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Versione italiana

N.18 - Settembre 1999


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SOMMARIO









Editoriale

Se tu vuoi bene all'Africa, lei ti fa soffrire come una vera amante. Ti procura momenti di sconforto, di avvilimento, tanti, sicuramente troppi durante i quali provi la sensazione di averla persa. Leggi, ascolti, vedi notizie che provengono dal continente e dici a te stesso: "Non c'è proprio più niente da fare, soltanto Dio può mettervi rimedio e salvarla". Poi, passa magari poco tempo ed ecco che la stessa Africa trova una via d'uscita a una situazione impossibile e tu torni a sperare, per questa terra e per le sue centinaia di milioni di abitanti, un avvenire più sereno.

Anche nel numero di Settembre di Africanews in lingua italiana, ci sono articoli che descrivono situazioni deprimenti, sovente angosciose, che delineano un quadro senza prospettive. Poi, improvvisamente ecco balzare fuori il resoconto di un'iniziativa - non certo promossa dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale, reggitori dell'economia mondiale con miliardi di dollari ma senza un grammo di fantasia - e questa iniziativa allora ti allarga il cuore ma soprattutto allarga gli orizzonti, molto ristretti, dei giovani africani in cerca di lavoro, di un avvenire.

Abbiamo messo volutamente come primo articolo, quello della speranza. Riguarda la Zambia e più precisamente una baraccopoli posta alla periferia di Lusaka dove i giovani disoccupati vengono istruiti da un'organizzazione che offre svariate formazioni professionali. Molti di questi ragazzi avevano dovuto abbandonare la scuola per mancanza di soldi ma dalla disperazione in cui erano precipitati, sono passati all'autonomia economica, a una nuova vita, grazie a questa organizzazione che si potrebbe un'università fai-da-te. Sono centinaia i giovani inseriti in tal modo nel mondo del lavoro, ragazzi sui quali pendeva inoltre la minaccia di cadere nella criminalità.

Riguardano i giovani anche il secondo e il terzo articolo. Come potrebbe essere differente, se parliamo di un continente dove gli abitanti sotto i 15 (dicesi quindici) anni si aggirano fra il 40 e il 50 per cento della popolazione? Si parla di bambini-soldato, un argomento che ogni tanto riesce ad affiorare anche sulle pagine dei nostri giornali e delle nostre reti televisive. Si parla dei bambini-schiavi nelle terribili miniere della costa kenyota, dove perdono la salute, la possibilità di avere un'istruzione scolastica e quindi una normale evoluzione sociale. Ci sono bambini vittime delle numerose guerre africane e ci sono bambini che in queste guerre agiscono nel ruolo di criminali, anche se assai poco consapevoli dell'orrore che le loro azioni creano. C'è poi la sterminata moltitudine di ragazzi e ragazze che hanno assistito a scene terribili che la loro memoria difficilmente cancellerà.

L'Africa tradizionale, l'Africa dei miti, delle leggende e, aggiungiamo pure, l'Africa dell'ignoranza, si affaccia negli ultimi due articoli. Il primo riguarda le spietate e assai numerose esecuzioni di donne anziane che vengono indicate come streghe. Per molti africani dietro la morte di una persona cara si annida un disegno diabolico, una maledizione che qualche altro essere umano, magari della stessa comunità, ha escogitato. Accade così che gli esorcisti possano indicare un responsabile e questi paga colpe mai commesse con morti atroci. I governi africani cercano di debellare questa piaga dalle radici profondissime, ma non hanno fretta e intanto centinaia di vecchie comari vengono linciate, come descrive il corrispondente dalla Tanzania.

Dal Ghana invece ci arriva un'altra forma di tradizione-superstizione. In questo paese si celebra la festa dell'Homowo per pregare gli Dei che concedano un raccolto eccezionale. I tradizionalisti impongono alle varie Chiese, cattolica inclusa, di non fare celebrazioni, specie se rumorose, nei giorni precedenti la festa suddetta. Naturalmente i cristiani prendono questo divieto come una violazione della libertà di culto e non ci stanno. Risultato: scontri, feriti, danni ingenti alle strutture religiose che non si adeguano. Il governo invita al dialogo, ma, per ora, è tempo perso.

Africanews staff


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