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N.11 - Gennaio 1999

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Africa

L'arcivescovo contro i debiti ingiusti

di Noel Bruyns

La questione del debito estero dei paesi africani è una crisi di primo ordine. Il successore di Desmond Tutu sta sostenendo questa lotta chiedendo che i debiti devono essere cancellati immediatamente e senza condizioni.

I paesi in via di sviluppo, tra i quali figurano naturalmente gli stati africani, hanno trovato una voce importante e forte che conduce la campagna per l'annullamento del debito internazionale nell'arcivescovo anglicano di Cape Town, Ndungane Njongonkulu, successore del famoso arcivescovo Desmond Tutu non più in carica. Da quando ha assunto la carica di metropolita della chiesa anglicana in Sud Africa nel 1996 ha preso sul serio la questione della restituzione del debito, confrontandosi sul problema con alcune delle istituzioni internazionali più potenti.

"Il debito internazionale dei paesi in via di sviluppo è diventato una crisi di prima grandezza," ha detto l'arcivescovo nell'intervento di apertura della conferenza del Movimento dei Non Allineati /ONG che si è conclusa di recente in Sud Africa. "I bambini delle nazioni in via di sviluppo si trovano a nascere indebitati, ha aggiunto. Non esiste nessuna legge, interna o internazionale, che li salvi dal capestro della schiavitù del debito che è la loro terribile eredità. Non c'è per loro la protezione della Tribunale Fallimentare, un meccanismo che può essere attivato dalle grandi multinazionali quando hanno delle difficoltà finanziarie." Per giustificare la sua crociata per l'annullamento del debito, l'arcivescovo dice: "Come seguace di Gesù, impegnato nella cura e nella salvezza di ogni persona, indipendentemente dal colore della pelle e dalla religione, non posso rimanere in silenzio su questo argomento. E' una questione di vita e di morte."

Ha sottolineato poi che i paesi poveri e indebitati sempre più trasferiscono tutte le scarse risorse finanziarie che possiedono ai paesi ricchi per ripagare i loro debiti. "Per ogni dollaro che i paesi ricchi mandano a quelli in via di sviluppo undici dollari tornano direttamente indietro sotto forma di restituzione dei debiti. "Così la ricchezza scorre in su dal sud al nord" ha aggiunto. L'arcivescovo ha osservato che le nazioni più povere stanno perdendo l'indipendenza economica e si trovano "costrette a piegarsi ai desideri e alle richieste dei creditori occidentali."

Le ingiuste e discriminatorie condizioni del commercio di cui beneficiano i paesi industrializzati non sono sfuggite all'ecclesiastico, che ha affermato di recente che gli effetti negativi di tali accordi iniqui vengono sentiti maggiormente dai poveri. Questa affermazione è stata fatta nel corso dell'incontro dei rappresentanti dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici (OCSE) alla Lambeth Conference dei vescovi anglicani. "I bambini stanno morendo in conseguenza di una mancanza di servizi sanitari di base, mentre si esportano e si sfruttano come cameriere e prostitute le donne - e tutto ciò con l'intenzione di guadagnare valuta per ripagare i debiti."

Prende le Filippine come esempio di paese dove questo sta avvenendo. Le famiglie inoltre non hanno casa ne acqua pulita perché i progetti di miglioramento delle condizioni igeniche sono andati in fumo, per mancanza di fondi. Inoltre l'istruzione elementare gratuita è stata interrotta in alcuni paesi africani. I rappresentanti OCSE cui si è rivolto per l'annullamento del debito includono Gordon Brown, Cancelliere dello Scacchiere britannico, l'ambasciatore tedesco in Gran Bretagna e Michael Moderer, direttore dell dipartimento di Politica del Debito Internazionale del Tesoro USA. Si chiede come mai i creditori occidentali, nonostante le loro economie forti, rifiutino di offrire un immediato e sostanziale annullamento del debito ai paesi più poveri, se non attraverso il consenso di tutti i creditori. Ha sottolineato che questo è stato fatto dagli stessi paesi occidentali nei confronti della Germania dopo la seconda guerra mondiale.

