TanzaniaLago Tanganika in pericolodi Charles Mubambe
Samu Samu Kipaila, un esperto ambientale congolese intervistato a Mpulungu Harbour sulla sponda zambiana ha affermato che il lago e la sua vita versano in un equilibrio delicato, che il futuro del lago è in pericolo poiché la sua flora e la sua fauna potrebbero non essere in grado di adattarsi ai cambiamenti introdotti dall'attività dell'uomo. Infatti, si potrebbero perdere in breve tempo i risultati di milioni di anni di evoluzione. Il lago Tanganika è una risorsa ittica, un'importante via di comunicazione, una riserva di acqua potabile e non, ma anche un ricettacolo di scarichi. Disgraziatamente non sono più sostenibili le abitudini ed i comportamenti tradizionali nell'utilizzo delle terre e delle acque, nonché le pratiche di smaltimento dei rifiuti, in quanto queste non reggono più al rapido aumento della popolazione intorno al lago. Negli ultimi anni l'aumentato fabbisogno alimentare ha notevolmente accelerato l'erosione dei suoli mentre il nuovo fenomeno dell'urbanizzazione ha portato con se tutta una serie di minacce come per esempio gli scarichi di acque nere di provenienza domestica ed industriale che si riversano in corsi d'acqua che finiscono nel lago. Il lago Tanganika riempie il suo bacino ricevendo fiumi che raccolgono le acque di un territorio di 250.000 chilometri quadrati (l'Italia supera di poco i 300.000 Kmq) appartenenti ai Paesi che lo circondano; il Rwanda, il Burundi, la R.D. del Congo, la Tanzania e lo Zambia. Molti fiumi entrano nel lago, ma uno solo ne esce, il Lukuga. Ciò comporta che i materiali trasportati dai fiumi nell'immenso bacino del lago si accumulano costantemente essendo scaricati assai lentamente. I bacini di alcuni importanti affluenti come il Malagarasi ed il Ruzisi si estendono su terre agricole assai fertili la cui lavorazione fa sì che gli agenti atmosferici ne asportino lo strato superficiale facendolo finire nel lago dove si mischia con fertilizzanti ed insetticidi dilavati dagli stessi bacini imbriferi. James Phiri, Direttore del Consiglio Ambientale dello Zambia che coordina la parte zambiana del progetto, afferma che l'accelerazione della trasformazione ambientale causata dalle attività umane è allo stato attuale più veloce della capacità di adattamento della fauna e che sebbene la popolazione costituisca una componente vitale della biodiversità della regione c'è un reale pericolo che attraverso la sua influenza predominante la biodiversità si trasformi in biomonopolio. Non è chiaro chi si debba assumere la responsabilità della cura dell'integrità ambientale, mentre un'adeguata informazione riguardo migliori tecniche agricole non ha raggiunto i contadini, alla maggior parte dei quali non è mai stato insegnato come prestare attenzione alla sostenibilità a lungo termine delle loro risorse naturali. Il lago Tanganika è straordinariamente vecchio. Il suo bacino attuale è stato riempito d'acqua per almeno dieci milioni di anni ed alcuni sedimenti sono due volte ancora più vecchi. Il lago, con una superficie di 33.000 chilometri quadrati (quasi 10 volte il lago di Garda), ha una profondità media di quasi 600 metri e massima di 1.500; Il volume totale di acqua ammonta a circa 19.000 milioni di metri cubi. Molti organismi che vivono nel lago sono unici; per esempio, vi si trovano almeno 300 specie ittiche, e molte altre ne vengono continuamente scoperte, due terzi delle quali sono presenti solo qui. La specie più importante, quella dei Ciclidi, è ricca di più di 200 sottospecie e tutte tranne cinque sono presenti solo in questo lago. Come per esempio la famosa medusa d'acqua dolce c'è abbondanza di specie endemiche anche nella famiglia dei molluschi e dei crostacei, compreso due serpenti d'acqua unici di questo lago. I Paesi rivieraschi in un tentativo di migliorare la situazione del lago hanno avviato un progetto volto a produrre un piano di gestione regionale sostenibile per il controllo dell'inquinamento e la cura e la conservazione della biodiversità. Questo piano ha come scopo quello di aiutare i Paesi che utilizzano questa immensa risorsa a mettere in opera un sistema efficiente e sostenibile di gestione e conservazione della biodiversità di questa massa d'acqua. Il progetto, la cui vita è cominciata nel 1995 e si concluderà quest'anno, è finanziato dallo Schema Ambientale Globale (G.E.F) dell'UNDP (United Nations Development Programme) e viene gestito da varie Istituzioni dei paesi rivieraschi supportati tecnicamente da Agenzie internazionali. Coinvolgendo concettualmente le comunità locali la strategia progettuale ha affrontato contemporaneamente i bisogni sia della conservazione sia dello sviluppo, proponendosi di proteggere il sostentamento delle popolazioni locali. Il progetto sostiene che per educare l'uomo, l'unico animale in grado di decidere di cambiare le proprie abitudini rendendole più compatibili con l'ambiente è necessaria la conoscenza e la comprensione della complessità dei mutamenti ecologici. Il progetto si concentra anche sulla biodiversità per scoprire quali specie, combinazioni di specie ed habitat, sono sottoposti a particolare rischio; sta identificando fonti di inquinamento, valutandone le conseguenze e individuando misure preventive. Sta anche monitorando la sedimentazione, cioè il movimento e l'impatto dei suoli che entrano nel lago. Sono stati elaborati due programmi collegati fra loro di educazione socio-economica ed ambientale intesi ad aumentare in determinati gruppi di utenti la consapevolezza dei problemi ambientali, ma anche a facilitare l'introduzione nelle pratiche quotidiane di principi scientifici di conservazione. Il modo migliore, questo, per far giocare alla gente un ruolo sempre più importante nella ricerca del giusto compromesso fra sviluppo e salvaguardia dell'ambiente. All'interno di questi programmi si trovano studi sulle pratiche agricole e di pesca, sui criteri di individuazione di siti di parchi nazionali sottomarini, relativi all'importanza dei sistemi legislativi e della proprietà della terra, sui bisogni legati alla conservazione del lago e al suo sviluppo, considerando tutti i problemi del caso, associati alle lunghe distanze e alla scarsità di comunicazioni. Il lavoro viene portato avanti da gruppi di specialisti coordinati con la sede del progetto a Dar es Salaam, supportati da dipartimenti governativi, università, istituti di ricerca ed organizzazioni non governative. Questi esperti lavorano in stretto contatto con studiosi internazionali dei rispettivi settori, ma anche con le comunità che dipendono dal lago per il loro sostentamento.
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