Il primo numero del 1999 di Africanews in edizione italiana è aperto da un articolo che parla delle sette religiose in Africa. È un fenomeno non nuovo, che rivela gli striscianti malesseri da cui sono afflitte le Chiese principali e fra queste la cattolica. Le sette proliferano negli slums, cioè nei quartieri più poveri, dove la gente travolta da ogni genere di difficoltà e disgrazie, sovente si rivolge a questi "sacerdoti" chiedendo guarigioni da malattie, miglior fortuna e magari un piccolo lavoro. Col fenomeno delle sette affiora un altro elemento di critica nei confronti delle Chiese maggiori che, specie nel passato, non hanno rispettato e, in molti casi, hanno avversato le tradizioni africane nel culto religioso. Poteva capitare che il tamburo venisse considerato da qualche missionario come uno strumento "pagano" e non un mezzo per comunicare i moti dell'animo.
Esistono comunque sette che sono formate praticamente da "guaritori" o indovini e i cui "fedeli" sono in realtà clienti superstiziosi, moltissimi della borghesia benestante, che cercano di farsi interpretare i sogni, curare gli incubi, procurare matrimoni o, soprattutto, eliminare feticci e malocchio. In questo confuso panorama trovano spazio le nuove Chiese pentecostali fondamentaliste che sfruttano cinicamente le persone in cerca di una qualsiasi soluzione per i loro problemi.
L'argomento Sudan viene affrontato in questo numero da due articoli dello stesso giornalista, Charles Omondi. Nel primo viene intervistato uno sconcertante personaggio della guerriglia nel Sud del paese. Si tratta di Kerubino, un militare di carriera che è passato dall'esercito governativo ai ribelli, è poi rientrato nei ranghi delle truppe islamiche per ritornare con disinvoltura nell'Esercito Popolare di Liberazione. Kerubino offre una serie di spiegazioni al suo singolare comportamento e Omondi gli chiede anche chiarimenti sull'intricata situazione di questa guerra le cui vittime sono soprattutto civili.
E a proposito di civili che subiscono i danni dei conflitti militari, non si può non ricordare il caso dei Nuba. La loro popolazione, valutata sul mezzo milione di persone, è l'obiettivo di uno sterminio da parte del governo islamico di Khartoum. I Nuba quindi devono trovare rifugio sui loro monti, posti a circa 600 km a sud della capitale del Sudan, e vivere escogitando stratagemmi e sperando negli aiuti internazionali.
La stragrande maggioranza dei paesi del Terzo Mondo è strangolata dagli interessi che deve pagare sui debiti esteri contratti con la Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e nazioni ricche. Per pagare queste rate, molti paesi sono costretti a ridurre drasticamente i bilanci della Sanità o dell'Istruzione peggiorando la situazione sociale di fondo del loro popolo. L'arcivescovo anglicano di Città del Capo, il successore di Desmond Tutu, si è fatto paladino della campagna per la cancellazione di questi debiti. Campagna che è in atto anche nel mondo occidentale e che vede la Chiesa cattolica chiedere per il Giubileo un atto di giustizia sociale, appunto la cancellazione dei debiti.
Un altro articolo rivela le malvagità e le sofferenze che deve sopportare la popolazione hutu del Burundi governato dal regime militare dei tutsi. Con la scusa di voler proteggere la popolazione dai ribelli, il governo di Buyoya costringe centinaia di migliaia di cittadini in veri e propri campi di concentramento dove sevizie e malattie mietono vittime ogni giorno. Gli osservatori internazionali stigmatizzano questa situazione ma passi concreti non vengono compiuti: l'ONU soprattutto sembra voler considerare la situazione come un "affare interno".
Come sovente accade in Africa, le ricchezze naturali del continente arricchiscono le multinazionali e provocano nuovi problemi alle popolazioni locali. Succede con il petrolio in Nigeria dove gli Ogoni vedono la loro terra devastata dalle ricerche e dalle estrazioni, succede in Ghana dove le grandi società di estrazione dell'oro compiono le stesse prepotenze. La preziosa acqua in molte zone viene consumata dalle imprese minerarie e fertili terreni vengono requisiti per le ricerche e gli scavi. La situazione è molto tesa e potrebbe sfociare in atti di ribbellione.
Africanews staff