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N.14 - Aprile 1999

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Sudan

Nuba :Liberate gli oppressi

di Clement Njoroge

Il caso del popolo Nuba è uno dei più esemplari della lotta di un popolo per la sua dignità, la sua terra e le sue risorse. La loro lotta è stata a lungo celata dalle lotte più visibili e riconosciute di altri sudanesi oppressi.

Kerker è uno dei grandi villaggi nelle montagne Nuba, tra le zone 'liberate' del Sudan meridionale. Il villaggio ha una scuola che offre due corsi al mattino e alla sera. La scuola offre lezioni di alfabetizzazione di base ai bambini delle elementari e agli adulti. Circa quattrocento bambini e duecento adulti frequentano le lezioni ogni giorno. La scuola è gestita dalla comunità locale con appena sei insegnanti forniti di scarse abilità professionali ma determinati e entusiasti.

Gli abitanti di Kerker sono persone semplici che stanno lottando per ricostruire le loro vite dopo anni di lotte contro il regime di Khartoum. Sono rappresentativi di molti altri villaggi che stanno impiantando scuole che soddisfino la sete di sapere dei loro bambini, costruendo piccole cappelle nella scommessa di essere una comunità cristiana, lavorare la terra e scavare dei pozzi perché vogliono vivere una vita autonoma e non dipendere dai beni inviati in aiuto dagli stranieri. Sanno bene che così facendo stanno a poco a poco riguadagnando la propria identità e il proprio orgoglio.

"La gente qui lavora sodo, ognuno contribuisce a seconda delle sue abilità e delle sue possibilità. Sentono di appartenere a questa terra, e quindi di avere il dovere di dare e non soltanto di ricevere", dice Khadir Jadier, un catechista che assiste la comunità locale a Kerker. "Non fanno riferimento alle difficoltà che vivono, alla povertà abietta o alla guerra nel paese, ma a ciò che li identifica come popolo Nuba", aggiunge. Il popolo Nuba è in effetti un popolo orgoglioso delle tradizioni che gli sono proprie.

È un popolo che possiede la miriade di culture e tradizioni che appartengono ai più di cinquanta gruppi tribali delle montagne Nuba. "La loro musica, la danza, la pittura del corpo e la lotta sono state rese famose da alcuni fotografi e antropologi occidentali, e la maggior parte della gente Nuba ne è orgogliosa... " sostiene una responsabile dell'azione umanitaria del 1997 intitolata 'Food and Power in Sudan' a cura di African Rights.

Ma quali sono state le conseguenze di trent'anni di guerra sul popolo Nuba? Negli ultimi sei mesi il governo sudanese ha più volte bombardato obiettivi civili nelle montagne. Quando racconta i recenti atti di violenza contro il popolo Nuba, Martin Macaw, direttore degli aereoporti per l'Esercito Popolare di Liberazione del Sudan (Sudan People's Liberation Army - SPLA) è amareggiato e molto addolorato. "Un attacco grave, che ricordo ancora bene, avvenuto prima dei colloqui di pace delle autorità intergovernative sulla siccità e lo sviluppo a Addis Abeba, in Etiopia. Non sono sicuro quali siano stati i villaggi colpiti ma tre bambini di Limn, uno di Tiara e uno di Toro hanno perso la vita, mentre altri quattro civili sono stati feriti."

Macaw ha detto a Africanews che questi attacchi hanno causato molti danni e distruzioni alla gente e ai beni nella zona. Attacchi simili sono frequenti e la gente non è mai al sicuro. Il rumore di un Antonov è un segnale di pericolo e chiunque è immediatamente in grado di riconoscerne il rumore da lontano. Macaw ha parlato di un altro attacco grave. "Un Antonov ha sferrato due attacchi a Char e Corker uccidendo e ferendo un buon numero di civili che avevano raggiunto quei villaggi per ricevere gli aiuti alimentari. Non immaginavano certo che sarebbero andati incontro alla morte." Con un espressione di tristezza e di pietà sul viso, dice: "Solemn Gondrian di trentadue anni, catechista della chiesa cattolica Limon di Tira, è morto nell'attacco con suo figlio Emanuel Suleiman, di un anno."

I Nuba del Sudan centrale sono uno dei più grandi dei molti gruppi non arabi del Sudan. Al pari della popolazione del Sudan meridionale, anche i Nuba hanno sofferto terribilmente della politica dell'amministrazione dei 'distretti chiusi', che gli è stata imposta dai britannici quarantacinque anni fa. Gli è stato negato accesso all'istruzione, all'amministrazione e allo sviluppo, mentre andava meglio agli arabi nel nord. Da allora sono stati soppressi, marginalizzati e spossessati della terra e della cultura. Secondo Suleiman Rahhal, redattore di NAFIR, un bollettino sulle montagne Nuba rivolto al Conservative Human Rights Group di Londra, "negli ultimi quarantadue anni dopo l'indipendenza, i Nuba sono stati oppressi e marginalizzati da tutti i governi centrali che si sono susseguiti alla guida del Sudan e le montagne Nuba sono state completamente trascurate."

Suleiman Rahhal fa un resoconto degli avvenimenti del 1992 e dice che è stato l'anno più buio nella storia dei Nuba da quando è iniziata la guerra nelle montagne Nuba nel luglio del 1985. Nel corso di quell'anno il Fronte Nazionale Islamico (National Islamic Front - NIF) dichiarò una guerra di Jihad e cominciò il massiccio trasferimento coatto della gente Nuba dalla loro terra ancestrale ai cosiddetti 'villaggi di pace' nel Kordofan settentrionale. Nel corso degli avvenimenti un gran numero di villaggi sono stati bruciati e molta gente innocente uccisa. Molti bambini e donne sono stati presi da famiglie del Sudan settentrionale perché lavorassero come operai non retribuiti. Molte famiglie sono state divise e fu evidente che il governo sudanese stava tentando di spazzare via la cultura dei Nuba.

Quando gli ho chiesto che significato abbia avuto tutto questo per la gente locale, Frate Solomon, un prete cattolico della parrocchia Gindel dice: "Questa guerra è terribilmente distruttiva. E' stata pagata con innumerevoli vite della nostra gente, ci ha resi poveri e mendicanti che dipendono dal rifornimento di aiuti. La nostra gente desidera una pace duratura. Mi chiedo perché la comunità internazionale non possa fare passi più concreti per porre fine al conflitto." Frate Solomon è stato trattenuto a Lokichogio, una cittadina nel Kenia settentrionale a venticinque chilometri dalla frontiera con il Sudan, che negli ultimi quindici anni è diventata un alveare di attività delle agenzie di aiuti internazionali che operano nel Sudan meridionale. Era lì in attesa di un carico di aiuti da consegnare alle montagne Nuba.

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