UNA "PACE" DESOLATA - I diritti umani sui Monti Nuba Sudan 1997
African Rights - agosto 1997

I. Gli antefatti



I Nuba sono vittime della loro situazione geografica. Sono un popolo nero, non-arabo, all'interno delle frontiere del Sudan del Nord, e abitano anche una delle aree più fertili dal punto di vista agricolo del paese. Così, i governi che si sono succeduti a Khartoum, mentre discriminavano queste popolazioni, bramavano anche di controllare le loro terre. I Nuba sono stati incoraggiati a migrare verso le città del Nord alla ricerca di lavoro come operai e servitori, mentre i mercanti agricoltori hanno espropriato vaste aree coltivabili, lasciando la gente dei villaggi nella povertà. La miriade di culture e di lingue Nuba, celebrate dal popolo Nuba e dagli etnografi che si sono occupati di loro, non sono state rispettate dalla cultura araba sudanese dominante: al contrario, i governi sudanesi hanno cercato di arabizzare e di islamizzare i Nuba. L'attuale governo del Fronte Islamico Nazionale (FIN) ha portato queste politiche di arabizzazione a livelli estremi.

Le Montagne Nuba sono state zone di guerra fin dal 1985, quando una incursione dell'SPLA ha provocato una violenta reazione militare da parte del governo di allora, che ha spinto, come conseguenza, molti giovani ad unirsi alla ribellione. Dal 1987 c'è stata una presenza permanente dell'SPLA nelle Montagne, nonostante i diversi assalti militari. L'offensiva più forte lanciata dal governo si è avuta nel 1992, a seguito della dichiarazione di una jihad (guerra santa), ma l'assalto potente, che includeva mezzi meccanici e forze aeree non è riuscito a smantellare la guerriglia nei Nuba. Da allora la politica del governo si è impegnata nello "strigliare" le aree rurali (cioè nel bruciare i villaggi) e nel creare un arcipelago di "campi di pace" attorno alle guarnigioni per la detenzione della popolazione fatta prigioniera.

Con questi mezzi, il governo spera di togliere all'SPLA il suo sostegno da parte della popolazione civile e di sconfiggere, così, la ribellione. La contro-insurrezione risponde anche agli obiettivi dell'ingegneria sociale di stampo totalitario: la strategia dei "capi di pace" mira a produrre una nuova identità Nuba in sintonia con i precetti del FIN e della "chiamata collettiva".

La situazione militare nel Sudan del Nord 1996/97

All'inizio del 1997 l'opposizione sudanese annunciava con orgoglio di aver portato la guerra nel Nord Sudan. In realtà, la guerra era presente nel Nord dal luglio 1985 e le forze dell'SPLA stazionavano nel Nord, sulle Montagne Nuba, dal 1987, .

In ogni caso non c'è facile accesso ai Monti Nuba dalle frontiere internazionali. La forze dell'SPLA in quell'area sono isolate, e di fatto spesso si chiedono se sono state dimenticate. Raramente vengono rifornite di armi, e gli ufficiali che fanno parte della quinta divisione dell'SPLA "New Kush" non hanno avuto promozioni per molti anni. Inoltre, nel dicembre 1995 l'Alto Comando dell'SPLA ha richiamato tutti gli ufficiali anziani ( dal grado di primo luogotenente in su) ai quartieri generali del Sud per una consultazione. Dato il tragico isolamento dei Monti Nuba ci sono voluti mesi, quando non anni, per alcuni di loro per tornare, lasciando così truppe di 6000 uomini nelle Montagne Nuba sotto il comando di luogotenenti in seconda per diversi mesi e senza ufficiali per molto più tempo. Per questi motivi pare che il governo abbia considerato le forze dell'SPLA nel Kordofan del Sud un obiettivo relativamente difficile.

Nel far questo il governo ha però sottostimato la determinazione e l'elasticità dei combattenti dell'SPLA e della gente Nuba, e fino a che punto le politiche abusive del governo hanno spinto la gente a ribellarsi.

