SudanIl testamento del comandante KuwaIntervista di Stephen Amin
Amin: Ci può raccontare brevemente qualcosa della sua infanzia? Kuwa: Sono il primogenito di una famiglia con cinque figli maschi e due femmine. Dal momento che il tempo è un concetto vago fra i Nuba mi è difficile riconoscere in modo preciso la mia stessa data di nascita. Comunque, sono nato alla fine del 1945, durante le stagione delle piogge, vale a dire fra giugno e settembre. Sono nato a Mirri, un grosso villaggio vicino alla città di Kadugli nelle montagne Nuba. Mio padre era un soldato dell'esercito coloniale e per questo quando sono nato non era presente, ma, rientrato poco dopo la mia nascita, se ne andò di nuovo per ritornare ancora una volta solo dopo una decina d'anni, nel 1956. Amin: Dove è andato a scuola? Kuwa: Ho iniziato le elementari ad Al-Jezira nel Sudan del nord, spostandomi poi a Mirri ed a Dilling. Poi, nel 1957, mi sono spostato a Malakal, nel Sud, per sentire il parere di mio padre, che vi si trovava di stanza, riguardo i miei studi. Ciò mi costrinse a ripetere un anno a Sinkat, finché poi non venni iscritto alla scuola secondaria commerciale di Tijaria dove ho preso il diploma. Non ho ottenuto voti brillanti e sono entrato nell'insegnamento a Deein e Nyala nel Sudan occidentale. Ho ripreso il diploma di scuola secondaria a Kadugli, assicurandomi un posto all'Università di Khartoum nel 1975.Mi sono laureato in economia politica nel 1980, cominciando a lavorare nel 1981. Amin: Molte volte lei ha ripetuto che: "essendo un musulmano... fino a poco tempo fa ho creduto d' essere un arabo....io stesso", ma poi si è ricreduto. Ci può raccontare alcune delle esperienze vissute che le hanno fatto cambiare opinione e diventare Nuba a tutti gli effetti, sia politicamente che culturalmente? Kuwa: La vita è scuola di grandi insegnamenti. Quando ero alle elementari quasi, quasi propendevo per il fondamentalismo islamico. Ero un appassionato dell'insegnamento della religione e della fede in genere; uno dei migliori in dottrina islamica. Ma, una delle prime esperienze che mi ha fatto cambiare parere è stata una storia che ci raccontò il nostro insegnante di dottrina islamica. L'argomento riguardava "le agonie nella tomba", ciò che succede agli esseri umani una volta deceduti. In quella storia si diceva che, se il morto è un musulmano, un angelo luminoso lo conduce in Paradiso, mentre, se è un kaffir, cioè un non credente, un angelo-schiavo nero lo porta dritto all'Inferno. Mi sono domandato se potesse mai esistere un angelo schiavo e perché mai dovesse essere nero. Sono domande che, ricordo, mi turbarono parecchio, ma di cui non feci mai parola con nessuno. Il secondo incidente di percorso mi è capitato nel 1964, sempre durante i corsi di religione islamica. Questa volta si dibatteva dei "diritti politici delle donne". L'insegnante chiese la nostra opinione, ma nel corso del dibattito, emotivamente, affermò che solo le donne Nuba fanno i lavori domestici a servizio in città. L'affermazione mi diede fastidio e, insieme al resto, mi portò più tardi a rivedere il mio credo politico e religioso. Questo cambiamento si affermò sempre più chiaro e netto, modificando il mio comportamento e modo di pensare, fin quando cominciai a scrivere poesie di protesta nelle quali domandavo a Dio qual'era mai il destino della gente nera. In una poesia intitolata " Un appello al Signore", scrissi: " Schiavi, schiavi perché siamo neri. Ci hai forse creato dei padroni solo perché siamo neri?" Amin: Ci racconti della sua esperienza all'Università. Kuwa: Prima di andare all'Università ero già impegnato in politica. Nel 1964 ero con l'Unione Generale delle Montagne Nuba e fra il '65 e il '66 feci politica con Atron Attia, un noto esponente Nuba di quei tempi. Nel 1975 l'Università divenne un fertile terreno per la mia attività politica agli esordi, dato