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N.12 - Febbraio 1999

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Zimbabwe

Terra: Mugabe è sincero?

di Hobbs Gama

Il presidente Robert Mugabe afferma che la sua controversa riforma terriera mira a beneficiare la maggioranza dei contadini e allevatori poveri. Ma i beneficiati non sono convinti della sua sincerità.

La comunità internazionale e il governo dello Zimbabwe stanno ancora cercando un accordo che giustifichi la prossima acquisizione di terreni da parte delle autorità. A quanto sembra, secondo le autorità, questa nuova politica agraria mira a beneficiare sia gli agricoltori bianchi del paese che i neri. Se la terra verrà data ai neri, la produzione agricola aumenterà alleviando la povertà e sostenendo al tempo stesso l'utilizzazione della terra, dichiara il presidente Robert Mugabe.

Ma apparentemente le acquisizioni hanno indignato i donatori stranieri che in passato hanno finanziato la riforma agraria del paese. Sostengono infatti che se la terra verrà data ai neri, verrà sottoutilizzata provocando un calo della produttività agricola e coseguentemente, povertà. I coltivatori bianchi colpiti, gettandosi nella mischia, sostengono che il Land Acquisition Act (legge sull'acquisizione della terra) del 1997 e il Land Policy (politiche del territorio) del 1990 a cui si appella Mugabe sono "ingiusti" nei loro confronti. Rivendicano inoltre che le terre andranno a vantaggio esclusivo di uomini politici senza alcun merito. Ma Mugabe non desiste, sostenendo che le terre verranno date ai legittimi proprietari dato che l'ex-governo coloniale, la Gran Bretagna, orginariamente le aveva rubate agli antenati neri nel 1890, quando il paese era stato colonizzato. Il suo governo ha promesso di pagare solo per gli edifici e le altre innovazioni apportate alle fattorie.

Precedentemente era stata soprattutto la Gran Bretagna a mostrare preoccupazione, ma ora sono intervenute anche la Banca Mondiale e l'Unione Europea (UE) e hanno sollecitato il presidente perché applichi equamente la sua controversa riforma agraria, se lo Zimbabwe intende continuare a usufruire dei loro aiuti. Recentemente nel corso di una conferenza dei donatori sulla riforma agraria dello Zimbabwe, sia l'UE che la Banca Mondiale hanno ripetuto le loro preoccupazioni, avvertendo Mugabe di rispettare criteri di trasparenza, con la presenza di tutti i candidati, e imparzialità nella valutazione del diritto alla terra.

"L'acquisizione della terra, la scelta dei beneficiari e la realizzazione dei progetti dovranno far parte di un processo integrato di trasparenza e di consulenza che aumenti la produzione e diminuisca la povertà", hanno dichiarato la Banca Mondiale e l'Unione Europea in un comunicato stampa.La controversa riforma è il risultato di una battaglia ventennale che nel tempo si è complicata per influenze economiche e politiche. Era una delle preoccupazioni maggiori dei guerriglieri di cui Mugabe era capo, e nella maggior parte dei casi, il regime l'ha usata quando si è trovato in difficoltà. Secondo l'accordo d'indipendenza del 1980, finanziato dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, sarebbe dovuta iniziare nel 1988 ma non è stato così e nei 19 anni passati dal 1980 non è successo nulla. Conseguentemente gli analisti politici ed economici considerano il programma di reinsediamento di Mugabe e del suo ZANU(PF) uno stratagemma politico per conquistarsi il favore della maggioranza dei contadini ogni volta che il regime si trova in difficoltà.

L'ultima dichiarazione di esproprio delle terre è stata provocata dal deterioramento delle condizioni economiche e dalla minaccia di riprendersi a forza le terre. La maggioranza di questi contadini poveri (che rappresentano oltre i due terzi della popolazione del paese) non ha terra adatta alla coltivazione, dato che circa 5 milioni di ettari delle terre migliori sono di proprietà della minoranza di discendenza bianca.

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