Sud AfricaAnche qui: "No agli emigranti"di James Brew
Edumund Mugaragu è arrivato a Cape Town dal Rwanda nell'ottobre 1997 con un diploma in chimica ed ha trovato un lavoro come guardia di sicurezza. Si considerava fortunato per aver trovato lavoro, finché un giorno venne aggredito, ferito con bottiglie spezzate e a colpi di machete da una banda che non gradiva il fatto che fosse straniero. "La xenofobia è sempre stata il nostro problema maggiore prosegue Mugaragu. Dobbiamo fare attenzione. Ad esempio, quando vogliamo tornare a casa in treno dal distretto commerciale centrale di Cape Town non possiamo prendere il treno 94. E' un treno pericoloso per gli stranieri africani perché la maggior parte della gente che lo prende non è gentile con gli stranieri. Per la maggior parte sono neri originari di Khayelitsha e odiano sentire lingue straniere. Quindi dobbiamo prendere il numero 95". Questa xenofobia non è evidente solo per le strade di Cape Town, Johannesburg o Pretoria ma permea i funzionari stessi del Ministero degli Interni. Persino un giornale locale non ha avuto ritegno e una volta ha definito gli stranieri "mostri provenienti dal nord del Limpopo". Questa percezione è condivisa anche da alcuni politici e funzionari governativi che considerano gli emigranti arrivati da altri paesi del continente "o straccioni parassiti o esperti criminali". La maggior parte degli emigranti che arrivano in Sud Africa sono in fuga dalla povertà e dalla miseria dei loro paesi oppure da guerre civili o da situazioni di instabilità politica. Sono considerati una fonte di lavoro economico da molti datori di lavoro e vengono quindi accusati di togliere lavoro ai locali, di abbassare le tariffe, di aumentare il tasso di criminalità, di diffondere malattie ed evadere le tasse. Dal 1994 in Sud Africa è stato riconosciuto lo status ufficiale di rifugiato ad oltre 7.500 persone e vengono esaminate altre 13.934 richieste. La maggior parte dei rifugiati proviene da Chechnya, dalla regione dei Grandi Laghi, dalla Liberia, dalla Sierra Leone, dallo Shri Lanka e dalle regioni caucasiche dell'ex-Unione Sovietica. Gli emigranti e i rifugiati rientrano sotto la Aliens Control Act (legge di controllo degli stranieri), una legge inizialmente concepita per escludere gli ebrei in fuga dai nazisti in Europa. Le misure anti-emigranti da parte dei sudafricani non sono recenti. Già nel 1994 il capo Mangosuthu Buthelezi, ministro degli Interni, dichiarava che "l'impiego di immigrati clandestini ha terribili implicazioni per la ricostruzione e il programma di sviluppo governativo, dato che assorbiranno percentuali inaccettabili di sussidi per gli alloggi e si aggiungeranno alle difficoltà già esistenti del sistema sanitario". Il contributo degli emigranti alla produzione di ricchezza viene spesso ignorato. I clandestini hanno sperimentato che i sudafricani non dimostrano etica sul lavoro e sono gelosi dell'iniziativa, creatività e acume imprenditoriale degli stranieri. Una ricerca svolta dal Center for Developing Businness dell'Università di Witwatersrand, a Johannesburg, sottolinea che gli immigranti vengono spesso impegnati in lavori che producono ricchezza. I residenti nelle township che vogliono far riparare la macchina durante una festività pubblica scopriranno che il mozambicano è l'unico disponibile e in grado di farlo. Un altro studio svolto dal Progetto Migrazione dell'Africa Meridionale (SAMP) tra il novembre 1996 e il febbraio 1997, ha scoperto che, ben lungi dal togliere lavoro, gli imprenditori immigrati in Sud Africa creano occupazione per i sudafricani. Oltre la metà degli intervistati proveniva dalla Comunità per lo Sviluppo del Sud (SADC) e, stando allo stesso rapporto, questo ha provocato il fenomeno dei "districts clusters" (gruppi territoriali) nelle varie attività commerciali operate da emigranti provnienti da paesi specifici. Ad esempio, gli immigrati dal Malawi di solito vendono abiti e curiosità, chi proviene dallo Zimbabwe e dal Mozambico ripara auto, mentre gli africani occidentali di solito sono occupati soprattutto nel commercio di abiti etnici, nella rivendita alimentare al dettaglio e nella gestione di ristoranti. Seshupo Eister, ricercatore per le questioni relative alla migrazione, osserva che "sembra sussistere una forte xenofobia... il che crea imbarazzo per la riammissione del paese nella comunità internazionale e il suo ruolo di membro-chiave della Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale". Barney Pityana, presidente della Commissione Sudafricana per i Dirititi Umani afferma: "E' in gioco l'integrità del Sud Africa. Non