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Versione italiana

N.16 - Giugno 1999

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Camerun

"Carceri inumane" accusano i vescovi

di Martin Jumbam

Fra i mali sociali più gravi del paese gli arcivescovi del Camerun, nel corso della loro assemblea generale annuale, hanno indicato le condizioni spaventose in cui vivono i prigionieri.

All'inizio di ogni anno, i vescovi camerunesi tengono la loro assemblea generale in una delle 22 diocesi del paese. Quest'anno si sono incontrati nella diocesi settentrionale di Yagoua, una diocesi relativamente giovane che proprio in quei giorni ha festeggiato l'anniversario d'argento della sua fondazione. Data la solita franchezza dei vescovi su molte questioni attuali, tutto il paese guarda a questo evento con aspettativa. Ogni anno i vescovi, infatti, scelgono un tema da valutare e discutere su cui viene poi rilasciata una dichiarazione. Il tema di quest'anno era "La salute fisica e spirituale dei camerunesi". La dichiarazione è la più lunga mai emanata dai vescovi.

Dopo aver esaminato criticamente "le basi bibliche e teologiche della salute, il ruolo della Chiesa per una politica sanitaria in Camerun e le modalità e gli strumenti necessari per migliorare l'aspetto pastorale della promozione dell'uomo", i vescovi hanno tracciato un quadro molto preoccupante della situazione camerunese. Il documento inizia esprimendo vivo allarme per "l'emergere di mali sociali che violano la nostra dignità di figli di Dio". Hanno menzionato le deplorevoli condizioni del nostro sistema carcerario, hanno denunciato il fatto che le nostre prigioni "detengono un numero doppio e triplo di prigionieri" rispetto alla loro capienza provocando un sovraffollamento che spesso degenera in epidemia e in un'allarmante promiscuità tra i detenuti. Lamentano che molti detenuti continuano a languire in prigione per anni senza processo e che "alcuni persino finiscono dimenticati in cella".

Quello che lascia ulteriormente perplessi i vescovi è che in un paese "che si fa vanto di essere uno stato di diritto, i capi tradizionali e altre personalità del paese gestiscano apertamente prigioni private, in totale spregio della legge". Questa situazione è particolarmente acuta nelle province settentrionali del paese, dove i capi tradizionali islamici, i "Lamidos", per la maggior parte totalmente ostili a qualsiasi idea di modernità, gestiscono prigioni private alla luce del sole dove rinchiudono gli oppositori, e qualcuno viene addirittura ucciso impunemente. Un parlamentare dell'opposizione è stato bastonato a morte in una di queste prigioni. I Lamidos, fanatici sostenitori del partito CPDM del presidente Paul Biya, attualmente al governo, hanno giurato che a nessun altro partito politico sarà consentito operare nel loro territorio di caccia, e questo di fatto garantisce loro l'impunità.

Per quanto riguarda la corruzione, che ha fatto assegnare al Camerun il non invidiabile titolo di "paese più corrotto del mondo", i vescovi lamentano che il cuore del sistema giudiziario e dell'apparato di polizia sono ormai gravemente contagiati. Il cittadino comune ha perso ogni fiducia nel sistema giudiziario nazionale e ha finito per imparare a farsi giustizia da sé. Questo ha provocato il dilagare di atti di giustizia popolare dove ladri veri o presunti vengono picchiati a morte o subiscono la "collana": viene infilato un copertone intorno al collo del presunto ladro e poi viene incendiato. Pur denunciando il fallimento del sistema giudiziario nella protezione dei cittadini, i vescovi rifiutano totalmente il principio di giustizia popolare come soluzione: "Nulla", dichiarano con fermezza, "può mai giustificare il fatto che degli uomini tolgano la vita ai loro fratelli con il pretesto di rendere giustizia".

Per quanto riguarda la salute fisica del camerunesi, i vescovi osservano che "nonostante gli sforzi combinati del governo, della Chiesa e di altre istituzioni, l'assistenza medica non è ancora generalizzata né accessibile a tutti". Questo spiega infatti l'impennata dei casi di morte, soprattutto per malattie trasmesse sessualmente, in particolare l'AIDS. Pur esprimendo la loro compassione e solidarietà con i malati di AIDS, i vescovi hanno comunque condannato l'uso dei preservativi che hanno "rafforzato la promiscuità sessuale e accelerato la diffusione dell'AIDS", soprattutto tra i giovani. E hanno reiterato con fermezza la posizione della Chiesa contro l'uso dei preservativi.

Anche la questione dell'aborto è stata affrontata e i vescovi hanno ricordato al governo che l'aborto è un'attività criminale e si chiedono perché le cliniche dove vengono praticati possano operare tranquillamente e perché gli "abortisti" continuino la loro attività sfidando la legge. Esprimono la loro sensibilità particolare per le donne sterili ma pur ammettendo che "la sterilità rimane per molte coppie una dura realtà", denunciano tuttavia recenti esperimenti di fecondazione in vitro negli ospedali locali perché "non tutto quanto è tecnicamente possibile è accettabile moralmente". Si raccomandano "devozione ai bambini poveri e soprattutto l'adozione" quale mezzo per le coppie senza figli di soddisfare il loro desiderio. Basandosi sulle parole dell'enciclica papale "Donum Vitae" dichiarano che la vita dovrà realizzarsi solo "attraverso un pieno atto coniugale in cui gli sposi si danno uno all'altra in un atto d'amore".

Rivolgendo la loro attenzione al diffuso fenomeno di dipendenza dalle mortali bevande alcoliche distillate localmente, e cioè l'"odontol" e l'"arki", i vescovi lamentano gli effetti dannosi che stanno manifestandosi in molte famiglie, che vengono trascurate dai genitori dediti al bere, e si appellano al governo perché vieti queste bevande. I vescovi non sono stati indifferenti alla serie di disastri naturali o per opera dell'uomo che hanno colpito il Camerun nel 1998 (incidenti stradali, carestie, alluvioni, incendi, ecc.). Il più devastante di tutti è stato il "disastro dell'incendio di Nsam", quando decine di persone che erano corse a raccogliere il petrolio che fuoriusciva da una camion cisterna rovesciato vicino a Yaounde, sono morte perché il petrolio si è incendiato. "Povertà, miseria, incoscienza, irresponsabilità, negligenza e noncuranza", concludono i vescovi, "hanno avuto un peso rilevante in questo disastro".

I vescovi si appellano al governo perché faccia tutto quanto è in suo potere per prevenire catastrofi di questa natura e informano i camerunesi di aver dato mandato a un organo della loro Conferenza, il "Bureau des Acitvitées Socio-Caritatives" di intervenire ogni volta sia necessaria assistenza di emergenza.

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