TanzaniaUn sogno dimenticato: far rivivere la vita dei villaggidi Bernardin Mfumbusa
Il furto di un lenzuolo è bastato a scatenare la collera degli abitanti del villaggio. Così Isa Mazengo, 22 anni, è stato immerso nel petrolio ed è stato dato alle fiamme da un gruppo di abitanti del villaggio di Bihawana, vicino Dodoma, una città della Tanzania centrale. I presenti hanno applaudito il sinistro spettacolo. "Persino i ragazzini e le donne incoraggiavano i miei aggressori", ricorda Isa. Isa, in convalescenza con ustioni di primo grado, è uno dei tanti giovani che cercano di adattarsi alla vita del villaggio dopo anni passati per le strade di Dodoma. Ora deve affrontare un difficile dilemma. È meglio restare o tornare alla vita incerta della strada? Entrambe le opzioni sono cariche di difficoltà. Gli abitanti del villaggio sono diffidenti a causa del suo passato ma anche la vita di strada è dura. Tuttavia alcuni amici di Isa del Tegemeo Centre si sono integrati tranquillamente in altri villaggi. Una nota del capovillaggio di Mzaganza a padre Arnold Boisseur, direttore del Centro Tegemeo, afferma che un altro diplomato del centro "lavora duramente, è rispettoso ed è un buon esempio per gli altri giovani del villaggio". Padre Boisseur è convinto che molte persone siano inutilmente diffidenti nei confronti di questi giovani e che, in generale, vengono considerati criminali incorreggibili. "Questo non è giusto. Se viene offerta loro una possibilità e una guida adeguata, molti riprenderanno a condurre una vita normale", afferma con convinzione. Ed è stata questa convinzione a indurre Boisseur a fondare nel 1994 il centro Tegemeo, a 12 chilometri da Dodoma. "Stiamo cercando di offrire loro una seconda possibilità nella vita", spiega. Il Tegemeo Centre ospita 20 giovani dai 16 ai 30 anni. Qui imparano le nozioni basilari di falegnameria, giardinaggio ed edilizia e seguono anche corsi di alfabetizzazione. Il loro obiettivo è diventare autosufficienti in un villaggio di loro scelta. Sorprendentemente il Tegemeo Centre riesce dove il governo ha fallito. Il programma governativo incoraggiava i giovani a restare nei villaggi e nel giro di una notte i cosiddetti 'villaggi della gioventù' sono spuntati come funghi, ma l'euforia non è durata a lungo. Haji Hussein, 40 anni, ex-residente del villaggio della gioventù Serya di Kondosa, nei pressi di Dodoma, dichiara, "L'idea dei villaggi era buona ma la cattiva gestione e la mancanza di focalizzazione degli obiettivi ha distrutto persino i servizi base, come i laboratori di falegnameria e tessitura che avrebbero dovuto rappresentare una pietra miliare per le nostre attività economiche". Serya, come la maggior parte dei villaggi della gioventù del paese, rimane il simbolo di un vecchio sogno dimenicato. Victor Buyi, 20 anni, è una delle storie di successo del Tegemeo Centre. "Provo uno piacere straordinario nel vedere questi 'ragazzini di città' sistemarsi nei villaggi che hanno scelto". Buyi è l'orgoglioso proprietario di una bicicletta e di un orto di due acri che gli rende circa 11 dollari USA alla settimana; in un paese dove il reddito procapite annuale è di soli 120 dollari, se la cava piuttosto bene. Oggi il reddito incerto di Buyi come venditore ambulante sembra ormai un brutto sogno. Ha passato sei anni per le strade di Dodoma, ha conosciuto la prigione di Isanga, ha fumato marijuana e aveva in serbo uno squallido futuro. Nel 1994, come parte integrante del suo ministero, Padre Boisseur ha iniziato ad assistere piccoli commercianti, venditori ambulanti e piccoli criminali. "Ho scoperto che la maggior parte di loro viveva pericolosamente, borseggiando per arrotondare le entrate o gingillandosi con l'hascish e abbandonandosi ad atti di vandalismo", spiega. Una cicatrice sottile testimonia il suo passato violento ma oggi Buyi è cambiato. Raccoglie una manciata di mais e la tende a padre Boisseur con un sorriso, "I doni della fattoria", dice. Spesso la gente chiede a padre Boisseur se intende convertire questi giovani, molti sono musulmani. "Non è il mio obiettivo immediato", spiega, "Cerco solo di farli diventare persone responsabili in grado di gestire la loro vita come cittadini rispettosi della legge. Dio e la religione verranno per loro scelta". Il cibo e le altre esigenze del centro Tegemeo vengono forniti da donatori e buoni samaritani. Ogni residente riceve una gratifica settimanale inferiore a 1 dollaro Usa. Questo magro stipendio vuole incoraggiare il risparmio: chi evita di spendere il denaro in sciocchezze - sigarette e l'alcool - e risparmia 1,50 dollari riceve una gratifica di 6 dollari. In riconoscimento dei meriti del Tegemeo Centre e per salutare gli sforzi dei giovani che cercano di lasciarsi alle spalle un passato difficile, l'anno scorso la fiaccola Uhuru della corsa che attraversa tutto il paese ha previsto una sosta nel Centro. "La nostra casa sembra piccola e piuttosto rozza", hanno detto i giovani nel messaggio al responsabile della corsa prima di deporre la pietra delle fondamenta di un'altra ala dell'edificio. "Ma ne siamo orgogliosi, perché l'abbiamo costruita con le nostre mani". Quando alla fine i giovani si sono alzati per cantare il tradizionale canto Uhuru, le parole dei versi hanno colpito il segno: "porta la speranza dove regna la disperazione e la luce dove incombe l'oscurità". Per questi giovani vissuti per la strada il Tegemeo Centre è sinonimo di speranza; persino per Isa, che ancora giace in ospedale per curare le sue ustioni.
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