Con questo numero di marzo Africanews in lingua italiana compie il secondo anno di vita. Se volgiamo uno sguardo indietro alle decine di articoli pubblicati vediamo una scoraggiante sequenza di problemi, di situazioni quasi disperate ma anche tanti progetti, tentativi fatti per migliorare e per superare gli ostacoli. A volte temiamo di annoiare, di stancare il lettore riproponendo le stesse difficoltà, le stesse preoccupazioni. Parlando dell'Africa infatti salta fuori sovente la corruzione che si annida ovunque, il peso del debito estero che è allucinante, il traffico di droga che aumenta, le rivalità etniche che non si spengono mentre continuano le discriminazioni contro le donne. Ma soprattutto si susseguono guerre civili e internazionali. Troviamo però anche notizie relative agli sforzi compiuti da molti africani che tentano di rispondere ai problemi e alle sfide cui va incontro la loro terra, la culla dell'umanità dove vivono quasi 800 milioni di persone, un settimo della popolazione mondiale.
Il numero di marzo viene aperto da un articolo proveniente dalla Sierra Leone, un piccolo paese che s'affaccia sull'Oceano Atlantico e grande poco meno dell'Austria con 4 milioni e mezzo di abitanti la cui speranza di vita è meno di 38 anni! La Sierra Leone la cui storia negli ultimi anni è stata tristemente legata alla vicina Liberia, è stato teatro di atrocità mostruose (amputazione di mani o piedi), atrocità che ricordano quelle compiute all'inizio del secolo dai belgi in Congo.
La situazione della Sierra Leone è tragicamente grottesca. La pace fra le varie fazioni in lotta non può essere mantenuta perché mancano i fondi promessi dalla comunità internazionale ma soprattutto perché la criminalità, in questo caso la mafia russa, trova allettante il traffico d'armi e la "gestione" delle miniere d'oro e di diamanti. Aveva cercato di mettere a posto la situazione l'Ecomog, la forza di interposizione formata da diversi paesi africani. Ma la Nigeria, le cui truppe costituivano la maggioranza di tale forza, non ha intenzione di spendere altri miliardi per mantenere le truppe in Sierra Leone. Speriamo che il nuovo presidente Obasanjo voglia utilizzare i soldi risparmiati a favore della popolazione.
A proposito di truppe inviate all'estero, sovente osservando certe situazioni africane, si può essere indotti a pensare che quel tal presidente deve essere folle o paranoico per inviare migliaia di soldati in un''ltra nazione mentre la sua gente ha bisogno di tutto. La politica è anche questo. Però, alla lunga, il popolo reagisce. E' il caso descritto nell'articolo dallo Zimbabwe dove il presidente Mugabe vorrebbe introdurre una tassa a favore dei malati di Aids ma la gente si è ribellata dicendo chiaramente che non crede più a un governo corrotto e che teme di veder finire i soldi, invece che ai poveri malati, agli 11.000 soldati mandati a combattere nella Repubblica Democratica del Congo per la bella faccia e per gli interessi del signor Mugabe.
Riappare nell'articolo dal Ghana il penoso problema del lavoro minorile che in questo caso si potrebbe anche definire una vera schiavitù. Teatro di questo delitto è il nord del paese e vittime sono i giovanissimi che lavorano tutto il giorno mangiando una sola volta. Viene da sorridere tristemente leggendo che viene loro insegnato l'arabo nei fine settimana. Tra l'altro molti ragazzi non rivedranno più la loro casa e i loro parenti. Tale inconcepibile situazione è venuta alla ribalta nel corso di un seminario e ci sono ora organizzazioni non governative che si occupano di loro. E' gia' un piccolo passo positivo.
Africanews staff