LOGO AFRICANEWS AFRICANEWS LOGO AFRICANEWS

Versione italiana

N.26 - Maggio 2000

TORNA AL SOMMARIO

Ghana

Schiave dei sacerdoti

di Santuah Niagia

In alcune parti del Ghana se un genitore commette una colpa non deve affrontare le conseguenze. Ha la possibilità di mandare una figlia preadolescente in un santuario speciale che dovrà servire per il resto della vita, espiando i peccati dei suoi genitori o dei familiari.

In Ghana, una combinazione di due parole tra loro incompatibili ha creato una delle tradizioni più barbariche: schiavitù infantile. La parola 'Trokosi' è una combinazione di due parole ewe (una delle lingue principali del Ghana), 'tro' e 'kosi'. 'Tro' significa divinità, e 'kosi' schiavo. Trokosi significa quindi schiavo di una divinità. E' una tradizione che comporta l'offerta di ragazze giovani ai sacerdoti dei culti tradizionali da parte dei parenti, nella speranza che questa azione serva a espiare i peccati commessi dai genitori o dai loro familiari.

Il sistema 'Trokosi' è una delle pratiche più antiche ancora presenti tra gli ewe, e le sue origini sono avvolte nel mistero. Ma secondo la tradizione orale cui si riferiscono i sacerdoti e gli anziani 'trokosi', le sue origini possono essere fatte risalire alla pratica di pagare le divinità per i servizi resi. Un 'Trokosi', nella sua forma più comune e umiliante, comporta il dono alla società di una vergine che non ha ancora avuto le sue prime mestruazioni per espiare il peccato o la colpa commessa da un familiare. In questo modo la ragazza diventa schiava della divinità, anche se, con un eufemismo, viene chiamata moglie della divinità. Rimane a vivere nel santuario, al servizio del sacerdote e delle altre figure presenti nel santuario. In alcuni casi inoltre, dopo la sua morte deve essere sostituita nel santuario da un'altra ragazza della famiglia.

I 'Trokosi', così come sono stati descritti qui, si trovano nell'area Tongu della regione Volta, dove è presente una pratica leggermente diversa, nota come sistema 'fiasidi'. Letteralmente fiasidi significa futura moglie di un capo o di una divinità. In questo sistema una vergine destinata alla divinità non è solitamente tenuta nel santuario. Abita con i genitori ma non può sposarsi o avere rapporti sessuali senza il permesso del santuario. Le punizioni che seguirebbero la violazione della sua verginità servono da deterrente per pretendenti senza scrupoli. Ci si aspetta che i suoi genitori e familiari la proteggano, in modo da preservarne la verginità fino al matrimonio. In quanto tale la Fiasidi, a differenza delle sue controparti a Tongu e Ada, è altamente rispettata, anche se temuta, da possibili pretendenti. In alcuni luoghi è chiamata 'mama', o regina madre, un termine di rispetto e onorifico che si applica anche a regine madri e mogli di capi.

Chi diventa 'Trokosi'? Una famiglia diventa suscettibile di fornire una 'Trokosi' a una divinità quando un membro commette una colpa che è stata denunciata alla divinità. La famiglia può non essere stata a conoscenza della colpa fino a quando la sfortuna si abbatte sui suoi membri: una morte improvvisa, un incidente automobilistico e altre disgrazie. In simili circostanze l'unico rimedio è quello di sottomettersi al santuario in questione, e alle condizioni che pone per fare cessare le disgrazie. Oltre a altre spese, si deve offrire una ragazza che presti servizio al dio del santuario.

Altre ragazze diventano 'Trokosi' perché sono nate con l'aiuto del dio ma la maggior parte di loro non deve per forza vivere nel santuario. Anche se in circostanze normali si costringono solo le ragazze a servire nei santuari come 'Trokosi', occasionalmente vengono offerti ragazzi. Un'indagine recente ha mostrato che ci sono almeno trentanove santuari 'Trokosi' attivi nelle aree di Volta e Dangme: diciotto nel distretto di Tongu nord (Adidome), otto in quello di Tongu sud (Sogakope), cinque a Ketu, tre a Keta, due a Dangme ovest e uno nel distretto di Akatsi. In tutto ci sono più di mille 'Trokosi'. La più alta concentrazione di santuari è a Tongu, dove vengono anche perpetrati i crimini più spietati contro le Trokosi.

