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Versione italiana

N.20 - Novembre 1999

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Ghana

Quando un giornalista fa un errore...

di Santuah Niagia

Una pesante multa imposta a un giornale a larga diffusione ha portato alla ribalta una questione dibattuta da tempo: le multe sono un modo indiretto per soffocare la libertà di stampa o soltanto un prezzo da pagare per avere oltrepassato i limiti dell'etica professionale?

Quando un giudice commette un errore, diventa legge. Quando lo commetto un falegname, lo aggiunge alla fattura. Ma quando sbaglia un giornalista, cominciano i guai. In Ghana ha preso il via una feroce guerra combattuta a parole, in seguito all'imposizione da parte di un'alta corte di Accra di una multa pesantissima (per il bilancio di una pubblicazione africana) per diffamazione a uno dei giornali nazionali privati a più larga diffusione. Le critiche sono arrivate soprattutto da associazioni della stampa, dalla società civile e dai circoli diplomatici.

La situazione è stata causata da una multa di quarantadue milioni di cedi (oltre 60 miliardi di lire) inflitta a Nana Kofi Coomson, editore e ex managing editor del Ghanian Chronicle per avere, a detta della corte, diffamato Edward Salia nel 1997, quando era Ministro della Viabilità e dei Trasporti. Il giornale aveva accusato Salia di essere coinvolto in un'affare illecito in una cronaca basata su una relazione dell'Ufficio Grandi Frodi del paese. Salia ha negato ogni accusa e ha denunciato il giornale e due anni più tardi sembra avere vinto.. "Ho aspettato due anni per arrivare al momento in cui il mio buon nome e la reputazione che mi sono guadagnato lavorando duramente venissero chiariti dalla giustizia," ha detto dopo il verdetto. Ha poi promesso di donare la multa in beneficienza dopo avere sostenuto che non era abbastanza alta da cancellare il danno che il giornale gli ha recato. Ma, pur ammettendo che il giornale può sbagliare, l'editore è stato irremovibile nel sostenere che "non abbiamo mai consapevolmente pubblicato una falsità, mai consapevolmente." L'editore ha anche chiarito bene i motivi della multa. "Il giornale (Chronicle) si è guadagnato una notevole fama e ha attratto una certa quantità di odio nei corridoi del potere per avere fatto rivelazioni sulla corruzione tra i funzionari del governo," ha detto.

In ogni caso la 'vittoria' di Salia è riuscita soltanto a provocare le critiche delle associazioni della stampa e dei membri della comunità diplomatica in Ghana. E questo grazie al fatto che la multa è la più alta che sia mai stata imposta a un giornale nella storia della stampa del paese. Secondo Nii Laryea-Sowah, Segretario Generale dell'Associazione degli Editori di Giornali Privati per il Ghana (Private Newspaper Publishers Association for Ghana - PRINPAG), è una cifra che ammonta quasi a metà dei cento milioni di cedi in multe imposte ai media nel paese negli ultimi otto mesi.

In una petizione di protesta Sowah ha detto: "Per quanto i membri del PRINPAG detestino l'uso ricattatorio della stampa e il linciaggio che fa dei personaggi pubblici, sosteniamo che le multe enormi non siano delle misure correttive adeguate a portare l'equilibrio nell'industria editoriale." Ha osservato che i giornali contribuiscono all'aumento dell'alfabetizzazione, oltre a rafforzare le basi della democrazia, e che deve essere respinto ogni tentativo di soffocarne l'esistenza. Se muore la stampa, ha avvertito, lo stesso potere giudiziario non è al sicuro. La signora Gifty Afenyi Dadzie, presidente dell'Associazione dei Giornalisti del Ghana (Ghana Journalists Association - GJA) ha criticato la multa per la sua entità eccessiva e ha invitato un'istituzione democratica quale quella giudiziaria a "amministrare la giustizia a tutte le parti in causa in maniera tale da non minare e distruggere le strutture fondamentali per un buon governo, ottemperando contemporaneamente all'obbligo di sostenere le libertà degli individui."

Kwame Karikari, direttore della facoltà di Studi sulla Comunicazione dell'Università del Ghana, la scuola di giornalismo più qualificata del paese e portavoce degli Amici della Libertà di Espressione (Friends of Free Expression - FOFE) ha criticato il potere giudiziario per avere dimenticato le proprie responsabilità, apparentemente suggerendo che sia diventato un ostacolo alle libertà di espressione e di stampa, piuttosto che un loro difensore.. La signora Cathryn Dee Robinson, ambasciatrice statunitense in Ghana è stata esplicita sulla legge sulla diffamazione secondo la quale il Chronicle è stato condannato. "Non penso che l'ambasciata USA e il governo siano stati timidi nella critica all'uso delle leggi sull'incriminazione per diffamazione ... per mutilare la stampa privata le cui cronache non sono state gradite al governo," ha detto. Ha affermato che la stampa ha bisogno di essere libera da ogni pressione quando assolve al compito, che le è proprio, di far rispondere i funzionari pubblici delle loro azioni, ma non ha tardato a aggiungere che un tale privilegio richiede un grande senso di responsabilità da parte della stampa.

Per un paese che è tornato al governo civile nel 1992 dopo più di dieci anni di regimi militari, la multa è anche uno schiaffo in faccia all'area democratica che sta chiedendo le riforme costituzionali. Questa area ha l'impressione che la multa infliggerebbe un colpo terribile all'istituzione dei media, che in sostanza è ancora ai primi vagiti. Ma dall'altra parte stanno coloro che sono a disagio con lo stato attuale dei media, in particolare con le loro critiche virulente dei funzionari governativi. Sostengono che qualcosa va fatto per contenerli e che un'enorme multa è il modo migliore per cominciare. Questi attivisti filogovernativi sembrano essere stati incoraggiati dal procuratore generale del paese e Ministro della Giustizia Obed Yao Asamoah che ha di recente comunicato al parlamento che il governo non ha nessuna intenzione di abrogare le leggi sull'incriminazione per diffamazione, perché "nessun giornalista ha il diritto di diffamare chi vuole e farla franca." Ha detto che la legge sarebbe rimasta nella raccolta legislativa per garantire che i giornalisti assolvano ai propri compiti in maniera responsabile.

Anche se il giornale ha fatto appello contro la multa, la lezione che comporta la condanna non può essere ignorata. Diciamo questo considerando il fatto che la multa arriva nel momento in cui lo stesso giornale e un altro quindicinale, The Free Press, stanno subendo un processo per diffamazione sediziosa per "avere pubblicato informazioni che potrebbero danneggiare la reputazione del governo." Questo succede in seguito alla pubblicazione da parte di ambedue i giornali di un servizio che accusava il regime di traffico di droga e di commercio di armi. A quanto si dice la storia era stata raccolta da un giornale straniero.

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