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N.15 - Maggio 1999

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Liberia

Crimini contro l'umanità
Quando vengono perseguiti?

di T. Q. Harris

L'Africa ha vissuto molti conflitti armati che oltre a portare la devastazione in numerosi paesi, hanno rivelato la ripetuta violazione dei diritti umani e crimini contro l'umanità. La Liberia è il caso in esame e dimostra che sovente i responsabili rimangono impuniti.

La percezione dell'Africa quale continente di guerre e crisi continue può essere modificata se verranno messi in atto seri sforzi per assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini contro l'umanità - come avviene oggi in Liberia, in Sierra Leone, nella Repubblica Democratica del Congo, in Algeria e in altri paesi. Come africani dobbiamo assicurarci che vengano operati sforzi e cambiamenti adeguati per poter ristabilire la sicurezza, ripristinare la legalità, e la libertà per tutti i nostri popoli e promuovere lo sviluppo economico nazionale.

Nel corso della brutale guerra civile in Liberia del 1989-1997, i liberiani hanno messo in atto tutti gli sforzi possibili per convincere la comunità internazionale dell'esigenza di portare in giudizio chi si rende responsabile di violenza insensata e far rispettare le convenzioni internazionali. Tuttavia le nostre richieste vengono ignorate. Alla fine, l' intera comunità è andata distrutta, l'impatto del conflitto ha destabilizzato la Sierra Leone, i campi di addestramento dei terroristi sono fioriti sul territorio liberiano, oltre 250.000 liberiani sono morti e nella regione meridionale del paese è stato insediato il primo presidente e signore della guerra nella persona di Charles Taylor. Forse oggi la regione sarebbe più pacifica e sicura se diversi anni fa la comunità internazionale avesse prestato attenzione ai nostri appelli perché si perseguissero i perpetratori di crimini contro l'umanità.

Oggi i governi della Sierra Leone e della Nigeria, che hanno prove della partecipazione del governo liberiano nella mutilazione e nell'omicidio di cittadini della Sierra Leone e delle iniziative messe in atto per rovesciare il governo democratico del presidente Ahmed Tejan Kabbah, chiedono che il Consiglio di Sicurezza raccomandi al Tribunale Internazionale l'incriminazione di Charles Taylor e dei suoi collaboratori per crimini di guerra.

L'opposizione liberiana chiede al presidente nigeriano Abasanjo e al presidente della Sierra Leone Ahmed Tejan Kabbah, di trovare una soluzione adeguata alla crisi in Sierra Leone. In caso i loro sforzi avessero successo, come speriamo avvenga, serviranno da riferimento per risolvere i conflitti di natura simile in Africa.

Noi ci appelliamo a Sua Eccellenza il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e ai membri del Consiglio di Sicurezza perché sostengano questa impostazione della gestione della crisi in Sierra Leone, crisi sintomatica dell'interminabile ciclo di violenze che continua a ostacolare il progresso dell'Africa verso la democrazia e la legalità.

Con le prove documentate del coinvolgimento della Liberia nel terrorismo in atto e nell'omicidio di pacifisti della Sierra Leone e dell'Africa occidentale, i leader della Sierra Leone avrebbero potuto - e a ragione - ordinare un contrattacco contro la Liberia, allargando il conflitto e causando la morte di altri innocenti. Invece il governo della Sierra Leone ha deciso di intraprendere azione legale contro il presidente della Liberia e le persone direttamente responsabili di lampante violazione del diritto internazionale.

Con un metodo molto simile a quello che ha sconvolto la Liberia, i combattenti dell'NPFL di Taylor e i suoi mercenari stanno distruggendo la Sierra Leone e uccidendo decine di migliaia di innocenti, soprattutto donne e bambini. Questa aggressione non deve continuare o altri noti tiranni e signori della guerra assetati di potere con tutta probabilità ripeteranno l'aggressione creando in futuro nuovi problemi nella regione occidentale del continente. Dobbiamo perseguire in tribunale e punire Taylor con fermezza per il suo comportamento criminale. Dobbiamo distruggere il suo potere e la possibilità di scatenare la guerra contro i suoi vicini. Se Taylor non pagherà un prezzo giustamente alto per il suo avventurismo, con tutta probabilità colpirà di nuovo, meglio preparato e capace di raggiungere i suoi vili obiettivi.

In Liberia non è ancora stata ripristinata una pace reale. Il paese è una polveriera pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Nello scorso settembre nel centro di Monrovia oltre 350 persone sono morte quando le forze di sicurezza governative di Taylor (i combattenti dell'NPFL e mercenari) hanno ingaggiato una battaglia sanguinosa con i combattenti del rivale dei tempi di guerra Roosevelt Johnson. Da quando è diventato presidente, Taylor ha individuato i suoi oppositori, tra cui i membri della Loyal Opposition. Con l'aiuto dei suoi amici, leader di stati criminali, in particolare la Libia e il Burkina Faso, il signore della guerra diventato presidente è riuscito a trasformare la Liberia in uno stato di polizia. Ora ha iniziato a esportare la sua ricetta personale di terrorismo - l'amputazione degli arti di civili innocenti e l'estrazione del feto dalle donne incinte, lasciando poi le vittime a morire dissanguate.

Noi ci appelliamo alla comunità internazionale perché fornisca all'ECOMOG tutta l'assistenza necessaria per infliggere una sconfitta definitiva al terrorismo di Taylor in Sierra Leone. Sollecitiamo il Consiglio di Sicurezza a essere sensibile agli appelli per l'incriminazione di Taylor e i suoi collaboratori per crimini di guerra. Gli sforzi effettuati dalla Nigeria e dalla Sierra Leone per risolvere la crisi attuale serviranno da contesto per trattare i costosi conflitti africani esclusivamente motivati dall'ambizione e dall'avidità. Proponiamo che vengano messi in atto tutti gli sforzi possibili per garantire che i conflitti in Africa che implichino crimini contro l'umanità, come avviene in Liberia, in Sierra Leone, in Ruanda, nella Repubblica Democratica del Congo, in Guinea Bissau, in Sudan, in Algeria, ecc., vengano risolti nelle aule di giustizia, se le nazioni africane vorranno arrivare a una pace duratura, alla crescita economica, all'autosufficienza e ad essere in grado di occupare il loro posto di leader di pace nella comunità delle nazioni.

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