Sierra LeoneUna guerra pilotata dalla mafiadi Linda de Hoyos
"L'accordo di pace è l'unica cosa che il governo in carica possa fare," ha chiarito l'ambasciatore della Sierra Leone negli Stati Uniti John Ernest Leigh, poco dopo la firma degli accordi di Lome che l'estate scorsa avevano messo fine alla guerra, durata otto anni, tra il governo della Sierra Leone e il Fronte rivoluzionario unito (Revolutionary united front - Ruf). "Il governo non è in grado di proteggere i civili disarmati,' ha detto Leigh. "Si è pensato che fosse meglio mettere fine alla violazione dei diritti umani piuttosto che fare pressioni per un esito ideale, mettendo fine a questo genere di nefandezze e confidando sulle promesse della comunità internazionale che garantirà che gli accordi vengano rispettati, messi in atto e sostenuti." Adesso, passati diversi mesi, si è reso evidente che la comunità internazionale non sta tenendo fede ai suoi impegni, avendo abbandonato il paese ad affrontare il disarmo di più di trentamila combattenti nel paese, oltre al loro sostentamento. Per aiutare il governo in carica del presidente Ahmad Tejan Khabbah non sono state prese neanche misure ovvie quali l'annullamento del debito. Il disarmo è andato avanti a passo di lumaca, e le miniere del paese rimangono ancora nelle mani del Ruf, che riceve una percentuale sui soldi guadagnati attraverso il contrabbando di oro e diamanti. L'accordo di Lome ha messo fine a una guerra in cui si stima che siano state uccise o mutilate centomila persone sui quattro milioni di cittadini della Sierra Leone, e che ha creato due milioni di profughi sia all'interno del paese che fuori di esso. Al momento mezzo milione di rifugiati della Sierra Leone sono ancora in Guinea. L'economia produttiva e le infrastrutture del paese sono state rase al suolo. Nel corso dell'offensiva del gennaio 1999 per la conquista della capitale Freetown, il Ruf ha sequestrato seimila bambini, distrutto la città e amputato gli arti a mille civili. L'avanzata del Ruf è stata fermata dalle forze di Ecomog (la forza di interposizione africana), sostenute dalla Nigeria. Guidato da Foday Sankoh, il Ruf ha invaso la Sierra Leone dalla Liberia nel 1991, sostenuto dall'attuale presidente liberiano Charles Taylor, che a sua volta aveva invaso il proprio paese dalla Costa d'Avorio nel 1989 per rovesciare il regime di Samuel Doe. L'alleanza Taylor-Sankoh si è impossessata delle miniere di oro e di diamanti della Sierra Leone e nel 1992 ha fatto cadere il regime di Joseph Momoh in Liberia. Momoh è stato in pratica sconfitto da Valentin Strasser, che si appoggiava su consulenti militari israeliani e mercenari sudafricani della compagnia Executive outcomes. L'accordo era che Executive avrebbe ottenuto la concessione per lo sfruttamento delle ricche miniere di oro e diamanti del paese. Nel gennaio 1996 Strasser a sua volta è stato deposto da Julius Maada Bio, che ha indetto le elezioni che hanno portato al potere Kabbah. Nel 1997 Kabbah ha rescisso il contratto con Executive outcomes e quello stesso anno è stato deposto da ufficiali di basso grado dell'esercito, capeggiati dal maggiore Johnny Koroma. Poi Koroma è diventato così la facciata di governo attraverso la quale si esercitava il dominio del Ruf. Kabbah è stato restaurato al potere nel marzo 1998 con l'intervento delle forze Ecomog, ma la guerra non è finita. Il Ruf manteneva ancora il controllo sulle miniere, facendo passare il bottino attraverso la Liberia. Le somme così accumulate finanziavano le armi del Ruf e delle forze di Koroma, il Consiglio rivoluzionario delle forze armate (Armed forces revolutionary council - Afrc). Dopo la mancata conquista di Freetown, il Ruf ha cominciato a esplorare le possibili strade verso la pace, con il sostegno della comunità internazionale. Quest'ultima però non ha mai preso in considerazione la possibilità di finanziare Ecomog in modo da permettere alle forze nigeriane e di altri paesi dell'Africa occidentale di sconfiggere definitivamente il Ruf e l'Afrc, nonostante i molti precedenti di sostanziali violazioni dei diritti umani contro la popolazione della Sierra Leone. Come ha spiegato Leigh, la comunità internazionale, e in particolare gli Stati Uniti, ha preferito abbandonare la Sierra Leone alla mercè del Ruf, e invece di sostenere il governo regolarmente eletto ha investito tutto nel Kosovo. Leigh ha detto: "in Africa orientale la comunità internazionale spende uncici cent al giorno per un rifugiato; per il Kosovo la cifra è di quattordici dollari. La Nato ha speso quaranta milioni di dollari al giorno per liberare gli albanesi; a Ecomog intanto sono stati dati quindici milioni di dollari l'anno. La disparità non potrebbe essere più lampante. A causa del mancato sostegno dei paesi occidentali il governo ha dovuto raggiungere