Mine anti-uomo
Si deve precisare che l'uso delle mine anti-uomo non é
una caratteristica della guerra sulle montagne della
Nubia. Ci sono stati altri casi notevoli , come l'aver
minato Korongo Abdalla nel 1994 e 1995. Dopo la cattura
di Regifi, Um Dulu e Karkaraya, le zone circostanti sono
pure state disseminate di mine anti-uomo.
Dopo le battaglie e l'incendio dei villaggi la gente era
dispersa, affamata e senza alcun riparo. La loro prima
necessità era di porre in salvo quello che potevano dalle
loro case. Sila Segendi el Tom descrisse come le azioni
militari rendessero queste operazioni pericolose:
Quando tutti corsero verso le montagne, stabilirono di
ritornare durante la notte per raccogliere le cose che
avevano lasciato dietro di sè. I soldati scoprirono che
la gente stava tornando indietro, trovarono il sentiero
che veniva usato, raccolsero tutto il sorgo, lo portarono
nel loro accampamento e minarono il sentiero.
Ishaq Ibrahim da Um Dulu descrisse la sorte di una
giovane:
Più tardi, quando una giovane tornò alla sua casa per
raccogliere dei mango che erano lì intorno, saltò su una
mina e ne morì. Si chiamava Kwache, aveva 22 anni ed era
madre di due bambini. Fu portata all'ospedale il giorno
dopo, ma morì. Altre due persone furono ferite in
quell'incidente, ma non gravemente.
Sebbene portata all'ospedale, dove sopravvisse per 48
ore, Kwache era ferita troppo gravemente e le strutture
dell'ospedale erano troppo inadeguate per riuscire a
salvarle la vita.
Nima Ahmed Madra, una donna di trent'anni di Um Dulu,
madre di tre figli, rimase ferita il 25 aprile avendo
pestato su una mina sulla strada fra Um Dulu e Nugta. Si
trovava ancora in ospedale cinque settimane più tardi
dato che le avevano amputata una gamba sotto il
ginocchio.
Tabitha Yoana, una donna di 27 anni di Um Dulu, fu ferita
da una mina anti-uomo il 2 maggio.
Stavo andando a prendere del sorgo verso le dieci di
sera. Ci andavo di notte perchè a Regifi c'è il nemico, e
il nemico è anche dall'altra parte. Tornavamo a
raccogliere a Nugta, al di là di Um Dulu. Avevamo
costituito un "nafir" (gruppo di lavoro) per raccogliere
queste cose, andavamo insieme a pren dere il nostro sorgo
nelle nostre case. Camminavamo senza problemi. Quando
tornammo indietro prendemmo un'altra strada. Davanti a me
c'erano otto uomini. Io ero la nona ed altre donne erano
dietro a me. Gli otto uomini passarono; poi io misi il
piede sopra qualcosa che somigliava ad una pietra e
questa esplose come un fuoco.
Il piede destro di Tabitha fu portato via dalla forza
dell'esplosione. Ella fu portata all'ospedale, dove
arrivò il giorno seguente, con l'osso che sporgeva in
fuori. Le fu amputata la gamba sotto il ginocchio, ma
quattro settimane più tardi la ferita si infettò (quasi
certamente perchè i tessuti erano danneggiati anche al di
sopra del livello dell'amputazione, il chè rese
necessaria un'ulteriore amputazione). Anche l'altra gamba
era stata ferita. Perse anche il pollice ed un altro dito
della mano destra.
Una donna fu ferita in faccia dai frammenti della mina.
Subito pareva molto grave poichè aveva la faccia tutta
coperta di sangue, ma guarì in fretta e completamente.
Tabitha ha due bambini di sei e dieci anni. Avendo perso
una gamba incontra ora delle grandi difficoltà e così
pure la sua famiglia.
Il personale medico dell'ospedale di Limon osservò che le
ferite causate dalle mine creavano loro problemi molti
maggiori rispetto alle ferite provocate dalle pallottole
e dalle granate. La gente ferita dalle mine aveva molte
più complicanze e necessitava di cure molto più lunghe
degli altri feriti.
Queste mine anti-uomo furono posate nello stesso momento
in cui il Governo del Sudan firmava il "Trattato di Pace"
con le fazioni che si erano dissociate dal SPLA.