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![]() Analisi economiche ed emozioni forti. Resoconti omertosi di due viaggiatori europei in Brasile in solidarietà e collaborazione col Movimento Trabalhadores Rurais Sem Terra
Le presenti pagine raccolgono letterine elettroniche che sono comparse, oltre che nelle elettrocaselle postali di varii compagni di collettivi politici ed internazionalisti di Bologna, nella mailing list [email protected], nel periodo che va dal luglio al settembre dellanno 2000, con qualche strascico più ottobrino. Questa lista è gestita dal Comitato di Appoggio allMST di Roma, ed ha per obbiettivo la diffusione, lorganizzazione, ed il coordinamento dei tanti Comitati di Appoggio allMST che vanno nascendo in tutta Italia, e la circolazione delle loro proposte e dei loro materiali. I compagni del comitato romano gestiscono inoltre una tra le fonti di documentazione più ricche sul Movimento: la pagina http://www.citinv.it/associazioni/MST/, in cui compaiono molti articoli tradotti in italiano, ed informazioni aggiornate sulla situazione brasiliana e sui progetti di appoggio ora in funzione. Altra fonte ricchissima ed utilissima è quella ufficiale del MST, in portoghese: www.mst.ogr.br. Informazioni sullMST cominciano a trovar posto anche nei siti tradizionali dei compagni controinformatori digitalizzati, come www.peacelink.it, www.tmcrew.org, www.ecn.org , per citare solo quelli italiani. E poi girano ciclostilati e tomi anche nella nostra lingua, grazie agli sforzi di tanti simpatizzanti. Circolano in varii paesi dEuropa tanti strumenti utili a documentarsi sul Movimento, informarsi via via sulla situazione, e persino militare in favore di questi compagni che in Brasile stanno costruendo una concreta alternativa alla disperazione in cui il capitalismo più spregiudicato e liberista tenta di piombare le masse di tutto il mondo. Lefficacia della loro prassi fa crescere linteresse internazionale, per farlo uscire dalla solita cerchia di militanti internazionalisti sfegatati, che da sempre seguon tutto, e che calano di numero ad ogni inverno. Non è cosa da poco per noi, compagni europei, che al capitalismo trionfante rischiamo di abituarci, e considerarlo naturale, vedere che cè chi riesce a combatterlo anche negli aspetti più strutturali e nei meccanismi più fondamentali, cui noi, in realtà, abbiamo smesso di muovere critiche di un qualche peso. La libertà di possedere terra a volontà, di maneggiare fabbriche e strumenti di produzione come meglio si desidera, di orientare la gestione di grandi impianti produttivi al solo profitto dei proprietarii, prescindendo dalle conseguenze sulla collettività lavoratrice e consumatrice, son cose che ai liberisti sembrano ovvie ed antiche, sacrosanti pilastri della mostruosa società che si sforzano di costruire. Il problema è che sembrano indiscutibili anche a tanti compagni, dopo che il Muro è caduto, i progetti di cambiamento sono stati bollati per utopia, i maroni sono andati in muffa, e questo, e quello, e i sessantottini channo la cravatta e le Nike, eccetera. Come se calar le braghe fosse conseguenza di leggi fisiche universali. Produrre e funzionare solo per chi paga, avvilire la società ed i suoi contratti a misero rapporto commerciale di Conferimento beni - Erogazione servizii per chi produce ricchezza in modo adeguato, escludere grandi masse dai processi di produzione e dal godimento dei prodotti, riservando condizioni degne solo ad una oligarchia, gestire le città e gli stati come si gestisce la Coop., ridurre la formazione umana e leducazione ai soli fini superspecialistici di riproduzione della società classista, pervertire alla mercatanzia ed uccidere cittadinanza, umanità, cultura, creatività, morale, etica, natura, sentimento, lavoro, bisogni, consumi, patria, religione, cucina, artigianato, sport, estetica, e tante altre cose, per dare vita ad unumanità imbecille ed in vendita, che