possiamo permetterci di vivere isolati dal resto dei paesi vicini - le politiche di globalizzazione non lo consentiranno". Pityana non s'illude sulla concorrenza per lavoro e successo tra il Sud Africa e i suoi vicini". La maggior parte degli stranieri sono imprenditori che commerciano e hanno successo. Spesso i sudafricani non dimostrano spirito di iniziativa." Recentemente Buthelezi ha dichiarato che il governo deve applicare una politica più rigida con i "cosiddetti rifugiati e stranieri illegali che sono fuggiti dal loro paese, per problemi economici o disastri ambientali, sino alla "terra del latte e miele". Dichiara che verranno rimpatriati "e verranno inviati aiuti alimentari nel loro paese". Le autorità sudafricane hanno intrapreso i passi necessari per adeguare la risposta dello stato ai rifugiati e a chi richiede asilo, e hanno definito la struttura degli istituti previsti dalla legge per l'esame delle richieste. Entro l'inizio del 1999 è prevista l'entrata in vigore di una nuova legge sui rifugiati che garantirà un efficiente trattamento delle richieste di asilo. Alcune norme migliorerebbero le condizioni della massa di rifugiati che richiedono asilo - ad esempio, ai richiedenti verrebbe rilasciato un documento di identità, invece di dover richiedere ogni 3-6 mesi un permesso conforme alla legge sul controllo degli stranieri. Dal 1996 il Sud Africa ha firmato tre convenzioni e protocolli internazionali sui rifugiati. Lindiwe Sisulu, vice Ministro agli Interni, ha dichiarato che dato che il governo non aveva una politica formale per i rifugiati, in conformità alla legge sul controllo degli stranieri, era uso fornire ai richiedenti una nota con la Sezione 41 che consente agli stranieri di risiedere e lavorare in Sud Africa in attesa che la loro richiesta venga esaminata. Ma la nuova legislazione non cambierà l'atteggiamento xenofobico della popolazione, osserva Olusegun Abdulrasraq, ex-agente di polizia in Nigeria, ora lavoratore agricolo per il Cape Town Refugee Forum, convinto che l'unica risposta al problema sia una forte campagna di sensibilizzazione "che dal governo arrivi direttamente all'uomo della strada". Nel marzo scorso, l'associazione Human Rights Watch (osservatorio per i diritti umani) con sede a New York, ha denunciato il caso del Sud Africa per gli abusi dei diritti umani nella gestione dei rifugiati e migranti, ne critica il governo per non aver riformato la legislazione sui rifugiati e la migrazione, citando diversi esempi di grave abuso. Secondo il gruppo, la polizia e i militari distruggevano i documenti di identificazione degli stranieri provenienti da altri paesi africani, dopo averli registrati come "migranti di identità sconosciuta con documenti fraudolenti". "Quando una persona manca di produrre immediatamente un documento richiesto ma dichiara di avere il documento altrove, dovrebbe avere la possibilità di andarlo a prendere accompagnato da un funzionario. Nella pratica, molti migranti sospetti vengono portati immediatamente in prigione o in un centro di detenzione senza aver avuto la possibilità di dimostrare il loro status legale", denuncia il gruppo. Venire arrestato senza documenti non implica automaticamente l'espulsione. Nella maggior parte dei casi sembra che la persona arrestata sia in grado di comprarsi una via d'uscita dal carcere, se ha abbastanza denaro disponibile. Da testimonianze raccolte dal gruppo di tutela dei diritti umani, per i servizi nei media e le interviste del corrispondente che scrive, la corruzione sembra pervasiva ed esistono anche prove del coinvolgimento di membri del ministero degli interni e della polizia nella fornitura di documenti di identità e di viaggio contraffatti. La Commissione per i Diritti del paese ritiene che la risposta non debba essere un semplice cambiamento delle politiche sull'immigrazione. "Quello che cerchiamo è una strategia globale e coordinata. E' necessario che polizia, le autorità dell'immigrazione, i dipartimenti del lavoro, commercio e industria, le autorità locali per il rilascio delle autorizzazioni e la commissione per i diritti umani lavorino insieme per trattare i sintomi e quanto questi nascondono. Questa strategia dovrà affrontare le cause alla base della xenofobia e il razzismo attraverso l'istruzione, una tutela più efficiente di chi risiede legalmente nel paese, affrontando la corruzione diffusa nel servizio immigrazione e nella polizia. Bisogna inoltre promuovere la creazione di occupazione e di progetti di formazione per i sudafricani disoccupati", conclude Pityana.
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