un accordo con i ribelli." Sono state fatte pressioni su Kabbah perché trovi un accordo. Peter Penford, alto commissario britannico nel paese, ha dichiarato in aprile: "è giunto il momento che la gente della Sierra Leone trovi un accordo." Penfold ha avvertito che la Gran Bretagna non poteva continuare a "pompare liquidi" nel paese sotto forma di progetti e altri pacchetti di aiuti se permane l'insicurezza. "Se voialtri non siete in grado di mettere ordine in casa, la Gran Bretagna non può continuare a versare milioni di sterline nel paese," ha detto. Quale sia stato il ruolo delle forze mercenarie di Londra in Executive outcomes e in Sandline international, con cui era stato stipulato un contratto perché proteggessero il governo Kabbah in cambio della concessione dello sfruttamento delle miniere, non è stato detto. I servizi segreti britannici hanno comunque sostenuto anche il Ruf attraverso enti quali Alert international, la British broadcasting corporation (la radiotelevisione pubblica britannica), e diverse compagnie aeree private e consociate prezzolate, che hanno fornito al gruppo equipaggiamento militare sofisticato. E' stata inoltre fatta pressione sul governo della Nigeria perché trovasse un accordo con la Sierra Leone. Le richieste agli Stati Uniti da parte dei militari nigeriani per un aumento dei finanziamenti per sconfiggere il Ruf sono state respinte. Il neo-eletto presidente Olesegun Obasanjo, preoccupato per lo sfacelo dell'economia nigeriana, ha messo in chiaro che le forze della Nigeria si sarebbero ritirate dalla Sierra Leone. Il goveno Obasanjo calcola di avere speso nel corso del decennio intorno agli otto miliardi di dollari Usa (circa 15.000 miliardi di lire) per la sua partecipazione in Sierra Leone e in Liberia. Il messaggio non poteva essere più chiaro: il governo Kabbah deve trovare un accordo con il Ruf, altrimenti al Ruf e ai suoi alleati verrà permesso di riorganizzarsi e di lanciare una nuova offensiva. Il governo Kabbah ha quindi avviato il negoziato con il Ruf, e i colloqui hanno avuto luogo in Togo, con la mediazione del presidente del Togo Gnassingbe Eyadema, di Francis Okello, rappresentante speciale dell'Onu, e dell'emissario speciale degli Usa Jesse Jackson. L'accordo, firmato nel luglio scorso, disponeva il cessate il fuoco; la creazione di una Missione di osservazione delle Nazioni unite in Sierra Leone (United nations observer mission in Sierra Leone - UNOMSIL) che soprintenda al disarmo del Ruf e di altri belligeranti; la trasformazione del Ruf in un partito politico; la piena amnistia per il Ruf. L'accordo ha concesso ampi e pieni poteri al Ruf in un governo di unità nazionale. Alle forze di Sankoh dovevano essere accordati un incarico di primo piano nel governo, tre altri posti nel gabinetto del Consiglio dei ministri e quattro posti di viceministro. E, fondamentalmente, al Ruf doveva essere assegnato l'incarico centrale della Direzione della commissione per la gestione delle risorse strategiche, la riconciliazione nazionale e lo sviluppo. Sankoh ne è a capo, e pare che Sankoh e compagnia avrebbero un peso importante e probabilmente decisivo sulla distribuzione delle vaste risorse minerarie del paese. L'incarico era teso a rendere ufficiale il controllo del Ruf sulle miniere di oro e di diamanti della Sierra Leone. Leigh ha definito l'accordo "una grande vergogna per le nazioni occidentali." L'Onu e diverse organizzazioni per i diritti umani hanno criticato l'accordo perché assicurava l'amnistia al Ruf. Ma Leigh fa notare che "se il governo avesse avuto il potere, avrebbe potuto insistere che l'amnistia avesse luogo tramite la verità e la riconciliazione." Ma senza amnistia non si sarebbe potuto mettere fine alla guerra. Sankoh stesso era stato arrestato nel 1998, e era in prigione sotto accusa di tradimento fino al momento delle trattative per gli accordi. Se la comunità internazionale ha costretto il governo Kabbah a trattare, le azioni seguite alla firma degli accordi non mostrano alcun impegno per la pace. Con l'eccezione della Gran Bretagna, che ha mandato dei soldi al governo Kabbah. Il processo di disarmo, inoltre, è stato ostacolato. In parte ciò è dovuto al fatto che l'Afrc di Koroma non ha partecipato agli accordi, così queste forze continuano a razziare le campagne della Sierra Leone. Nel frattempo il Ruf continua a controllare quei tratti di territorio del paese su cui si svolgono le operazioni minerarie, inclusi i distretti Kenema e Kono e l'area mineraria di Tongo. Così, fino a quando il processo di disarmo non sarà portato a termine l'unità della Sierra Leone continua a essere minacciata dalla spartizione del paese tra i signori della guerra. All'interno del Ruf sembrano esserci due comandanti che non sono sotto controllo politico: Samuel Bockarie Maskita, che