nel tempo libero affolli i centri commerciali e parli dei brufoli di Ronaldo e di Padre Pio, mai di rivoluzione o di cose di un qualche spessore culturale: ecco ciò che il Potere, maiuscolato in gloria, sta facendo a noi tutti, in tutto il pianeta, qui con mezzi violentissimi ed eclatanti, là con astuzie e processi lenti e subdoli. Il caso dellItalia è più quello dellastuzia, pur con alcune sfumature violente. Ci faranno bovi pian piano. Prevalgono, in Italia, il torpore e lisolamento, e si diffonde listituzionalizzazione denaturante del dissenso o la sua cancellazione. Si pensi alla proposta degli scioperi virtuali, si consideri il ruolo dei grandi sindacati, si osservi la condotta politica di Rifondazione Comunista, si ricordi la fine che fa la maggior parte dei collettivi super-extra-alterno-sinistro-turbo-antagonisti al limone, i cui aderenti spesso non esitano a dar del borghese integrato a chi azzecchi un congiuntivo, nella gloriosa stagione di loro estetica e scarmigliata gioventù, e che poi ritroviamo, passato un lustro, a servire di gran buon animo gli interessi e le potenze già contestate, in delirio autoreferenziale, arrivista, individuale, intimista, reazionario e borghese. Quanto male fa oggi contar cravatte, quanto venale dimostrano lumanità, compagna o meno. Ma del resto "se non cè zelta?" Ecco perché fa molto bene che si sappia che la "zelta" cè, che cè al mondo qualcosa di molto diverso. Cè la Rivoluzione in Colombia, cè la realtà di Cuba, cè ancora un certo numero di paesi in cui regimi e guerriglie, movimenti di lotta comunisti o comunque progressisti, stanno portando avanti un discorso molto diverso e progetti di liberazione umana. Nella fase critica in cui stiamo entrando, in cui dovremo scegliere se morire nella barbarie o costruire un mondo di uomini sazii, liberi, giusti, ecoconsapevoli, e forse felici, è importante non cadere nellinganno che il Capitale ci tende, tentando di convincerci di essere lunica alternativa, lunico destino, di merda profusa, per unumanità necessariamente sofferente, afflitta da mali curabilissimi, e divisa in classi. Esiste da quindici anni un vasto Movimento che organizza in Brasile espropriazioni di terre e occupazioni di tenute, che protesta di fronte alle banche ed ai palazzi del potere, che lotta per ottenere i fondi ed i mezzi di cui le masse hanno bisogno per produrre, e tutti i servizii che qui la "sinistra" plurivirgolettata si sta svendendo, sia che governi, sia che opposizioni, sia che "appoggi criticamente". E mentre qui ogni giorno che passa ci levano qualche conquista, ottenuta in un periodo dipinto come follia storica ora mondata, là i compagni stanno ottenendo la liberazione e costruiscono le basi per il famoso mondo nuovo, in cui le persone siano persone, e non bovi da lavoro o tòcchi di carnazza. Ce la fanno sul serio. Il Brasile è un paese immenso e strano, con tratti grotteschi o barocchi, e situazioni tragiche, ma per gran parte dellumanità sofferente potrebbe essere una nuova patria simbolica, oggetto di speranze di liberazione. Nello stato in cui è oggi, col regime che vi impera, può per molti aspetti apparire come il futuro di molte situazioni che troviamo nei paesi europei, e può darci idea dei guai che ci attendono se ad esempio le privatizzazioni, le università a numero chiuso ed i corollarii loro andranno avanti. Anche il Brasile, come classicamente si dice del Cile, è un grande laboratorio capitalista, in cui i grandi poteri del mondo doggi sperimentano le politiche ed i provvedimenti utili ai bassi fini loro, per poi, se danno esito, diffonderli per il pianeta. Ecco un altro motivo per tener docchio quanto vi accade, e tentare di coglierne fino ai dettagli più significativi: capire i meccanismi in anticipo potrebbe servire come vaccino contro certi mali. Nato come colonia da un finto incidente navale (la scoperta ufficialmente casuale da parte del portoghese Cabral), nasce