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Versione italiana

N.12 - Febbraio 1999

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Tanzania

Continuano a decidere per la gente

di Fr. Bernadine Mfumbusa

Di recente il governo ha reso pubbliche le sue opinioni sui cambiamenti costituzionali, sostenendo che fossero le 'opinioni della gente'. Ma non è così, come riferisce il nostro corrispondente. Fra le modifiche anche la separazione da Zanzibar e il ritorno del nome Tanganika.

La storia del processo costituzionale in Tanzania è una storia di leader che decidono cosa sia 'il bene della gente'. A cominciare dall'unione tra il Tanganika e Zanzibar nel 1964, la dichiarazione di Arusha nel 1967, la fusione della Unione Africana Nazionale della Tanzania (Tanzanian African National Union - TANU) e del partito Afro-Shirazi nel 1977 per formare un unica entità politica, il Partito della Rivoluzione (Chama Cha Mapinduzi - CCM), sono tutte decisioni imposte al popolo dall'alto, da parte di leader 'onniscienti'.

E ancora una volta loro (i leader) lo stanno facendo attraverso la Carta Bianca, pubblicata nel luglio del 1998, che tenta di "guidare, forgiare e controllare l'opinione pubblica e il dibattito" riguardo l'attuale riforma della Costituzione nel paese. Secondo la Carta, che è composta di diciannove punti, una commissione guidata dal giudice Robert Kissanga raccoglierà, in un arco di tempo di sei mesi, l'opinione dei trentaquattro milioni di tanzaniani sul tema delle riforme.

Ma questa Carta, stesa dal regime, è infarcita soltanto delle sue opinioni su varie questioni che vanno dalla natura e la struttura dell'unione, ai poteri presidenziali e la possibilità di permettere ai candidati presidenziali di prendere parte alle elezioni, e fino a oggi ha soltanto generato dubbi sulla sua sincerità. Ciò è dovuto in larga parte al rifiuto da parte del governo di coinvolgere in questa pratica i membri dell'opposizione, le ONG, i gruppi religiosi e gli accademici.

Molti tanzaniani stanno già mettendo in discussione questo processo, nel quale non si sentono per niente coinvolti. KAMAKA, il comitato unitario sulla stesura della nuova Costituzione dei partiti di opposizione, ha accusato la Carta di esere "univoca, poiché rappresenta soltanto le opinioni del governo riguardo i cambiamenti costituzionali proposti", mentre l'Associazione Legale del Tanganica (Tanganyka Law Society - TLS) ha chiesto al governo di sospendere il processo. Il motivo di questa richiesta è che la gente non è stata adeguatamente preparata a dibattere la carta, e inoltre che il periodo di sei mesi è troppo breve.

"Molta gente non capisce che cosa debba essere riformato, né perché", dice l'arcivescovo Anthony Mayalla della diocesi cattolica di Mwanza. Così c'è bisogno che siano educati alla Costituzione stessa prima che si possa chiedere la loro opinione sulla sua riforma, ha aggiunto. La maggior parte delle ONG sta assumendo la stessa posizione. Anche se sono le più grandi sostenitrici delle riforme della Costituzione, molte di esse stanno adesso sottolineando le pecche del processo. Una di esse, la Coalizione dei Cittadini per una Nuova Costituzione (Citizens Coalition for New Constitution - CCNC) dice che la carta stessa è 'incompleta', poiché, secondo questo gruppo, nonostante la Carta riconosca l'esigenza di una riforma della Costituzione, non considera tutte le questioni che preoccupano i tanzaniani, come i diritti dei disabili e delle donne.

Un'altra lobby, la Coalizione delle Organizzazioni Non Governative per la Riforma della Costituzione (Non Government Organization Coalition for Constitutional reform - NGOs-NCCC) sta anche essa insistendo su una politica di azione affermativa per "correggere gli squilibri storici e altri squilibri risultati dal dominio coloniale e dalle relazioni neocoloniali". A detta di Evod Mmanda, membro direttivo del NGOs-NCCC, non ci si può aspettare che questo approccio del governo alla questione porti a una Costituzione democratica genuina poiché "la Carta Bianca è un'idea del governo e non è emanazione della gente."