Facendo riferimento all'esperienza del suo paese durante l'incontro, il primate ha sottolineato che il Sud Africa non ha atteso questo consenso per cancellare tutto il debito della vicina Namibia. Così facendo, il governo sudafricano non si è domandato se poteva permettersi di offrire tale cancellazione. "Non ha aspettato di ricostruire l'economia interna per offrirsi di cancellare il debito; non ha chiesto se il debito fosse pagabile o meno. Né ha imposto condizioni di alcun tipo al suo vicino. Ha semplicemente dichiarato immorali e odiosi quei debiti, contratti quando la Namibia era occupata dal regime dell'apartheid." L'arcivescovo Ndungane dice che la cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo è un imperativo morale per la comunità internazionale. "Così facendo riaccenderemo la fiamma di una nuova speranza economica non soltanto per i paesi in via di sviluppo, ma per tutta l'economia mondiale." Ne potrebbe emergere una nuova comunità mondiale che condivida le risorse e elimini la povertà.

Secondo l'arcivescovo Ndungane ci sono tre motivi per cancellare i debiti: si darebbe la possibilità di un nuovo impulso ai paesi poveri e, con l'istituzione di un Consiglio Internazionale per la Mediazione, si sarebbe in grado di condividire iniziative innovative che darebbero il via a una nuova era dello sviluppo; le risorse raccolte dal governo attraverso tasse, imposte e così via potrebbero essere indirizzate verso lo sviluppo umano, la formazione e la crescita economica invece di essere utilizzate "nella sterile, infinita spirale della restituzione del debito"; e ai nuovi governi verrebbe data la possibilità di avanzare sulla base delle proprie forze, senza dovere dipendere dagli aiuti internazionali.

Il terzo millennio in arrivo è l'occasione ideale, secondo l'arcivewcovo, per la cancellazione di questi debiti, rendendo possibile l'alba di una nuova era nel terzo mondo. E, per facilitarla, ha proposto alle Nazioni Unite di istituire un Consiglio di Mediazione che sia il meccanismo concreto che offre un luogo indipendente e trasparente per la negoziazione e gli accordi di cancellazione del debito per le nazioni altamente indebitate. Secondo un documento che ha rilasciato, le responsabilità del consiglio includerebbero: rispondere ad appelli di paesi debitori che non sono in grado di ripagare il debito se non con alti costi umani; identificare debiti che sono odiosi e che non dovrebbero essere quindi considerati debiti; stabilire, in maniera indipendente e equa, l'attivo e il passivo delle nazioni indebitate; assicurarsi che la restituzione dei debiti sia stabilita con parametri che diano priorità ai bisogni fondamentali di sviluppo umano rispetto alle richieste dei creditori; chiedere conto alle autorità dei paesi debitori per il modo in cui i prestiti sono stati spesi; chiedere conto alle autorità dei paesi creditori per il modo in cui hanno scelto di concedere il debito; e chiedere la restituzione di fondi pubblici trasferiti illecitamente su conti privati.

L'arcivescovo Ndungane, però, ha detto che la responsabilità di migliorare le sorti dell'Africa non soltanto ai paesi industrializzati, ma anche ai dirigenti africani onesti. Durante un recente incontro con il segretario generale dell'ONU Kofi Annan in Sud Africa, ha detto al massimo rappresentante delle Nazioni Unite: "L'Africa, che è un continente in cui trentatre paesi rientrano nella categoria di quelli fortemente indebitati, non può permettersi di avere gente che in nome di poteri traffica in armi che vengono poi usate per opprimere e uccidere gente che già subisce le conseguenze dei disastri delle carestie. L'Africa è sommersa dalle armi. E' un danno all'umanità e all'ambiente, il risultato di un raccolto crudele per coloro che aspirano a un Rinascimento africano. E di certo c'è il fatto che non ci può essere un Rinascimento mentre l'Africa pullula di forze militari e paramilitari armate fino ai denti, e mentre il cinquanta per cento della sua popolazione continua a vivere nella povertà più abietta."

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