come nazione con un atto eroico-intestinale di rifiuto, ad opera di un imperatore che aveva problemi con lambiente di casa sua e che volle rimanere in questo lussureggiante asilo. Fu teatro dello sterminio degli Indios, veri legittimi residenti, della tratta degli schiavi, della loro liberazione truffaldina, dello sfruttamento delle masse immigrate del proletariato europeo, delle repressioni sanguinose, ma anche del meticciamento di razze e culture, della creatività, nonché della contestazione profondissima ai sistemi di oppressione, della sperimentazione sociale. Pochi paesi vantano una così varia storia di movimenti a vario titolo rivoluzionarii, talora con sfumature millenaristiche, o di esperimenti sociali, come le colonie fondate da Pedro II. È una storia che nelle nostre scuole non si racconta in grandi particolari, e che invece darebbe ai compagni molti spunti interessanti. Due dittature populiste hanno segnato lingresso del Brasile contemporaneo sulla scena internazionale, alla ricerca di un prestigio che solo dopo profondi mutamenti sociali potrà esser meritatamente raggiunto. Entrambe, dittature strane ai nostri occhi, con personaggi come Getulio Vargas, dallo stile accomodante e simpatico, nonostante il carattere sanguinario ed antiproletario del suo dominio. E anche laltra, dittatura militare senza un dittatore, ancor più sanguinaria e repressiva della precedente: eliminò gran parte dei comunisti e dei religiosi, ebbe un rapporto ostile con questa strana Chiesa compagna, più vicina al Vangelo che al Vaticano, ma cadde solo per una crisi interna delloligarchia. La continuità con le dittature, che ancora oggi son chiamate "Revoluções", e che in Europa abbiamo bellamente ignorato, figurandoci il Brasile come paese da sogno o da granturismo, spiega gran parte dei fenomeni politici e sociali che vi han luogo oggi. Dallepoca dittatoriale, pur con alterne vicende, un blocco di potere piuttosto compatto ne impedisce lo sviluppo, e mantiene, dietro una maschera di democrazia e rinnovamento, progresso e tecnologia, situazioni che rimandano al medio evo, in cui troppa gente è tragicamente afflitta da mali risolubilissimi, se solo ci fosse la volontà di risolvere. Stiamo parlando di fame, quella schietta senza scuse, di esclusione da servizii sociali, istruzione, e ciclo produttivo, di spreco di risorse ed energie, di inquinamento, di subordinazione assoluta ai capricci del mercato internazionale e alla finanza, di colonialismo sostanziale da parte delle grandi potenze industriali e commerciali (tra cui lItalia, per grandi fette), di arretratezza delle forme politiche, e di populismo. Tutte cose contro cui il Popolo si è organizzato, proponendo soluzioni semplici e efficaci, prima di tutte per la questione dellaccesso ai mezzi di sussistenza. Se la Riforma agraria avrà luogo, con le risorse umane e naturali di cui il paese abbonda, diverrà presto un luogo ricco e florido, con abitanti sazii, istruiti, consci del loro ruolo, e compagni. Diverrà un paradiso, e credo un paradiso di tipo socialista. Almeno queste sono le promesse. Per quel che riguarda me, militante comunista e dissidente rifondarolo in quel di Bologna, sono stato invitato al IV Congresso dellMST dalla compagna Evelaine della Direzione Nazionale di quel Movimento, che già conoscevo da un precedente viaggio. Ufficialmente avrei rappresentato il Comitato Internazionalista Arco-Iris, ma potevo portare anche la solidarietà di Rifondazione Comunista, federazione di Bologna. Avevo una conoscenza piuttosto superficiale del Movimento e della situazione brasiliana, benché linterdipendenza dei problemi sudamericani e mondiali mi avesse già portato a studiare qualcosa. Ho colto loccasione per documentarmi un po ed organizzare un viaggio ben più lungo dello stretto necessario, molto più del periodo congressuale, che mi portasse a vedere per benino tutto il possibile. Vedere, capire e poi relazionare