alla frutta e cibi fermentati.

 

I Meitei hanno una cura particolare delle madri incinte e dei bambini. Esistono molti tabù legati al comportamento prima durante e dopo la nascita del bambino. I Meitei sono famosi per avere un tasso di mortalità infantile molto basso. Le nonne e le madri si assumono la responsabilità della salute e dell’educazione dei bambini mantenendo questi tabù e raccontando fiabe e filastrocche.

 

L’induismo non riuscì a sradicare completamente la maggior parte delle istituzioni matriarcali. Da sempre le donne Meitei occupano e controllano il mercato, e sono le maggiori produttrici di cibo. Sono esperte nuotatrici e sanno pilotare una canoa. Utilizzavano i fiumi per trasportare la merce. Dopo l’annessione di Manipur all’India, l’economia ed il mercato vennero progressivamente monopolizzati da società commerciali e da uomini d’affari dell’India continentale. Ma le donne Meitei stanno lottando per mantenere il tradizionale controllo del mercato, e ancora oggi occupano un posto centrale nei mercati.

 

Negli ultimi cinquanta anni, tutte le istituzioni culturali, religiose, educative, politiche indigene sono cadute in disgrazia. Grazie all’instancabile resistenza delle donne Meitei, la situazione è un po’ migliorata, ma il violento attacco della cultura dominante continua.