ZambiaColpa dei rifugiati se la criminalità aumentaDi Gideon Thole
Il trentottenne Cyril Mwamba, un affermato docente di giornalismo dell'Istituto Evelyn Hone di Lusaka, è stato ammazzato il 27 gennaio a casa sua, nel quartiere residenziale di Avondale, da tre banditi armati che hanno tenuto prigioniera per ben tre ore la sua famiglia, violentando una sua parente di diciotto anni. Secondo la quindicenne Jenipher Zulu, testimone oculare e nipote del deceduto, che ha raccontato l'accaduto ad Africanews, i rapinatori hanno fatto irruzione ed attaccato i tre ragazzi che hanno trovato nella residenza della vittima, alle nove di sera. Poi, quando Mwamba è arrivato a casa hanno imposto loro di stare zitti. Jenipher non si capacita di come gli uccisori dello zio siano entrati in casa, nascondendosi in camera da letto e racconta. " Sono andata in camera da letto a prendere un video e ci ho trovato quei tre che mi hanno chiesto dov'era Mwamba. Ho spiegato loro che lo zio di venerdì normalmente tornava a casa tardi". Per terrorizzarla i rapinatori avevano voluto fra l'altro spiegare alla povera Jenipher che erano stati loro ad assassinare a sangue freddo l'ex ministro delle Finanze Ronald Penza, ucciso nel 1999. Finalmente, quando Mwamba è arrivato, gli hanno chiesto le chiavi della macchina, ricevendo un rifiuto. Durante il tafferuglio che ne è seguito i banditi hanno sparato tre volte al petto, al ginocchio e all'addome del malcapitato fuggendo con due videoregistratori, una telecamera, del vestiario e la sua macchina, in seguito abbandonata. Il portavoce della polizia zambiana, Lemmy Kajoba, ha affermato che i banditi, una gang ben nota, in circolazione, si sono impossessati di una pistola di proprietà di Mwamba che teneva in camera da letto, dopo esserne venuti a conoscenza per bocca dai ragazzi. Aggiungendo che era stata lanciata una caccia all'uomo per catturare i sospetti. Mwamba è fra le centinaia di zambiani caduti vittima di rapinatori armati in zone residenziali di medio o alto livello della capitale Lusaka. A parte Mwamba e Penza, diversi personaggi importanti, fra cui il figlio dell'ex Presidente ed importante esponente dell' opposizione, Wezi Kaunda, che è stato barbaramente assassinato nel 1999. La lista di cittadini zambiani in vista assassinati a freddo senza pietà da delinquenti mai catturati dalla polizia si è allungata fino a poter essere considerata senza fine negli ultimi anni. Questi delitti sono stati ampiamente condannati da tutti: uomini della strada, prelati, attivisti dei diritti umani, politici di parte governativa e d'opposizione. Il ministro della Provincia di Lusaka, Sonny Mulenga, ha affermato di sentirsi addolorato per il continuo aumento dei delitti perpetrati a sangue freddo nella capitale, esprimendosi con queste parole. "La polizia ed i servizi di sicurezza dovrebbero fare tutto il possibile per contenere l'allarmante dilagare della delinquenza che si accanisce ed uccide i residenti. I responsabili di queste rapine ed omicidi dovrebbero essere certi di fare i conti con la legge." Anderson Mazoka, il Presidente del partito d'opposizione UPND (United Party for National Development) ha detto in una conferenza stampa tenutasi a Lusaka in gennaio che fintanto che un alto grado d'ingiustizia e disonestà prospereranno nel paese, sarà sempre difficile fare dello Zambia una nazione sviluppata. "Finché ci sarà ingiustizia non ci potrà essere alcun significativo sviluppo in Zambia. Ci sarà poco da aspettarsi sul piano economico, sociale e politico." Il Presidente Fredrick Chiluba ha ammesso recentemente che la criminalità è arrivata ad avere un'incidenza molto elevata nel paese, aggiungendo che il governo non solo ne è consapevole, ma sta compiendo ogni sforzo per affrontare la situazione il meglio e il più presto possibile. E, all'apertura ufficiale della quinta sessione dell'ottava Assemblea Nazionale a Lusaka ha affermato."I dipartimenti governativi responsabili dei problemi legati alla criminalità sono impegnati a fare tutto ciò che è in loro potere per assicurarsi che il paese non diventi una sorta di libero paradiso per i delinquenti di tutta la regione." In un tentativo di contenere il dilagare della delinquenza in questo paese senza sbocco al mare dell'Africa meridionale, l'ispettore generale di polizia Sailus Ngangula introdusse nel '98 il primo programma nazionale d'amnistia sulle armi, della durata di due anni, sulla base del quale veniva chiesto di consegnare alla polizia le armi illegali, non registrate. Nel corso di questo programma, che è terminato all'inizio di quest'anno, la polizia zambiana, in collaborazione con i servizi di sicurezza governativi, si è impegnata a disarmare miliziani fuoriusciti da zone di combattimento in Angola e RD del Congo, così come da altre aree in preda alla guerra. Il portavoce della polizia ritiene comunque opportuno far sapere che sebbene il programma sia concluso l'attività di ricerca dei criminali non ha e non avrà tregua. Ammettendo che molta gente è stata uccisa negli ultimi cinque anni dalla delinquenza armata dilagante, ma rifiutandosi di rivelarne il numero, anche se da fonti della polizia stessa è trapelato trattarsi di oltre un centinaio di persone. Ancora ed infine, lo stesso portavoce della polizia, Kajoba, ha attribuito l'aumento delle rapine aggravate e degli omicidi al libero flusso di armi da fuoco che entra in Zambia con i combattenti rifugiati che lasciano i paesi confinanti in guerra. Precisando che le armi che entrano dalla zona di confine di Luapula e dalle Province a nord e nordovest in generale, circolano poi con estrema facilità in tutto il paese e concludendo che le guerre regionali hanno influito assai negativamente sulla situazione e compromesso le misure di sicurezza del paese. I combattenti, fuggendo dalle zone in guerra dei loro paesi, vendono le armi che portano con se, ai locali, ancor prima di essere disarmati dalle forze zambiane.
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