ai compagni, ché questo è poi il dovere di chi ha occasione di avvicinare cose strane. Il tempo mi è volato tra esperienze meravigliose. Poi le persone stupende che ho avuto modo di conoscere, lospitalità incredibile di quel popolo, e le cose meravigliose che ho trovato in giro per le città e le campagne mi hanno spinto a prolungare il soggiorno. Ho fatto cose bellissime, che non avevo preventivato, e mi sono state offerte possibilità che non avrei neppure immaginato. Che viaggio! Poi ci si è messa anche la matematica, che è il mio passatempo ufficiale, e dopo anche gli organi interni. Insomma: ho creato legami politici ed emotivi che mi riporteranno quanto prima a ripetere lesperienza. Si è poi convinta a partecipare alla cosa anche una compagna fotografa, Alessandra, per documentare il Congresso, le varie fasi della conquista della terra e le realizzazioni del Movimento. E giunta a Brasilia, ha visto e fotografato in lungo e in largo tutto il visibile ed oggi abbiamo una sporta pesissima di diapositive bellissime, che spero saranno utili per comunicare agli Emiliani, e a tutti i compagni con cui riusciremo ad avere a che fare, lentusiasmo che abbiamo provato noi. Inoltre abbiamo lavorato alledizione italiana del film "una Lotta di Tutti" che spiega benissimo tante delle cose che abbiamo imparato e che ci hanno mostrato e raccontato. Questo sarà uno strumento formidabile per il Comitato Bolognese di appoggio allMST. Le lettere che spedivo avevano lo scopo di moltiplicare negli altri i sentimenti di simpatia e ammirazione che provavo nelle varie situazioni nei confronti del popolo brasiliano, e di far partecipare i compagni italiani alla mia esperienza, fornendo loro notizie di difficile reperibilità. Non solo politiche, del tipo che già si trova in rete, non solo emergenze o campagne da diffondere, ma anche cose più quotidiane, che facessero capire il tipo di vita ed il carattere del popolo brasiliano, ed del suo proletariato organizzato nel Movimento. Un carattere fondamentalmente ottimista e positivo, da cui abbiamo tanto da imparare. È un popolo che sta oggi costruendo una via rivoluzionaria, sorridendo dopo tanto soffrire, con determinazione, per le ragioni e con i metodi giusti. Grazie al computer sono rimasto in contatto costante con tutti, e molti compagni con le loro e-mail mi hanno dato, in viaggio, dritte e notizie molto utili. Quelli della lista li avevo conosciuti solo via cavo, pochi giorni prima della partenza, ma si sono rivelati degli amici preziosi e dei compagni. Mentre ero là mi ha scritto anche il compagno Luca di Treviso, sempre col benedetto macchinario di internet. Anche lui diretto in Brasile, con un itinerario diverso dal mio. Io sono stato nello stato di S. Paolo, che ho girato ben bene, e nel Paranà, con capatine a Brasilia, per il Congresso, e in Rio Grande do Sul. Luca invece ha girato per Baia. Si tratta di situazioni molto differenti, il nord essendo molto più povero e presentando problemi più tipici del sottosviluppo classico, mentre il sud è più ricco ed industrializzato, ed ha caratteristiche per certi versi più europee. Limmigrazione nei due contesti è stata molto diversa, e dunque oggi abbiamo grandi differenze culturali. Anche le lotte e latteggiamento delle istituzioni sono molto diversi. Da ciò lidea di presentare insieme le nostre testimonianze, nella speranza che i compagni ne traggano argomenti ed entusiasmo. È chiaro che ci sarebbero molte altre cose da documentare, magari con più metodo di quel che abbiamo potuto fare noi, ma del resto il Brasile è tanto complesso e tanto grande che mancherebbe comunque qualche pezzo. Il resto ai prossimi viaggi. Ricordo inoltre che una gran messe di materiale è a disposizione nei siti sopra citati. Tutto il materiale è assolutamente a disposizione per prelevamenti, diffusioni, uso qualechessia, purché con finalità compagne.
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