KenyaI bambini schiavi del saledi Hassan Masha e Clement Njoroge
Per Amina, otto anni, i giochi che i bambini della sua età fanno a scuola o dopo la scuola, sono un lusso che non può permettersi. Tutti i giorni va negli impianti di Malindi per accompagnare i genitori che vi lavorano come mano d'opera occasionale. I bambini di entrambi i sessi, di una fascia di età che varia dai 10 ai 17 anni, vengono usati nelle varie fasi di lavorazione e raffinazione del sale. Quando non vengono utilizzati per l'estrazione del sale, lo confezionano in fabbrica o sono nelle miniere a occuparsi dei fratellini più piccoli mentre i genitori lavorano nei campi o vendono cibo agli altri lavoratori. La maggior parte di loro arriva dalle aree immediatamente circostanti la città di Gongoni ma anche dalle zone più povere dell'interno, in particolare dall'area di Marafu. Altri invece provengono dalle aree meridionali della città di Malindi. Nelle miniere della città costiera, ricca di pregevole architettura araba, i bambini lavorano otto ore come i loro colleghi adulti, a temperature umide che arrivano a 35 gradi. Nei campi devono spezzare blocchi di sale di tre metri cubici in pezzi più piccoli che poi devono essere trasportati per venire ulteriormente sminuzzati prima di essere trasportati in fabbrica per la raffinazione e il confezionamento finali. Non è insolito incontrare famiglie al completo che lavorano un unica pietra per terminare più in fretta e guadagnare di più. La maggior parte del lavoro di estrazione viene svolto durante la caldissima stagione arida, da ottobre ad aprile. Secondo Paul Mwandoe, climatologo in una delle società e leader della chiesa cattolica locale, in questo periodo la maggior parte dei bambini viene usata per la raccolta del minerale. Le alte temperature caratteristiche della stagione arida sono ideali per l'evaporazione e lo sminuzzamento dei blocchi, quindi la richiesta di manodopera minorile per raccogliere quanto più sale possibile prima dell'inizio della stagione delle piogge (da maggio a settembre) è molto alta. Se questa stagione è critica per le società, lo è anche per i bambini perché coincide con il periodo degli esami per la scuola primaria e secondaria secondo il calendario accademico del paese. Il risultato è che nella regione pochi minori sono scolarizzati e chi si sottopone agli esami ottiene scarsi risultati. Il lavoro nelle miniere di sale è l'unica occupazione che può garantire un certo reddito alle famiglie povere in una regione dove il suolo, povero e sabbioso, è insufficiente per un'attività agricola significativa. La cassava, il mais e i piselli piantati dalla popolazione locale non sono sufficienti per il sostentamento di grandi famiglie, quindi è necessario trovare un reddito supplementare in miniera. Persino dopo la fine del periodo della raccolta e l'inizio della stagione delle piogge, la maggior parte dei bambini non torna a scuola né si riposa. Per le difficoltà economiche la maggior parte di loro pesca o fa il venditore ambulante in attesa della stagione arida, quando può tornare nelle miniere di sale. Solo pochi tornano a scuola e il risultato è una caduta drastica delle prestazioni scolastiche e un alto tasso di analfabetismo. Secondo Boaz Musandu, funzionario civile del distretto di Malindi, nella regione solo pochissimi bambini riescono a finire la scuola primaria. "Questo è un fertile vivaio per bambini lavoratori che possono esssere sfruttati facilmente", conclude Musandu. La raccolta del sale richiede molta mano d'opera e la maggior parte dei lavoratori degli impianti viene reclutata come manodopera occasionale e riceve la paga alla fine della giornata o della settimana. Chi intende continuare a lavorare deve fare di nuovo richiesta per essere considerato per il lavoro. La paga giornaliera varia dai 70 ai 200 scellini kenioti (dalle 2000 alle 6000 lire). Tuttavia l'importo dipende dal compito che si è svolto durante il giorno - gli imballatori ricevono il salario più basso, gli addetti alla frantumazione del sale il più alto. Alcuni bambini intervistati, come il sedicenne Aljanerius Katana, un orfano, dichiara che non è insolito che i bambini ricevano 50 scellini (meno di 1500 lire) alla fine della giornata di lavoro. Dopo la morte dei genitori, lui stesso ha lavorato in miniera per circa tre