All'inizio del 1996, in risposta alla minaccia militare da parte delle forze di opposizione nel Sudan dell'Est (Nilo Blu, Kassala e regione del Mar Rosso), il governo sudanese ha adottato un nuovo piano di guerra complessivo. La minaccia principale ora non viene dal Sud ma dall'Est e lì il governo ha deciso di concentrare le proprie forze dal 1996. Esso era pronto a ritirarsi da alcune zone del Sud, mantenedo il controllo soltanto sulle città principali, i pozzi di petrolio e la strada del Nilo verso Malakal. Questo significava cercare di tenere la principali forze dell'SPLA a sud del 9 parallelo (una linea che attraversa approssimativamente Malakal, Bentiu e Aweil), assestando un colpo definitivo alle forze ribelli a Nord di quella linea (sud del Nilo Blu, nord dell'Alto Nilo e Sud Kordofan) per poi concentrarsi sulla minaccia proveniente da Est.

Il governo contava sul fatto di poter neutralizzare la minaccia posta dalle principali forze dell'SPLA nel Sud, soprattutto dando sostegno a gruppi secessionisti e promuovendo ulteriori divisioni fra i ribelli. Il governo sperava anche che l'insistenza del Dott. John Garang, a che i suoi rivali politici interni si riunificassero secondo le sue proposte, avrebbe rimandato qualsiasi assestamento interno al movimento nel Sud. Questa aspettativa era giustificata e, nell'aprile 1996, il governo ha firmato una Carta Politica con il Movimento per l'Indipendenza del Sud Sudan (SSIM) e il gruppo dell'SPLA del Bahr el Ghazal. Dietro il linguaggio elevato, questo era di fatto un patto di difesa: le concessioni politiche del governo erano di facciata e ipotetiche ( e furono poi rinnegate nel giugno 1997).

Anche se il governo ha perso vaste aree dell'Equatoria e del Bhar el Ghazal, il suo obiettivo di guerra rimane intatto: mantenere le principali forze dell'SPLA a sud del nono parallelo.

Nel zona "di transizione" (fra il non e il dodicesimo parallelo a nord) il governo ha lanciato grandi offensive, ripetutamente, nella zona meridionale del Nilo Blu e nel Kordofan del Sud, e anche alcuni attacchi contro le forze dell'SPLA-UNited nella zona settentrionale dell'Alto Nilo. Il governo temeva che se le forze principali dell'SPLA nel Nilo Blu e nel Kordofan del Sud avessero iniziato a cooperare con l'SPLA-United, che si trovava racchiuso fra le due zone, avrebbe dovuto affrontare due fronti di guerra simultaneamente nel Nord.

Due dei suoi altri obiettivi strategici, garantire la sicurezza dei pozzi di petrolio nell'ALTO Nilo ed essere nella posizione di destabilizzare il confine Etiopico, sarebbero pure stati messi in pericolo dall'esistenza di tali fronti militari. Di fatto il governo non doveva preoccuparsi: John Garang e Lam Akol non erano comunque pronti per raggiungere un accordo. Nel frattempo, comunque, l'offensiva procedeva, catturando aree strategiche nel Kordofan del Sud e alcune parti delle aree controllate dall'SPLA-United nell'Alto Nilo. Si svolsero pesanti combattimenti nel sud del Nilo Blu ma le forze dell'SPLA non sono state fatte indietreggiare dall'area.

Come previsto, a quel punto il teatro principale degli scontri divenne il Sudan dell'Est, con fronti di guerra nella zona meridionale del Nilo Blu, a Kassala e nella regione del Mar Rosso. Le forze di opposizione nel Sudan dell'Est non furono sconfitte e spostate, ma il timore del governo di un collasso militare su quel fronte fu allontanata, almeno per un pò. Inoltre il governo riuscì ad utilizzare le forze del SSIM come reparto di assalto nei suoi attacchi contro le posizioni dell'SPLA nel sud del Nilo Blu, conservando le proprie principali forze del Nord per il fronte orientale.

Entro metà 1997 era chiaro che il governo non avrebbe potuto sconfiggere le forze di opposizione ad Est, almeno nella situazione che si era delineata. Piuttosto che sprecare le proprie risorse militari in futili attacchi, sembra che il governo sia ora concentrato nel contenimento di un'ulteriore espansione dell'opposizione, mantendo le forze principali a difesa delle grandi città.

Questo gli garantisce sufficiente forza militare per intraprendere offensive nel Sud Kordofan e possibilmente anche altrove.


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