Africanews in edizione italiana apre il numero di Giugno con una bella favola. Anche se l'Africa è terra di racconti fantastici, quella che ci arriva dal Kenya è una fiaba con le radici ben salde nella realtà ed è diventata fiaba per la sua incredibile conclusione. Anche i suoi protagonisti sono tipici rappresentanti delle favole, sono infatti ragazzi, giovanissimi che hanno osato sfidare i "grandi" ed hanno vinto.
La nostra storia parla infatti del Mathare United, una società calcistica giovanile di Nairobi che ha vinto la Moi Gloden Cup, equivalente alla nostra Coppa Italia, e che ora rappresenterà il Kenya nella Mandela Cup, una sorta di Coppa dei Campioni africana. Succede a volte anche in Europa che una squadra di serie C vada avanti nella Coppa nazionale battendo magari formazioni farcite di fuoriclasse, ma il volo spiccato dai giovanissimi del Mathare United ha qualcosa di prodigioso. È stato come se una squadra giovanile battesse in una finale di Coppa la Juventus o l'Inter o il Milan. In Kenya è successo.
Non è soltanto l'aspetto sportivo ad attrarre l'attenzione e l'ammirazione sul Mathare United. È il contesto sociale in cui agiscono questi straordinari personaggi: tremila ragazze e settemila ragazzi fra i 12 e i 18 anni reclutati in una delle zone più disastrate e povere del Kenya. Si potrebbe definire una società di reciproca assistenza, dato che i più grandi svolgono oltre all'attività di calciatori anche quella di allenatori e di arbitri negli incontri dei compagni più piccoli e si impegnano tutti in una immane battaglia ecologica contro i rifiuti che assediano letteralmente il ghetto in cui vivono.
Dal Sud Africa invece ci arriva la conferma riguardante la stretta connessione fra situazione economica e tolleranza etnica. Il colosso sudafricano viene visto da molte popolazioni vicine come una meta agognata, una specie di America, dove si potranno realizzare speranze e progetti. I problemi nascono dal fatto che la realtà sudafricana non è così florida come la vedono dal di fuori e i suoi abitanti considerano i nuovi arrivati come concorrenti nella lotta per la sopravvivenza o per emergere socialmente. Nell'articolo si accenna anche a un'altra pericolosa divisione, più grave in quanto attecchisce fra le nuove generazioni e le più evolute, gli studenti universitari. Questa divisione riguarda solo sudafricani neri e bianchi iscritti agli atenei, il futuro della nazione che sta faticosamente emergendo dalla palude e dall'inferno dell'apartheid.
In Camerun la denuncia dei vescovi riuniti nella loro assemblea generale annuale, riguarda soprattutto un aspetto della vita sociale che è una piaga dolorosa anche in molti paesi occidentali. Si tratta delle condizioni di vita dei carcerati. I vescovi denunciano il fatto che il numero dei prigionieri è spesso il doppio o il triplo della capienza degli edifici penali e ciò provoca epidemie e pericolose promiscuità. Si verificano anche casi di detenuti che per anni rimangono in cella senza processo e di altri che addirittura vengono dimenticati in prigione.
Un argomento affine viene trattato nel successivo articolo: riguarda i profughi e i rifugiati di cui l'Africa detiene il triste primato mondiale con oltre sei milioni. La zona dove il problema è particolarmente acuto si trova nell'Africa meridionale dove la crisi dei Grandi Laghi, nella quale sono coinvolte almeno dieci nazioni e le recrudescenze del conflitto in Angola forniscono profughi a decine di migliaia.
Anni fa all'epoca delle lotte contro la colonizzazione e contro l'apartheid sudafricana le popolazioni accoglievano a braccia aperte chi fuggiva dalle zone di guerra ma ora la situzione è cambiata. Ci sono paesi le cui condizioni economiche sono vicine al collasso e l'arrivo di migliaia di disperati viene visto come una calamità dalla popolazione, esclusi naturalmente quelli che lucrano sugli aiuti internazionali.
Africanews staff