anni. Aljanerius è il fratello maggiore e doveva mantenere il fratellino e la sorella minori. "E' un inferno lavorare là dentro", dice indicando la vicina Malindi Salt Works. "Dovevo lavorare mediamente otto ore al giorno e la paga era di 50 scellini al giorno che usavo per sfamare la famiglia", racconta. Ora, dopo una pausa di tre anni, Katana è tornato nell'unica scuola primaria della zona, Mapimo. Lo sponsorizza una signora tedesca che ha conosciuto a Lama dove faceva il venditore ambulante sulle spiagge. Secondo alcuni abitanti del posto, l'ambiente dove avviene la raccolta non è salubre e causa la crescita stentata dei bambini, problemi ai polmoni per il trasporto di carichi pesanti, esaurimento fisico, stress e mancanza di concentraizone, disidratazione, diminuzione della vista e ferite che non guariscono bene in caso di incidente. Quest'ultimo aspetto è tra i più gravi, perché la maggior parte dei bambini, vestiti di stracci, lavora a piedi nudi anche se le società dovrebbero fornire stivali di gomma. L'abbassamento della vista deriva dal non usare occhiali da lavoro scuri per attenuare il riflesso della luce del sole sui cristalli di sale. La dodicenne Lewa Ndzai continua a lavorare nelle cave di sale anche dopo aver sviluppato problemi polmonari per aver spinto carriole troppo cariche, gli stessi problemi polmonari che hanno costretto Katana a lasciare il lavoro. Quando i problemi polmonari di Lewa sono iniziati, un medico le ha raccomandato di bere spesso latte. Ma lei non ha potuto. "Con la mia paga giornaliera di 70 scellini (circa 2000 lire) che cosa mi rimarrebbe, considerando che mezzo litro di latte costa 25 scellini?" (circa 800 lire), dichiara. Lewa, che ha un padre disoccupato e alcolizzato, lavora accanto al fratello maggiore per integrare il reddito di una famiglia di otto persone. Sua madre fa la venditrice ambulante di noci di cocco in città. Il latte, sebbene sia un rimedio essenziale, è un lusso di cui Lewa deve fare a meno. Una combinazione di fattori economici e culturali ha fatto radicare nella regione l'uso del lavoro minorile, tanto che eliminarlo oggi è quasi impossibile. Gongoni è situata nella zona più povera del distretto di Malindi, Magarini. E' una zona dalle piogge irregolari, con un terreno povero e sabbioso, dove manca qualsiasi opportunità di sviluppo. Il risultato è la povertà più nera, che i turisti notano immediatamente quando mettono piede nella zona. Gli unici investimenti sono riservati agli hotel esclusivi come Angel Bay e le ville lungo la spiaggia, per la maggior parte di proprietà degli albergatori italiani e dei politici locali. E questi impiegano poche persone, affidandosi soprattutto a personale con una formazione, una figura non comune in questa zona. Questa situazione ha creato un grande esercito di disoccupati, bambini e adulti. Quando sono stati aperti gli impianti di estrazione e raffinazione del sale, i titolari sono stati salutati come salvatori, spiega Musandu. Questi investitori sono interressati esclusivamente a raccogliere il sale al costo più basso, in qualsiasi condizione, con una scarsissima preoccupazione per i lavoratori. Alle società poco importa che i bambini rappresentino una larga quota della forza lavoro. Dato che a parte il sale non hanno altri interessi a Gongoni, non hanno costruito né scuole né ospedali. I bambini che non si possono permettere di frequentare la Galana Secondary, la scuola secondaria più vicina, a 50 km di distanza o di viaggiare fino a Malindi o Mombasa per ricevere una formazione professionale, non hanno altra scelta e vanno a ingrossare le fila dei minatori. Tuttavia i datori di lavoro negano l'impiego di bambini nei loro impianti e hanno persino falsificato la documentazione sulla manodopera, dichiara il funzionairo civile. Si limitano a registrare solo chi ha carta d'identità del paese. In Kenya chiunque possegga un documento del genere, in teoria deve avere compiuto 18 anni e quindi non può essere un minore. Che lo ammettano o meno, i bambini che lavorano nelle miniere, soprattutto nell'impianto di Malindi sono sotto gli occhi di tutti. Senza interventi significativi, a Gongoni il lavoro minorile continuerà in modo massiccio, anche se l'evidenza dei fatti dimostra solo una cosa: lo sfruttamento.
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