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N.27 - Giugno 2000

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Sud Africa

Il passato resiste in miniera

di Ben Molapo

L'industria mineraria del Sud Africa sta lottando per ritrovare un ruolo nel mercato mondiale. Ma le prospettive e i progetti non riguardano i lavoratori neri.

Dal 1994, anno della vittoria di Mandela in Sud Africa, la presenza manageriale nera nell'industria mineraria si è limitata a pochi posti importanti, poco più che simbolici, in posizioni e ruoli molto ben definiti. Come a significare che queste poche figure servissero per risolvere il problema con il Sindacato Nazionale dei Minatori (National Union of Mineworkers- N.U.M.) e a presentare l'industria con una faccia pulita all'Africa e al resto del mondo. Questa è stata l'opinione espressa in occasione del Summit Minerario svoltosi a Pretoria, da alcuni di quei neri che hanno potuto scalare i gradini più alti delle società minerarie sudafricane. Al di la di questo il cambiamento ha riguardato solamente qualche modifica dei nomi come per esempio da Western Holdings Gold Mine a Machabeng Gold Mining o com'è il caso di diverse altre società che hanno preso nomi africani.

Non ha avuto luogo alcun sostanziale cambiamento nel settore minerario. Al contrario, secondo Gwede Mantashe Segretario Generale del N.U.M., si è delineato uno scenario da "Irish coffee" in cui è stata data una spruzzatina di panna sulla superficie, mentre all'interno il sapore della realtà rimane bollente, cioè ostile alla creazione di una presenza nera significativa. Aggiungendo che il sindacato è testimone di questo raggiro che coinvolge manager destinati al fallimento.

Il Sud Africa ha una serie di giacimenti ancora da sfruttare. Il Paese ha estratto oro e diamanti negli ultimi cento anni e più, ma gli studi dimostrano che nei prossimi cinque anni la sua quota di estrazione mondiale sarà la metà di quella attuale. Fra le nazioni minerarie la produzione sudafricana è considerata al tramonto, fortemente in declino in termini di posti di lavoro e di contributo alle esportazioni del Paese. Moltissime nazioni che dipendono dall'industria mineraria si trovano di fronte ad una crisi sociale ed economica. In Sud Africa c'è stato un duplice andamento negativo dell'occupazione mineraria, dovuto sia alla meccanizzazione sia alla riduzione della ricerca nella prospezione.

Le società sudafricane stanno cercando in altre parti d'Africa, mercati più promettenti, dove l'estrazione non sia ad alta intensità di capitale. Per esempio in Lesotho dove il futuro è nero per molte famiglie rurali che ricevono il 70% del loro reddito da rimesse di emigrati che lavorano nelle miniere. Un certo numero di ex minatori del Lesotho lasciava la miniera sperando sempre di poter essere richiamato, ma con la caduta del prezzo dell'oro la fiducia di molti lavoratori si è dimostrata malriposta come nel caso di Shoaepane Mohatonyane, unico a percepire un reddito con una famiglia di otto persone sulle spalle. Egli è uno delle migliaia di minatori del Lesotho le cui speranze sono state frantumate dalla crisi industriale mineraria.
Mohatonyane, lasciato a casa l'anno scorso, dice che non vede un'alternativa dopo aver fatto il minatore per 19 anni e che solo Dio sa come fa a tirare a campare rimanendogli solo la speranza che la fortuna gli venga incontro e possa un bel giorno essere richiamato dalla miniera.

Il Lesotho non ha alcuna possibilità economica di riassorbire il grande numero di minatori licenziati in Sud Africa ed oggi, diversamente dagli anni '70 e '80 quando l'Ufficio Africano dell'Occupazione (T.E.B.A) gestiva con successo il meccanismo di reclutamento dei lavoratori nel subcontinente, questo gran numero di ex minatori deve affollarsi agli ingressi delle miniere sperando di essere reimpiegato. Il T.E.B.A è tuttora l'Agenzia di reclutamento per la Camera Sudafricana delle Miniere ed è presente con settanta centri di reclutamento in Mozambico, Swaziland, Botswana, Lesotho e le aree rurali del Sud Africa, ma il ruolo di questi centri sta perdendo di importanza.

Sebbene la storia abbia collocato il Sud Africa fra i principali Paesi minerari e che le sue imprese stiano facendo acquisizioni selvagge di diritti di sfruttamento in Africa e nel mondo, la sua industria mineraria sta lasciandosi alle spalle una situazione critica sul piano economico e sociale. Infatti la sua manodopera è particolarmente poco qualificata e sotto standard a livello mondiale nonché inadeguata, da questo punto di vista, alle esigenze dei colossi industriali per cui lavora. Inoltre per via dell'ammassamento dei minatori neri in baracche segregate per soli uomini l'epidemia di AIDS è più virulenta in questo che non in altri settori, superando il 46% di lavoratori sieropositivi. La crisi del settore, infine, si ripercuote anche sulle zone rurali dove l'industria mineraria ha tradizionalmente sempre attinto la sua forza lavoro.

Il Summit Minerario, al quale partecipavano tutti gli addetti ai lavori del settore, quali il Governo, i rappresentanti delle imprese e dei sindacati, ha visto il Ministro delle Miniere e dell'Energia Pumzile Mlambo-Ngcoka tentare di dare una spinta benefica al processo di ristrutturazione che dovrebbe migliorare la situazione del comparto riportando possibilmente l'industria mineraria ai livelli che si merita. L'industrializzazione del Sud Africa è avvenuta verso il 1880 attorno alla scoperta dell'oro nel Witwatersrand e dei diamanti a Kimberley nel nord della Provincia del Capo e fino agli anni '80 le esportazioni d'oro hanno contribuito per oltre il 50% alle entrate valutarie, impiegando un numero assai cospicuo di lavoratori provenienti dalle aree rurali di tutto il subcontinente.

Il Summit Minerario che è stato considerato da molti come un avvenimento da tempo atteso e di grande importanza ha focalizzato la sua attenzione su tre temi principali; lo sviluppo delle risorse umane, la promozione dell'industria mineraria e lo sviluppo rurale integrato, in modo da affrontare complessivamente gli effetti socioeconomici della crisi settoriale. Nonostante le parti si siano trovate sostanzialmente d'accordo sul tema dello sviluppo rurale integrato, sulle altre due questioni le cose sono andate diversamente, lasciando parecchio dissenso da superare.

In un'industria come quella mineraria in cui la razza così come il tribalismo erano e sono tuttora fattori determinanti dei meccanismi di accesso al lavoro, l'ingresso di dipendenti neri in certe aree d'impiego continua ad essere limitato se non negato. Ciò avviene nonostante le imprese minerarie sudafricane si stiano apprestando a giocare un ruolo internazionale a tutto campo, di cui beneficerà, comunque, solo un piccolo stuolo di geologi ed ingegneri bianchi. Intanto il grosso della forza lavoro resta in ogni caso meno qualificato che mai!

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