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>Date: Mon, 07 Aug 2000 16:51:55 -0700
>From: "maria nina posadinu" <[email protected]>

Per fortuna San Cristobal ci ha accolto abbracciandoci con un'aria meno gelida del solito, anzi, quasi tiepida, protettiva, e ci siamo lasciati avvolgere con piacere.

Sono rientrata con i due giovani baschi dopo un lungo e avventuroso viaggio durato dalle cinque del mattino alle nove di sera, digiuni e tartassati dai numerosi interrogatori ai posti di blocco, sia militari che della polizia migratoria, con le gambe divorate dagli insetti. Ho conosciuto personalmente i distaccamenti del VII reg. Militare di cui vi ho parlato a proposito del "Plano Biosfera 2000": ci hanno schedati e fotografati, ma anch'io li ho fotografati abbondantemente e spero di poterveli mostrare domani.

Ho potuto vedere e fotografare quali sono gli strumenti che usano per la riforestazione della Selva Lacandona: lanciagranate, lanciabengala, lanciagas, mitragliatrice ecc.

La Realidad e' un villaggio costruito lungo un fiume, pulito, dalle case un po piu' elaborate di quelle di Polho, con dei portici, sempre di legno, ma verniciato, con fiori piantati davanti alle case. Piove anche qui violentemente ma il terreno e' un po' piu' sabbioso ed il fango che si crea non e' esagerato, anche perche' un manto di folta erba ricopre tutte le superfici libere. Gli uomini si vestono in maglietta e jeans, come noi, ma le donne hanno un abbigliamento particolare. Qui portano un vestito lungo fino al ginoccho che si cuciono da sole a mano, per la maggior parte in tinta unita, di colori sgargianti come rosa, giallo arancio, viola, azzurro, e ci indossano sopra uno strano grembiule di un altro colore che da' loro un'aria molto elegante. Alcune ornano il vestito con del leggero pizzo bianco all'altezza del petto ma, a differenza di quelle conosciute finora, non indossano nulla di ricamato. Ricamano comunque moltissimo, delle specie di tovagliette per le tortillas e le vedi sempre sulla porta di casa operose, affacendate, e nelle pause pomeridiane cuciono a a mano i vestitini dei bambini. Ricamano, con una specie di punto catenella, uomini a cavallo con passamontagna e animali da cortile, e ci scrivono sempre qualche frase zapatista o inneggiante alla pace. Gli uomini vanno a raccogliere legna: tutti, compresi noi, cucinano a legna. Partono al mattino presto a cavallo o a piedi a coltivare la milpa e ritornano prima del tramonto.

Non c'e' energia elettrica. Lungo il fiume ci sono due punti specifici destinati al bagno delle donne e degli uomini, e per lavare i panni. Prima del tramonto sono tutti al fiume a lavarsi. Il primo giorno ho fatto un po' di resistenza, ma i giorni seguenti ho dovuto cedere a causa del forte caldo umido. Anch'io ho fatto il bagno al fiume, il fatto e' che non ci sono regole su dove fare il bagno ai cavalli, tutti i posti sono buoni per cui mentre ti lavi puoi ritrovarteli davanti come nulla. L'atmosfera sembra idilliaco/pastorale, se non fosse per un piccolo particolare: tutta questa gente pot

Da tre anni a questa parte li salva dagli assalti dei militari armati di tutto punto solo la presenza di internazionali come noi. Sembrava impossibile anche a me, se non mi fossi resa conto con i miei stessi occhi, ma grazie alla nostra presenza, che fungiamo da scudo umano e strumento di denuncia a livello internazionale, non veniamo attaccati. A noi non fanno nulla per timore di incidenti diplomatici, ma cercano di renderci difficile arrivarci, cercando di scoraggiarci con numerosi posti di blocco e facendoci un interrogatorio di terzo grado su dove andiamo, quanto abbiamo intenzione di restarci, copiando minuziosamente i dati dei nostri passaporti, e da me hanno voluto anche nome e indirizzo della scuola di Pistoia, fotografandoci, cercando di convincerci ad andare da un'altra parte. Questa volta dovevamo dire che andavamo ad una laguna, meta turistica che effettivamente si trovava in quella direzione, anche se ci sono strade piu' comode per arrivarci. "Ma non andateci, lo sapete che questa e' una zona molto pericolosa"... In fondo cercavano di essere gentili, tutti dicono che e' per via dei risultati elettorali; infatti non e' ancora chiaro che piega prende la cosa e non vogliono problemi a livello internazionale. Gli stessi che ci hanno interrogato, abbiamo poi avuto modo di vederli sfilarci davanti due volte al giorno, alcuni ci salutavano con la mano, pronunciando i nostri nomi, dicendo che ci avevano riconosciuto. Naturalmente sapevano che ci eravamo fermati li', visto che pochi chilometri fuori del paese c'e' un altro posto di blocco dove nessuno passa mai. Ci fotografavano, ma l'importante era non rendersi riconoscibili per non dargli prove. Insieme a noi c'era un gruppo di giovani universitari di Citta' del Messico: loro non si cammuffavano, tanto dicevano di essere super schedati e comunque di non rischiare l'espulsione in un altro paese.

Ecco come si presenta la situazione.
A La Realidad i militari passano a centinaia tutti i giorni, due volte al giorno, sulla strada che attraversa il villaggio proprio al centro, distribuiti su 15 o 17 mezzi, a seconda del momento: camionette, carri blindati e camion, su cui trasportano oltre a viveri, numerosi materiali da costruzione. Infatti mentre nel resto del paese si parla di smilitarizzazione, qui non fanno che costruire caserme.
Il nostro compito era di restare tutto il giorno a disposizione in uno spazio a noi destinato nei pressi dell'ingresso del villaggio che veniva per questo chiamato "Campamento civil por la paz", ed essere pronti, dalle sette del mattino in poi, non c'era orario. Una vedetta ci avvertiva in tempo "Los soldados!" e noi immediatamente ci precipitavamo a mascherarci nei modi piu' fantasiosi (proibiti i passamontagna neri) per non essere identificabili e correvamo ai nostri posti in due postazioni differenti, a nord e a sud. Chi contava i soldati, chi contava gli ufficiali, chi contava e classificava i mezzi, chi il tipo di armi e merci diverse trasportate, chi scattava le foto. Appena finivano di passarci davanti correvamo ad altre postazioni, dove si intravedeva una strada sulla montagna, per contare di nuovo i mezzi e vedere se passavano tutti, visto che a volte cercavano di nascondersi dopo una curva alla fine delle case.

La responsabile momentanea che era li' gia' da quattro settimane, una bellissima ragazza basca, si raccomandava che ci dividessimo equamente, raccontandoci che la settimana precedente, essendo gli stranieri pochi, si erano messi tutti solo in un punto all'inizio e subito i blindati ne avevano approfittato per cercare di sterzare ed entrare fra le case.

Le cose da raccontare sono cosi' tante che il cercare di metterle in ordine per essere comprensibile a chi deve solo immaginare la situazione a volte e' difficile.

Ora devo andare, continuero' domani.

Un salutone a tutti
Maria Nina