KenyaUna piccola rete beneficaDi Thomas Japanni
L'associazione cattolica Wahuduma wa Afya (Volontari della Salute) accoglie gente di ogni tipo e la sua peculiarità sta nel fatto che opera a livello comunitario ed i suoi servizi sono gratuiti .I suoi membri provengono dal gruppo dalle Piccole Comunità Cristiane (S.C.C.). Al momento più di cento suoi membri visitano i malati, a coppie, in tre parrocchie suburbane di Mombasa West. Il direttore del programma è Fratel John Mullen, un missionario di Mary Knoll, assistito da diverse suore di San Giuseppe e da Elizabeth Mugo, pionere dell'associazione , assistente sociale da anni, che si occupa della formazione dei nuovi volontari. La Wahuduma visita i malati a casa loro, offrendo medicine, assistenza e ricovero nei casi più gravi. La consulenza è parte integrante del programma, mentre il cibo viene distribuito nei casi di maggiore indigenza. Non vengono offerte cure mediche, bensì assistenza ai malati sul piano materiale e spirituale. Il programma è andato molto bene in tutte le parrocchie dove è stato introdotto, fin dal suo avvio nel 1996. Dopo essersi avviato inizialmente con 25 volontari che si prendevano cura di altrettanti pazienti, il programma è cresciuto ora fino a comprendere cinque infermiere professionali, due assistenti sociali e più di 100 volontari che hanno ricevuto formazione in sanità pubblica di base e assistentato sociale. Questi volontari visitano circa un migliaio di malati in vari stadi dell'AIDS o affetti da altre malattie. Quest'anno la Wahuduma ha organizzato un seminario di un giorno per tutti i suoi membri al Residence Star of the Sea di Mombasa. L'argomento all'ordine del giorno è stato l'AIDS: come gli operatori sanitari possono contrastarne la diffusione e il miglior tipo di assistenza da offrire ai malati. Le animatrici erano tre suore di San Giuseppe, mentre Rose Mwakio, madre di tre bambini, ha letteralmente catturato l'attenzione dei partecipanti con il suo commovente racconto di quando è stata diagnosticata sieropositiva. Raccontando di come rifiutava la realtà e delle volte in cui si è vista la morte in faccia, ha sollecitato i partecipanti e la società in generale ad essere più attenta e sensibile nei confronti di coloro che soffrono. L'Arcivescovo John Njenga, chiudendo il seminario, ha sottolineato l'importanza del progetto, definendolo "un lavoro per amore", perfettamente in linea con l'insegnamento di Cristo stesso sulla terra e facendo anche riferimento alla lettera pastorale dei vescovi per il 2000 che pone l'accento sul ruolo della chiesa cattolica nella lotta contro l'AIDS, definito come una vera e propria calamità. Si stima che 200.000 persone siano destinate a morire di AIDS, solo in Kenya, quest'anno. Milioni di altre sono sieropositive e trasmettono il virus ogni giorno. Ciò, ha detto l'Arcivescovo, richiede che si intervenga istruendo i giovani riguardo alle relazioni e la dignità umana. Suor Augustina, un'infermiera professionale e membro fondatore della Wahuduma wa Afya, si è stabilita tempo fa fra le catapecchie di Nairobi per un'esperienza di un mese sul terreno portando avanti il progetto dell'associazione. Precedentemente aveva lavorato solo negli ospedali e dopo l'esperienza di Nairobi si è trasferita a Mombasa dove ha partecipato all'avvio del programma a Bomu con Fratel John e la signora Mugo. Suor Augustina afferma che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio e che ciò si esprime nell'attenzione che diamo al rapporto col prossimo e con Lui. Prosegue assicurando che se i malati non conoscono Dio i volontari si offrono di aiutarli ad avvicinarsi a Lui . La maggior parte dei malati visitati, specialmente i sieropositivi, sono spesso molto gravi e in punto di morte, molti di loro in stato confusionale, incattiviti e assai irritabili. Cionondimeno, migliorandone l'assistenza medica e con una buona assistenza spirituale essi accettano la propria situazione e spesso si riconciliano con Dio e con se stessi. Giacché la Wahuduma opera fra gente di diverse religioni, ma soprattutto islamici, ci si può domandare come operi o si muova e che problemi incontri. Suor Genoveva ha fornito una risposta spiegando che ci sono stati dei casi in cui il loro intervento è stato visto con sospetto e perfino con ostilità, ma in generale, nella maggioranza dei casi, sono stati accolti molto bene. L'associazione si è sempre dimostrata sensibile al credo e alla religione dei pazienti ed ha perfino richiesto l'intervento di Sheikhs (capi della comunità musulmana) in casi in cui si è ritenuta utile la loro assistenza spirituale. Suor Genoveva ha lavorato inizialmente a Bomu e sta ora mettendo in piedi lo stesso schema di intervento a Voi, una città fra Mombasa e Nairobi, dove sta lavorando a gomito a gomito con suor Clotilde Kulola, un'infermiera professionale. Il programma della Wahuduma wa Afya è finanziato dai missionari di Mary Knoll e dalla Caritas tedesca ed il suo intervento riconferma la bontà della decisione dei Vescovi dell'AMECEA di dare la massima importanza allo sviluppo delle Piccole Comunità Cristiane poiché sono poi proprio i loro membri a fare volontariato nell'Associazione. Due suore missionarie della Nostra Signora d'Africa, suor Domenica Ciliberti e suor Dolores Fortier, sono impegnate nel lavoro sull'AIDS in una parrocchia vicina, la prima, con il suo gruppo, visita i malati e si prende cura delle famiglie, mentre la seconda gestisce un programma per gli orfani dell'AIDS. Quanto detto finora evidenzia e ci spiega con chiarezza quanto la creazione e la gestione di una buona rete organizzativa siano essenziali e la base per la buona riuscita di questi progetti che combattono i devastanti effetti dell'epidemia di AIDS. Il presente articolo è stato tratto da "White Fathers - White Sisters", numero di otttobre/novembre 2000.
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