Ci si aspetta che le Kosi che giungono alla loro prigionia si portino da casa gli oggetti di uso personale. Questi comprendono i vestiti di cotone grezzo o stampato, gli attrezzi da cucina, un secchio, un pettine e un tappeto su cui dormire. La vita nel santuario comincia con il rituale di remissione officiato dal sacerdoti e da altri membri del santuario. Scopo di questo rituale è di introdurre la Kosi all'interno del santuario e di somministrarle delle pozioni che la renderanno una devota fedele e dedita e le impediranno di scappare. Le sanzioni contro questa azione vengono elencate in maniera meticolosa a lei e ai suoi genitori.

Come segno di identificazione le vengono rasati i capelli. I suoi nuovi vestiti sono di stoffa grezza o stampata, e porta un filo di rafia intorno al collo. Ci si aspetta anche che osservi una serie di rituali. Le è proibito, per esempio, portare scarpe e vestiti diversi da quelli imposti dalla sua condizione di 'Trokosi'. Ci sono anche un certo numero di tabù, tra i quali quello di mangiare alcune specie comuni di pesce. Inoltre le è proibito avere rapporti sessuali all'esterno del santuario.

La vita all'interno del santuario è difficile, poiché è piena di tabù, divieti e obblighi. Oltre alle faccende domestiche che deve svolgere, la 'Trokosi' lavora per il sacerdote senza essere pagata in nessun modo. Non può lasciare il santuario senza permesso, neanche per recarsi alla fattoria. Ha il permesso di visitare la famiglia solo di rado per qualche giorno. Alcune non hanno nenache il permesso di andare a casa in visita. Il sesso è del tutto tabù, tranne con il prete. Anche quelle cui viene permesso di sposarsi, come quelle che non sono recluse, lo possono fare solo con il permesso del sacerdote, il quale determina il prezzo della sposa. Ma la grande spesa per i rituali che comporta, e il prezzo della sposa proibitivo, unito alla pretesa di accedere ai favori sessuali della 'Trokosi' (anche di chi non è reclusa) da parte del prete, sono spesso un deterrente per possibili pretendenti.

E' inutile aggiungere che i figli di 'Trokosi' e sacerdoti o altri membri del santuario vengono trattati come schiavi anche loro e, meno che mai vengono mandati a scuola. Le punizioni frequenti fanno parte della normale esperienza di una 'Trokosi' nel santuario. Spesso per punirla le si nega il cibo, o la si frusta con l'atam (una frusta fatta con il pene seccato di un toro o di un cavallo). A coloro che se lo possono permettere a volte si permette di offrire beni di importazione invece di sottomettersi alle punizioni di cui sopra. Tra le colpe che meritano una punizione ci sono: rifiuto di avere rapporti sessuali, litigi con altre 'Trokosi', insulti, rifiuto o incapacità di compiere commissioni, consumo di prodotti alimentari della fattoria senza averne il permesso, ritardo nel rientrare da una commissione, entrare in una stanza proibita con le scarpe ai piedi o svegliarsi tardi .

Date queste circostanze, il Consiglio nazionale per la popolazione e l'Università del Ghana hanno commissionato una ricerca a un famoso antropologo. I risultati potranno essere una precisa base di partenza per l'eliminazione di una delle pratiche più barbare compiute contro le bambine.

LOGO TORNA AL SOMMARIO LOGO



I contenuti possono essere riprodotti liberamente citandone sempre la fonte. Spedire inoltre una copia dell'articolo alla redazione di Africanews.

AFRICANEWS versione italiana viene pubblicata da Amani, via Gonin 8, 20147 Milano
tel.: 02-4121011 - fax: 02-48302707 - e-mail: amani@iol.it
Con il contributo di A.I.C.O.S. e della Commissione Europea Divisione Generale Sviluppo


PeaceLink 2000