AngolaUn freno alle follie dell'AngolaDi Matthias Muindi
Un ambizioso progetto che coinvolge il governo angolano e il Fondo monetario internazionale, che consiste nel mettere mano a riforme amministrative di vasto respiro potrebbe fallire proprio perché l'istituzione di Bretton Woods ha insistito perché il controllo dell'industria petrolifera del paese ne faccia parte integrante. Il governo angolano che è sempre stato poco chiaro sul ruolo dei petrodollari nello sforzo bellico, si potrebbe dimostrare non del tutto collaborativo. Quanto sopra viene detto in un rapporto pubblicato all'inizio di questo mese dall'ufficio di New York di Human Rights Watch. Gli osservatori dubitano che il programma possa avere successo, dal momento che esige che il governo angolano sia trasparente e si assuma le sue responsabilità sul conto dell'utilizzo degli incassi petroliferi. Questa componente del progetto riguardante il petrolio, chiamata " Oil Diagnostic", fa parte di un programma più ampio denominato SMP (Programma di Appoggio Monitorato) che si prefigge di realizzare un'ampia gamma di riforme economiche ed istituzionali in Angola, come premessa all'apertura di nuove sostanziose linee di credito a beneficio di questo paese dell'Africa meridionale, preda della guerra. Il FMI, insieme al governo angolano, dovrebbe supervisionare il programma della durata di 18 mesi ed il cui valore si aggira intorno agli 1,6 milioni di dollari americani (oltre 3 miliardi di lire) di cui il 68% a carico del governo ed il resto della Banca Mondiale. Il rapporto afferma che Oil Diagnostic potrebbe costituire un importante passo avanti nella realizzazione di un'adeguata condizione di trasparenza ed affidabilità nella gestione governativa degli affari legati all'industria petrolifera del paese. Ma, aggiunge, che resta tutto da vedere se il governo sarà capace di rispettare ciò che il programma richiede, specialmente per ciò che concerne l'importante e delicata questione del monitoraggio dell'utilizzo delle ingentissime risorse provenienti dall'estrazione. Così, come alcune inchieste hanno rivelato che i ribelli dell'UNITA hanno utilizzato risorse ricavate dalla vendita illegale di diamanti per finanziare la propria guerra contro il governo del Presidente Eduardo Dos Santos, il regime è stato parimenti accusato di aver usato risorse provenienti dall'esportazione del petrolio per alimentare il suo sforzo bellico. Accusa che il governo ha naturalmente prontamente negato. Secondo i termini del contratto Oil Diagnostic sarà gestito per 18 mesi dalla società privata di revisioni contabili KPMG che si limiterà sostanzialmente a verificare se l'ammontare degli incassi petroliferi è identico a quello delle somme ad essi relative depositate sulla Banca Centrale. Ma, si preoccuperà anche di mettere a punto dei meccanismi capaci di far sì che il governo sia in grado di monitorare accuratamente, in futuro, le proprie entrate. Per ottenere ciò la KPMG creerà un database con tutti i dati concernenti le riserve petrolifere accertate e probabili ed i relativi volumi di produzione ed esportazione. Elaborerà anche una proiezione dei prezzi all'esportazione, della produzione, delle esportazioni e quindi, di conseguenza, delle somme incassate dal governo su base trimestrale da metà 2000 alla fine del 2001 e poi su base annuale fino al 2005. Monitorerà anche, insieme agli altri elementi, gli incassi reali del governo e comparerà questi dati con le proiezioni su base trimestrale dal giugno 2000 al dicembre 2001. Il rapporto afferma che teoricamente questo accordo dovrebbe portare ad un sostanziale miglioramento della gestione governativa degli incassi petroliferi e ad una maggiore trasparenza e correttezza nell'utilizzo di queste risorse: Ma, aggiunge che l'accordo soffre di alcuni fattori limitanti che potrebbero minacciarne la buona riuscita. Anzitutto, è bene chiarire che non ci troviamo di fronte ad un vero e proprio controllo complessivo degli incassi petroliferi, bensì ad uno strumento che si limita ad aiutare il governo a determinare quanti proventi la Banca Centrale dovrebbe ricevere dalla vendita della produzione di petrolio. Inoltre non è previsto che ci si spinga ad esaminare come il governo utilizza gli incassi petroliferi dopo che sono stati depositati alla Banca Centrale e questo è il motivo per cui si teme fortemente che il governo possa trovare comunque facilmente il modo di continuare ad usare i petrodollari per comprare sempre più armi. La KPMG avrà poi 18 mesi di tempo dalla fine di quest'anno per preparare un rapporto finale che presenterà al governo angolano, al FMI e alla Banca Mondiale. Ci si aspetta che le raccomandazioni del rapporto includano norme di salvaguardia contro la firma di contratti di fornitura di beni e servizi sprovvisti di adeguate regolamentazioni di gara per quanto concerne preclusioni e garanzie di concorrenza leale. Tutto ciò porta Human Rights Watch ad affermare che:" E' estremamente importante che il governo sia assolutamente disponibile, e su questo punto le istituzioni multilaterali insistono moltissimo, a fornire, qualora richiesto, spiegazioni pubbliche, esaurienti e verificabili riguardo qualsivoglia impedimento risulti frapposto ad una condotta trasparente e responsabile." Ma, viceversa, secondo il contratto, il governo non è obbligato a rendere pubblici i suoi rapporti, anche se uno degli obiettivi principali del progetto riguardi specificatamente