Lo stesso comitato KAMAKA sta invece proponendo in alternativa di riunire l'assemblea costituente per stendere la nuova Costituzione, mentre un'altra possibilità che viene suggerita è di organizzare una conferenza costituzionale nazionale composta di intellettuali, membri degli enti religiosi, dei partiti di opposizione e delle ONG che controllino il processo. Il problema adesso è se il governo prenderà seriamente in considerazione le opinioni che l'attuale dibattito ha suscitato nella gente, poiché, secondo il dottor Palamagabo Kabuki, un ricercatore universitario, "la storia del processo di stesura della Costituzione in questo paese è sempre stata imposta dall'alto."

La storia recente è di apatia. Per esempio per i cambiamenti che hanno preparato il terreno a uno stato a partito unico nel 1965 e i cambiamenti del 1984 che hanno limitato la possibilità di elezione presidenziale a due mandati non è mai stato chiesto il consenso popolare. Alla gente è stato soltanto detto che questi cambiamenti "gli avrebbero giovato". Poi, nel 1991, per la prima volta il governo ha formato una commissione per raccogliere le opinioni della gente su una democrazia pluripartitica. In seguito dal rapporto, è emerso che più dell'ottanta per cento della popolazione della Tanzania era a favore del proseguimento di un regime a partito unico. Ma queste richieste sono state in gran parte ignorate dalla commissione presieduta dal giudice Francis Nyalali, che ha prevalso sulla loro volontà "poiché essa (la Commissione) credeva che una democrazia pluripartitica fosse il modo migliore per permettere una più ampia partecipazione democratica nel paese."

In ogni caso non tutti confutano il processo della Carta Bianca. Nel corso di una recente riunione a Morogoro, un certo numero di partecipanti hanno sostenuto che è proprio il processo ideale per portare avanti dei cambiamenti nella Costituzione della Tanzania. Dei diciannove punti sollevati dalla Carta, la questione dell'unione tra la Tanzania continentale e Zanzibar è quella che appassiona di più. Questo problema, che da alcuni non è mai stato accettato fino in fondo, è tornato a assillare il paese. Il reverendo Christopher Mitkila, lo schietto leader del clandestino Partito Democratico (Democratic Party - DP), sta incitando la Tanzania continentale a tirarsi indietro da un matrimonio forgiato trentaquattro anni fa dall'allora presidente Julius Nyerere e dal defunto leader dell'isola Abeid Aman Karume.

Il predicatore virulentemente anti-Zanzibar, che si è rifiutato di aprire degli uffici del DP nell'isola, sta anche incitando la Tanzania continentale a ritornare al suo antico nome, Tanganica. E non è il primo a fare uso di tale retorica nazionalistica, poiché anche nel 1993 un gruppo di cinquantacinque parlamentari aveva proposto una mozione che proponeva la realizzazione di un 'governo del Tanganica'. Come scusa avevano addotto la frequente violazione della Costituzione da parte di Zanzibar, per avere per esempio unilateralmente deciso di diventare membro dell Organizzazione degli Stati Islamici (Organization of Islamic States - OIS) quello stesso anno. Nonostante il governo sia riuscito a costringerli a ritirare la mozione, il messaggio era chiaro: l'unione non era più una realtà universalmente accettata.

Lo stesso dottor Sengodo Mvungi dell'università di Dar es Salaam chiede che il numero di deputati di Zanzibar siano ridotti sia nella Camera dei Deputati di Zanzibar che al Parlamento dell'unione. Il motivo che adduce è che è un'assurdità che i trentatre milioni di abitanti della Tanzania continentale siano rappresentati nel Parlamento dell'unione dallo stesso numero di deputati che rappresentano gli abitanti di Zanzibar, poco più di mezzo milione di persone. Purtroppo anche la questione dell'unione è sempre stata trattata con segretezza e estrema emotività. Quando nel 1984 Alhaji Abeid Jumbe, allora presidente di Zanzibar, ha espresso l'opinione che fossero necessari i tre governi per la salute dell'unione, è stato immediatamente radiato.

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