ZimbabwePolitici a lezione di storiaDi Fratel Oskar Wermter, S.J
Uscire dallo Zimbabwe, scoprendo un altro Paese, un'altra cultura e coscienza collettiva, ti permette di far paragoni. Dello Zimbabwe e della sua storia, sebbene abbiano caratteristiche e prerogative tutte loro e peculiari, si ritrovano parallelismi altrove nel mondo. Nessun Paese può sfuggire al suo passato, ne è un esempio la Germania. Tempo fa un amico mi ha portato in giro per l'ex Berlino Est ed in via Oranienburg sono entrato per la prima volta in vita mia in una sinagoga tedesca (o in ciò che rimane di essa dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale) per visitare una mostra intitolata: "Ebrei tedeschi a Berlino dal 1933 al 1945". Con scrupoloso dettaglio si mostravano i vari aspetti della persecuzione sofferta dagli ebrei tedeschi, esibendo fotografie, lettere, cartoline con gli ultimi messaggi di ebrei sulla strada di Auschwitz, corrispondenza ufficiale di ambasciate straniere che gentilmente si scusavano di non poter offrire asilo ad ebrei disperatamente alla ricerca di fuga da Hitler, ed infine un libro mastro ospedaliero con la registrazione in bella calligrafia dei nomi degli ebrei suicidatisi, piuttosto che farsi gassare ad Auschwitz. Giovani fanatici e neonazisti, soprattutto provenienti dall'ex Germania comunista dell'Est, si rifiutano di credere in quella tragedia che è stata l'" Olocausto" e terrorizzano gli immigrati che in Germania sono ben 7 milioni su di una popolazione totale di 82. Prontamente i media chiedono che la scuola faccia di più perché i giovani affrontino e comprendano meglio il raccapricciante passato del proprio Paese. Il passato non è mai... passato. Una certa generazione può voler dimenticare gli orrori dei suoi tempi, ma viene dolorosamente sollecitata da quella seguente a spiegare il perchè di quelle malefatte e a trovare soluzioni atte ad evitare che si ripetano. Forse lo Zimbabwe ha dimenticato troppo presto gli orrori ed i morti della guerra civile del post-indipendenza (1982-1987). E' vero, ci sono gli "Acri degli Eroi" ed i memoriali di guerra, ma la dicono tutta? Perché ricordare solo gli eroi "ufficiali" e tacere delle loro "vittime"? E non intendo solamente quelli che sono morti "dalla parte sbagliata", ma anche coloro che sono stati torturati perché ritenuti traditori ed infine giustiziati di fronte alle loro famiglie e villaggi. Meritavano forse di morire? Non erano forse semplicemente dei poveri disgraziati, né migliori né peggiori di noi? Quanti di loro erano innocenti? E che dire di quelli uccisi "per sbaglio"? E' consentito forse alle loro famiglie di piangerli pubblicamente? Solo alcuni nostri scrittori hanno avuto il coraggio di descrivere gli "orrori indescrivibili" permettendo a questi fantasmi del passato di ritornare. E in qualche modo i "veterani di guerra" e le loro tattiche di questi giorni ci ricordano quei giorni lontani. Apparentemente la famosa "riconciliazione" del 1980 è stata troppo superficiale e l'amica mano tesa un furbo gesto politico piuttosto che un vero cambiamento nel profondo dei cuori. Anche molti ex Rodesiani, ora "rinati" zimbabweani l'hanno presa come un segnale di ritorno alla normalità piuttosto che come un evento per ricominciare a rapportarsi con gli altri in un modo del tutto nuovo. Ma si è trattato anche di una guerra fra neri. Riconvertire il vecchio esercito rodesiano con la sua maggioranza di personale nero nel nuovo esercito zimbabweano è stata una mossa politicamente accorta, ma ha permesso di riconciliare i soldati con le loro vittime, spesso inermi civili? Si sono tutti pentiti ed hanno chiesto perdono? Nel Matabelelend sono stati rimossi dai pozzi delle miniere i corpi massacrati degli abitanti dei villaggi, sono stati riconosciuti ed è stata data loro regolare sepoltura, a consolazione e sollievo delle loro famiglie. Una parte dei morti, mentre la maggioranza non ha ancora trovato pace e ossessiona i propri figli. La "Gukurahundi" (la guerra civile che provocò migliaia di morti fra civili nel Matebeleland e delle Midlands) è ancora oggi "centrale" nella crescita dello Zimbabwe come nazione.
Molti politici sono inclini a dimenticare molto rapidamente. Il loro motto è:" Perdonare e dimenticare", mentre affermano che:" Non vanno riaperte le vecchie ferite." Ma la verità è che le vecchie ferite non si sono mai chiuse. Il perdono può essere umanamente impossibile e la vendetta la reazione spontanea di ciascuno di noi. Ma come cristiano io credo che si debba affrontare il passato e fare i conti con il suo peso se siamo spiritualmente in grado di perdonare e riconciliarci. Il nostro motto deve essere:" Ricorda e perdona" intendendo che il perdono avviene con l'aiuto di Dio. Quelle trentatrè vittime della recente violenza pre elettorale, così come parecchie altre torturate e violentate non possono essere semplicemente cancellate dalla nostra memoria e considerate come un inevitabile costo del processo politico. Il rispetto della vita umana deve essere la pietra miliare di ogni società e i responsabili di quelle morti e di quelle ferite devono esserne ritenuti responsabili. Mineremmo l'ordine morale su cui si basa la nostra società se considerassimo i crimini politici una categoria a parte, al riparo dal giudizio. Se non si affronta adeguatamente il passato si mette a rischio il futuro. Altri lo hanno riconosciuto e noi non possiamo ignorarlo, altrimenti impareremo la lezione troppo tardi a più caro prezzo. (Da: Financial Gazette, un settimanale finanziario indipendente pubblicato ad Harare, Zimbabwe il 10 agosto 2000 con il titolo: " il nostro triste passato minaccia il nostro futuro.")
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