l'assistenza al governo perché compia uno sforzo per garantire trasparenza proprio riguardo gli incassi petroliferi. E proprio questo è il motivo di fondo per cui Human Rights Watch dubita dell'efficacia del programma. Dal momento che i rapporti sono tecnicamente di proprietà del governo angolano e della KPMG, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale non possono renderli pubblici senza il consenso di Luanda. Human Rights Watch sta facendo pressioni sugli angolani perché rendano pubblici i rapporti al momento in cui vengono pubblicati e dichiara che: "Human Rights Watch sollecita fortemente il governo angolano ad impegnarsi ufficialmente a rendere pubblici tutti i rapporti di Oil Diagnostic non appena si rendono disponibili e a garantire che questi vengano capillarmente distribuiti in lingua portoghese." A tutt'oggi il FMI ha affermato che farà pressioni perché i rapporti vengano resi pubblici, ma non ha mai indicato cosa farebbe se il governo non ottemperasse a tale richiesta. L'organizzazione per i diritti umani (HRW) ha anche criticato il programma per il fatto che non prevede, nei suoi termini di riferimento, la possibilità di investigare su personaggi coinvolti in illeciti affari riguardanti scambi di petrolio contro armamenti. Infatti, l'accordo afferma esplicitamente: " non ci si aspetta né si richiede che i consulenti di KPMG considerino, investighino o portino avanti qualsiasi forma di indagine sulla condotta, i metodi, la correttezza e l' integrità di comportamento di qualsivoglia individuo che abbia o possa aver avuto a che fare direttamente o indirettamente con eventi, circostanze o questioni oggetto di analisi, studio o monitoraggio da parte loro nel corso dell'espletamento dell'incarico." Secondo Human Rights Watch quanto sopra è da considerarsi grave quando ci si riferisce ad un paese che è stato in guerra fin dall'indipendenza dal Portogallo nel '75 utilizzando ogni risorsa disponibile per l'acquisto di armamenti. Quella della difesa è la spesa maggiore sostenuta dal governo. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale il 34,6% delle spese statali dal '95 al '99 è andato alla difesa, con un picco del 41% nel '99, dopo che l'accordo di pace di Lusaka si era vanificato nel dicembre del '98 affondando ogni speranza di conclusione del conflitto. Dopo il fallimento dell'accordo di pace i combattimenti ripresero e le due parti belligeranti aumentarono sensibilmente gli acquisti di armi. L'acquisto di armamenti, specialmente da parte del governo, si è sempre svolto in modo tutt'altro che chiaro e trasparente creando diverse sostanziali discrepanze fra i valori ufficiali e le stime elaborate, a livello internazionale, in modo indipendente: Per esempio i dati ufficiali governativi collocano le spese per la difesa all'11,1% del totale nel'97-98, ma il Fondo Monetario Internazionale parla di un 40%. Nel '98-99 le spese per la difesa si sono limitate, secondo il governo, al 27,25, ma il 13,8% non è stato registrato. Non ci sono state spese per la difesa non registrate nel '99 e per tutto l'anno scorso, ma il governo, in buona sostanza, è ancora molto lontano dall'indicare seriamente quanto spende per gli armamenti. Ma anche in questi ultimi anni di spese ufficialmente "registrate" gli acquisti segreti di armi finanziati dalle esportazioni petrolifere sono fonte di preoccupazione per gli analisti. Infatti, specialmente dopo che i prezzi sono caduti fortemente nel 1998 lasciando il governo angolano in difficoltà di cassa questa situazione ha spinto il regime ad utilizzare 870 milioni di dollari americani ottenuti dal rilascio di concessioni di prospezione petrolifera a terra ed in acque profonde per pagare gli acquisti di armamenti. Questi fondi sono stati destinati secondo il ministro degli esteri angolano Venancio De Moura allo "sforzo bellico" e le compagnie petrolifere multinazionali, come la BP, la Exxon-Mobil e la Elf hanno fortemente investito in queste aree di concessione, soprattutto loro, le grandi compagnie, che possiedono la tecnologia ed il capitale di investimento necessari per sfruttare queste promettenti, ma costosissime ricerche sottomarine. Con una tale ossessione per gli armamenti non sorprende che la povertà nel paese sia vertiginosamente aumentata e che il suo social welfare sia completamene scomparso. Il rapporto Angola 2000 della Banca Mondiale ha indicato che la diseguaglianza fra i percettori di reddito angolani è aumentato a dismisura fra il '95 ed il '98 vedendo il 10% più ricco della popolazione migliorare le sue posizioni di ben il 44%, mentre il più povero 10% la peggiorava perdendo addirittura il 59% della sua.....inesistente ricchezza. L'UNICEF ha comunicato che l'Angola si è tristemente piazzata al secondo posto nella graduatoria della maggior incidenza di mortalità infantile mondiale del 2000, mentre 4 milionidi persone o il 30% della popolazione è stato costretto a sfollare come conseguenza del perdurare della guerra. L' FMI stima che 9 dei 13 milioni di abitanti (il 62% della popolazione complessiva) vive in una condizione di povertà assoluta. Per quanto riguarda, ancora, l'Indice di Sviluppo Umano UNDP, dall'anno scorso l'Angola si trova al 160°posto nella classifica di 174 paesi monitorati E fa decisamente effetto pensare che questa situazione disastrosa si verifica in un paese dalle immense ricchezze petrolifere e minerarie!
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