ha minacciato una scissione per dare vita a un suo personale gruppo ribelle, e Dennis Strongman Mingo. Sono inoltre gravi le condizioni psico-fisiche dei ribelli che tornano a casa. Molti degli arruolati nel Ruf erano bambini, che venivano poi pesantemente drogati e sguinzagliati contro la popolazione. Sono traumatizzati, demoralizzati e in alcuni casi a un passo dalla morte per fame. Parecchi non sono qualificati per entrare a fare parte delle forze armate, ristrutturate di recente, perché sono analfabeti. In assenza di programmi che li aiutino nella riabilitazione e nella formazione per prestare servizio pieno nelle forze armate ristrutturate o in vista di un lavoro produttivo, questi giovani rimangono facili obiettivi per il reclutamento in un nuovo gruppo ribelle, dove l'assassinio, lo stupro e il furto sono all'ordine del giorno. Per questi motivi il governo della Sierra Leone ha un urgente bisogno di soldi per il programma di riabilitazione e ricostruzione necessario per una pace duratura. Si tratta di una cifra dell'ordine dei 50 - 100 milioni di dollari Usa per cominciare. Ma il problema è che questi soldi non sono in arrivo. Al contrario, l'incedere lento del disarmo e il permanere dell'insicurezza vengono usati come scusa per sospendere l'assistenza economica. Carol McAskie, sottosegretario generale alle Nazioni unite per le questioni umanitarie, è stata in visita in Sierra Leone nel novembre scorso e ha dichiarato che il suo messaggio alle nazioni occidentali era che la Sierra Leone è ancora 'insicura', e le organizzazioni umanitarie non sono in grado di avere accesso in diverse parti del paese. Ciò significa che il semaforo è ancora rosso per quel che riguarda i fondi: la Banca mondiale non finanzierà la Sierra Leone finché la situazione non è sicura. Nel corso della sua visita in Sierra Leone il segretario di stato Usa Madeleine Albright ha promesso 55 milioni di dollari Usa, di cui quattro milioni di dollari per i mezzi logistici che garantiscano il disarmo; quattro milioni di dollari per l'educazione degli ex combattenti; 45 milioni di dollari per gli aiuti; e un milione di dollari per aiutare la Sierra Leone a ridurre il flusso illegale di diamanti e altri minerali che escono dal paese. Questo denaro, però, ancora non si è visto. Albright ha inoltre detto che gli Usa avrebbero cancellato sessantacinque milioni di debito, ma soltanto se la Sierra Leone avesse firmato un accordo con il Fondo monetario internazionale. Ecco il commento di un funzionario governativo: "Un accordo con il Fmi significa che l'Fmi si insedierà alla direzione del governo." Si calcola che la Sierra Leone perda annualmente tra i trecento e i quattrocentocinquanta milioni di dollari Usa (fra i 600 e i 900 miliardi di lire) a causa del flusso illegale di minerali che escono dal paese e finiscono nelle mani della mafia internazionale che tiene in pugno il governo nella vicina Liberia. Anche prima della guerra la Sierra Leone era il paese più povero del mondo, e oggi sta in fondo al cosiddetto indice di sviluppo umano del Programma di sviluppo Onu (Undp). Ogni attività produttiva del paese ha rallentato fino a fermarsi. La morte per fame dilaga in quelle zone controllate dai ribelli. Il reddito pro capite ammonta all'insignificante cifra di 160 dollari l'anno. Secondo l'Undp l'aspettativa di vita nel paese è scesa a 37,2 anni, dai 42 anni del 1990 e l'alfabetizzazione degli adulti è del 34,4 per cento. E' difficile immaginare quali condizioni di austerità l'Fmi possa imporre a un paese in queste condizioni, ma fino a quando il governo non sottoscriverà il suo patto con l'Fmi non ci sarà annullamento del debito né finanziamento sostanziale da parte dei paesi industrializzati. Il risultato è stato l'abbandono del paese nelle mani dei gruppi criminali internazionali. Il mese scorso i giornali riportavano la notizia dell'arresto di tre ucraini a Freetown che erano in possesso di armi e munizioni per una possibile invasione della capitale da parte del Ruf. Una settimana prima le autorità giudiziarie spagnole avevano confiscato una nave contenente armi diretta verso la Sierra Leone. "La nave confiscata era legata a una rete di mafia in Unione Sovietica," ha scritto il giornale della Sierra Leone The Progress. Questa piccola notizia giornalistica non è che un tassello nella montagna di evidenze che indicano come, al fondo, la guerra in Sierra Leone non è una guerra civile, bensì un'invasione della Sierra Leone da parte delle forze criminali internazionali in cui il Ruf e l'Afrc hanno il ruolo di forza mercenaria di invasione. L'uomo forte locale di questa mafia sembra essere il presidente Taylor la cui invasione della Liberia nel 1989 ha avviato la destabilizzazione dell'intera area.
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