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N.10 - Dicembre 1998

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Zambia

Quando le donne devono scegliere tra la vita e il matrimonio

di Newton Sibanda

L'importanza del matrimonio come istituzione non verrà mai enfatizzata abbastanza. Nello Zambia le statistiche dimostrano che molte donne fanno di tutto per proteggere la loro unione, sopportano percosse e molte altre forme di violenza domestica per evitare il divorzio. Ma in certi casi, questo atteggiamento ha avuto consequenze gravi, tra cui la morte di troppe donne nel corso di liti in famiglia.

Mubanga Chiti ha subito molte violenze per mano del marito crudele, per questioni spesso futili come, ad esempio, non avergli messo da parte la cena. Per molti anni Mubanga è stata vittima delle brutali percosse del marito ma, per quanto fossero severe, non ha mai osato denunciarlo alla polizia. Sia a causa della sua ignoranza che per il bisogno di conservare il matrimonio, Mubanga ha preferito tacere la brutalità del coniuge. E' una delle tante donne che vengono sempre più brutalizzate dai mariti ma che non vogliono denunciarli alla polizia per paura del divorzio.

Le statistiche rivelano che una certa percentuale di donne preferisce nascondere la prova delle violenze subite dai mariti piuttosto che mettere in pericolo il loro matrimonio. L'unità di sostegno alle vittime presso polizia dello Zambia, (VSU) si preoccupa per il costante aumento del numero di donne vittime della violenza dei mariti, che le minacciano di divorziare se vengono denunciti alla polizia. Kelvin Mwandila, analista statistico e di dati del VSU, dichiara che nella maggior parte dei casi le donne preferiscono fingere che il loro matrimonio non ha problemi e nascondere i fatti agli agenti che applicano la legge. Per molte donne nascondere una questione del genere ha poi implicato la morte. Mwandila afferma che negli ultimi sei mesi l'unità si è occupata di 207 casi e che il numero sarebbe stato certamente superiore se tutte le vittime avessero denunciato la loro difficile situazione.

Nella provincia meridionale si sono registrati 95 casi di violenza mentre i valori più bassi provengono dalla provincia di Luapula, che ha denunciato solo due casi. Mwandila attribuisce l'aumento dei casi di denuncia all'informazione costante del pubblico offerta dal VSU sui diritti e su cosa fare in caso di aggressione e lancia un appello alle donne perché abbandonino la tendenza a voler proteggere il matrimonio e i mariti a costo di subire qualsiasi violenza, perché è un atteggiamento criminale. Nelle aree rurali sono morte più donne a causa delle violenze domestiche che per cause naturali.

Il portavoce della polizia, Beenwell Chimfwembe dichiara che se le donne denunciassero i casi di violenza alla polizia, verrebbero ospedalizzate per essere curate e molte morti si potrebbero evitare. Il numero di morti per violenza domestica è motivo di grande preoccupazione per la YWCA - Young Women Christian Association (associazione delle giovani donne cristiane), che ha anche realizzato un programma che mira a ridurre questo malcostume. Mediante il suo drop-in centre, la YWCA offre consulenza e un rifugio alle donne vittime della violenza dei loro mariti.

La coordinatrice del centro, la signora Florence Shakafuswa, dichiara che il numero di donne che fanno riferimento al centro è in aumento grazie alla diffusione del programma della comunità. "Con la campagna di presa di coscienza della comunità ora le donne escono allo scoperto e sporgono denuncia. Alcune di loro non hanno parenti e quindi è come se fossimo noi i loro parenti", spiega Florence Shakafuswa. Riceviamo circa 16 ospiti al giorno per varie denunce. Non abbiamo i valori reali dei casi di violenza domestica".

Il centro della YWCA lavora con il VSU per tutte le questioni relative alle donne vittime di violenza domestica. Un importante settore della cooperazione è la fornitura dei trasporti. "Generalmente abbiamo incontri con il VSU per risolvere problemi di qualsiasi genere e identificare i settori di collaborazione. Quello che emerge maggiormente è l'esigenza di trasporti e noi glieli forniamo", conclude Shakafyswa.

Il centro YWCA collabora con il VSU anche per questioni che richiedono la denuncia alla polizia. "Se viene una donna a denunciare il marito e l'uomo deve essere arrestato, noi lo denunciamo alla polizia ma veniamo spesso delusi, perché dopo aver fatto tutta la trafila fino ad arrivare alla polizia e persino in tribunale, le donne tornano per ritirare la denuncia, perché temono che se il marito viene arrestato e incarcerato non ci sarà più nessuno a badare a loro e ai loro figli, soprattutto se il marito è l'unico a garantire la sussistenza della famiglia", spiega Shakafuswa. "Quindi tornano e si trovano nella identica situazione e alla fine muoiono a causa delle violenze subite".

Il centro offre anche un servizio di consulenza e sostegno in situazioni di crisi alle vittime di violenza e stupro, consulenza paralegale e legale, e servizi di valutazione e riferimento alla Lawino House, rifugio per le donne aggredite. La YWCA preferisce non divulgare l'ubicazione del rifugio. "Abbiamo un rifugio per le donne vittime di violenza per poterle tenerle lontane da ambienti pericolosi. Il rifugio è comunque un luogo umano ma che non vogliamo pubblicizzare a causa della situazione attuale". Nonostante gli sforzi del VSU e della YWCA per proteggere le donne dalla violenza in famiglia, finché le donne stesse terranno per loro i loro problemi, continueranno a essere vittime dei pugni e dei calci dei mariti.

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