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N.14 - Aprile 1999

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Angola

Quando la mamma lavora nei campi minati

di Nina Mnsen

Le mine antiuomo sono una sicura promessa di morte per gli angolani delle generazioni future. Oltre 10 milioni di ordigni sono stati sotterrati in aree appositamente scelte per colpire la popolazione civile. Oggi sono in atto vari interventi per eliminarle.

Paula Maria Romano, 27 anni, è molto presa dal suo lavoro in un terreno minato di Cassua, un villaggio abbandonato lungo la strada tra N'Dalatando e Dondo, nell'Angola occidentale. Improvvisamente il rivelatore di mine la mette in allarme. Paula toglie con cautela lo strato superficiale di terra con una piccola pala e scopre la coda di una granata di mortaio.

Con cautela solleva la granata lunga quasi mezzo metro, e la deposita in una piccola area contrassegnata da cartelli e pannelli che avvertono del pericolo di mine. Quando ne vengono raccolte una ventina, gli sminatori le fanno brillare con un comando a distanza, rimanendo al coperto a centinaia di metri dall'esplosivo. Dopo l'operazione rimane solo un grande cratere e una nuvola di polvere.

Paula è l'unica donna sminatrice in Angola. Lavora in turni quotidiani di otto ore, con un'ora di intervento nel campo minato e una di riposo. In questa regione dell'Angola il caldo puo' diventare insopportabile per gli sminatori, che lavorano sotto il sole indossando una pesante tuta antischegge e la maschera protettiva. Il sistema dei turni aiuta gli sminatori a mantenere la massima concentrazione perché, come dicono loro stessi, "Uno sminatore sbaglia una volta sola".

Paula è una madre single con due figli. "Non voglio sposarmi perché voglio mantenere la mia indipendenza, voglio essere libera" e aggiunge che molti uomini non vogliono che la moglie lavori. "I primi giorni di lavoro sono stati duri. Sebbene ricevessi lo stesso trattamento riservato agli uomini, dovevo continuamente dare prova di me, dimostrare che ero brava nel mio lavoro".

Oggi quando gli si chiede che cosa pensino della loro collega, i compagni rispondono "E' un'ottima lavoratrice. Ha dimostrato che le donne possono eccellere in questa professione". Paula ha senz'altro aperto la strada ad altre future sminatrici, ma lei pensa che le donne in generale abbiano più paura delle mine antiuomo che della prospettiva di lavorare in un settore dominato dagli uomini. La maggior parte dei suoi colleghi sono ex-soldati che hanno già maneggiato ordigni esplosivi durante la guerra.

Prima di fare domanda per questo lavoro, Paula aveva difficoltà a mantenere i suoi due figli. "Ho scelto questa professione per il denaro ma anche perché come quasi tutti gli angolani conosco qualcuno mutilato dalle mine. Volevo contribuire alla lotta contro le mine antiuomo."

Quando nel 1992 la guerra civile è ripresa Cassua aveva circa 100.000 abitanti. Lungo la strada Dondo-N'dalatando gli scontri tra l'opposizione, l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA) e il Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola (MPLA) sono stati particolarmente sanguinosi. L'UNITA aveva grande interesse per Dondo per a causa della vicina centrale elettrica di Cambambe che fornisce elettricità al Luanda. Il movimento dei ribelli non è mai riuscito a occupare Cambambe ma ora ha assunto il controllo di Cassua. Quando l'UNITA è stata cacciata dalle forze regolari angolane, ha lasciato il villaggio dopo averlo completamente minato.

Le persone che una volta abitavano a Cassua oggi sono Internally Displaced People (rifugiati all'interno della regione) (IDP). La maggior parte si è trasferita nelle città vicine e alcuni hanno costruito dei piccoli villaggi nei pressi di Cassau nell'attesa che Paula e gli altri sminatori che lavorano per il Norwegian People's Aid (NPA) bonifichino Cassua dalle mine. Da gennaio sono stati contati oltre 331.000 IDP e il loro numero è in costante aumento.

Sino ad oggi nel villaggio di Cassua sono state scoperte 44 mine antiuomo e un gran numero di missili e granate inesplosi. Le operazioni di bonifica dalle mine della NPA verranno completate in alcuni mesi. Allora gli abitanti di Cassua torneranno e potranno ricostruire il loro villaggio.

Paula e i suoi colleghi sminatori lavorano e sperano nella pace. Il popolo angolano ha vissuto in guerra sin dalle lotte per la liberazione contro i portoghesi iniziata nel 1961, ad eccezione di un breve intervallo nel 1991-92. Dopo gli accordi di pace di Lusaka del 1994, la situazione si è fatta tesa e oggi lo è molto di più a causa dei pesanti combattimenti che costringono migliaia di angolani, già sfollati da altre zone, a scappare di nuovo da Huambo, la seconda città dell'Angola, per la propria incolumità. Il lavoro di Paula è molto importante. Le NU hanno calcolato che in Angola sono presenti dai 9 ai 15 milioni di mine. Il paese ha la più alta percentuale procapite della regione di morti e amputazioni per lo scoppio delle mine. In Angola, un abitante su 400 ha subito un'amputazione a causa delle mine.

Molte delle vittime sono donne e bambini, a cui sono affidati l'agricultura e l'allevamento dato l'alto numero delle vedove di guerra. Le donne sono esposte al pericolo delle mine soprattutto quando raccolgono legna da ardere o attingono acqua. Paula, che ha studiato fino alla settima classe, è avvantaggiata rispetto alla maggioranza delle angolane, di cui solo il 30% è alfabetizzato. Il tasso di mortalità per parto è molto alto: 1.281 morti per 100.000 neonati viventi, cinque volte superiore alla media del Sud Africa.

Storicamente le donne angolane devono provvedere all'alimentazione e alle altre esigenze di base per sé e per i loro figli. Durante il dominio coloniale in Angola i portoghesi separavano gli uomini dalle loro famiglie, prima con tre secoli di commercio degli schiavi e poi con un sistema capillare di lavoro forzato nelle piantagioni.

Secondo i ruoli tradizionali, in Angola le donne lavorano duro ma rimangono all'interno della sfera privata e non partecipano alle decisioni. Esistono alcune eccezioni, come ad esempio le due ministre per il Petrolio e le Pescherie, ma le cariche politiche chiave rimangono ancora nelle mani degli uomini che prendono decisioni che coinvolgono tutta la società, come ad esempio iniziare e continuare la guerra.

Tuttavia Paula non si dà per vinta e continua a fare il suo pericoloso lavoro per migliorare la situazione per tutti gli angolani. La vita continua per lei e i suoi due bambini, che aspettano che la mamma torni a casa dai campi minati per il finesettimana.

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