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Versione italiana

N.31 - Novembre 2000


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SOMMARIO









Editoriale

Il trentunesimo numero di Africanews in lingua italiana si apre con un articolo dal Sud Africa, il cui titolo dice: "Anche i bianchi diventano poveri". Qualcuno, un po' superficiale, potrebbe dire "Era ora, finalmente". Purtroppo non si può gioire per i dati usciti da questa analisi economica: il cambiamento nella distribuzione dei redditi fra il 1991 e il 1996 dimostra quello che sapevamo già tutti e cioè che i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri! L'unica differenza fra l'epoca dell'apartheid e oggi è che adesso i ricchi includono molti più neri ed i poveri molti più bianchi.

Le differenze a favore dei bianchi però sono ancora vistose dato che in povertà vivono più dei due terzi dei neri mentre fra i bianchi solo uno su dieci se la passa male. A questo proposito però c'è da rilevare che i neri applicano un sistema detto della famiglia estesa che, in parole povere, è grande solidarietà mentre i bianchi solitamente si trovano soli con dei sussidi economici chiamati anche "sussidi suicidi". Le previsioni sono fosche. Sembra che il numero dei disoccupati sia destinato a toccare i 7 milioni di persone sui 40 milioni di abitanti. C'è da sperare che queste proiezioni si dimostrino poi infondate o che il presidente Mbeki, grande economista, trovi quelche soluzione per il suo paese.

Il secondo articolo arriva dal Kenya e anche questo è di natura economica. Riguarda le fonti, le radici della crescita economica di un paese: il suo patrimonio tecnologico e culturale. I laureati africani, in ogni parte del continente, hanno come massima aspirazione un posto di lavoro all'estero oppure un impiego nelle organizzazioni di aiuto e sviluppo dell'Occidente che operano nelle loro nazioni. Si può capire facilmente che agli Stati africani rimangono le briciole del patrimonio tecnologico e culturale rappresentato dai loro giovani e costato alle casse governative per l'istruzione.

Il mondo negli ultimi anni ha imboccato la strada di uno sviluppo tecnologico forsennato. I giovani africani che hanno la fortuna di studiare avvertono questo cambiamento crudele e impietoso che abbandonerà ai bordi della strada le nazioni senza risorse tecnologiche. Questi giovani vorrebbero magari lavorare per il loro paese ma vedono che oltre alla mancanza di prospettive, ci sono democrazie malate se non dittature mascherate, nepotismi, clientelismi e favoritismi che tolgono ogni speranza. E allora un biglietto aereo per l'estero diventa un biglietto per la speranza.

Sviluppo sostenibile. Quante volte sentiamo ripetere queste due parole che dovrebbero indicare un'economia che operi rispettosa dell'ambiente e soprattutto della condizione del lavoratore. Quante volte queste due parole sono state pronunciate da gente che in realtà pensava solo ai bilanci? Di sviluppo sostenibile si parla soprattutto nei summit indetti per "salvare la Terra" ma in Ghana, per esempio, probabilmente non sanno cosa sia. Il nostro terzo articolo parla appunto della degradata situazione ambientale che si è creata in quel paese a causa delle miniere d'oro. I guai creati da questo sfruttamento sono infiniti ma, se vogliamo vedere qualcosa di positivo, possiamo gioire perché almeno ora si fanno studi universitari che appunto rivelano i problemi creati da chi pensa che "sviluppo sostenibile" sia soltanto un'utopia, una fastidiosa utopia.

Africanews staff


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