anche che era la prima volta che un gran numero di studenti Nuba entrava all'Università di Khartoum. Erravamo trentacinque e cominciammo a costruire l'ossatura dell'Unione degli Studenti Nuba. Per cominciare organizzammo una conferenza di quattro giorni denominata "Determinazione Politica dei Nuba" che più tardi si trasformò in un movimento politico vero e proprio in clandestinità. Questo era conosciuto come "Komolo", il movimento che negli anni seguenti fece entrare molti intellettuali Nuba nell'SPLA (Sudan People's Liberation Army). Amin: Come fu che da Komolo passò all'SPLA? Kuwa: Quando nel 1983 venne costituito l'SPLA, noi, membri del Komolo, eravamo interessati al suo manifesto politico che ritenemmo fosse in armonia con i nostri obiettivi. Eravamo anche convinti che l'SPLA costituisse il meccanismo politico che avrebbe potuto farci finalmente raggiungere i nostri obiettivi politici. Per tutte queste buone ragioni ci associammo immediatamente. Si trattava di una nuova avventura politica, ma eravamo dell'opinione che potesse costituire lo strumento più efficiente per garantire spazio politico ai Nuba. Amin: Che posizione politica le offrì l'SPLA? Kuwa: Val la pena di ricordare che godetti immediatamente di grande rispetto e considerazione e mi venne assegnato subito un posto nell'Alto Comando che è il Comitato Centrale per la pianificazione politica dell'SPLA. Amin: Lei viene da un'esperienza politica ed ora si trova ad essere un militare. In quest'ultimo ambito, come si è fatto un'esperienza tale da potersi trovare a suo agio in una posizione di così grande responsabilità? Kuwa: Dopo essere entrato nell'SPLA sono stato subito mandato a Cuba, fra l'ottobre '85 e il dicembre '86, per addestramento militare e corsi di orientamento politico. Dopo la formazione mi sono trasferito a Bonga in Etiopia per quidare l'Unità Vulcano nelle montagne Nuba. Si trattava di un'unità speciale resa attiva nelle montagne Nuba nel 1987 per reclutare gente per l'SPLA. Amin: Vivere alla macchia non è facile: Che cosa le è pesato di più? Kuwa: Non ho nessun problema a dire che c'è stata una buona armonia fra le mie forze fino al 1989, senza che avessi, a quei tempi, problemi rilevanti coi miei reparti: Ma, quando il dottor Riak Machar lasciò l'SPLA nel 1991, cominciarono i problemi, anche se fino a quel momento non si manifestarono in maniera troppo grave.Come in ogni movimento rivoluzionario si trattava di divergenze d'opinione e d'indirizzo. Amin: Che cosa avete fatto nel tentativo di sistemare le cose? Kuwa: Il successo politico di qualsiasi rivoluzione è strettamente legato al supporto popolare: Il 10 ottobre '92 fu convocata una riunione molto allargata per ottenerlo, nel corso della quale mi dichiarai apertamente responsabile di tutti i problemi che avevamo avuto. Indicai anche che ero pronto a delegare le responsabilità in modo da evitare il ripetersi di simili problemi e nel contempo sostenere il passaggio dei poteri. Formammo un Comitato di Consiglieri per le Montagne Nuba, alla guida del quale il Capitano Musa Abdelbagi aveva la responsabilità principale di guidare la crescita politica delle aree ancora popolate di civili. In questa maniera la popolazione stessa doveva diventare guida nella lotta ed al contempo costituire un elemento d'appoggio affidabile per le operazioni. Amin: Cosa avete fatto a livello nazionale per mitigare gli effetti delle defezioni di elementi sudisti dell'SPLA? Kuwa: Quando Riak Machar e Lam Akol se ne sono andati per formare la Fazione Nassir nel '91 quasi tutti pensarono che la loro decisione dipendesse dal fatto che giudicavano l'SPLA non democratico e chiuso al dissenso. In parte era vero e c'era effettivamente bisogno di riformare il movimento, per cui mi venne l'idea che l'SPLA dovesse organizzare una conferenza per discutere la maniera migliore di garantire, nelle aree controllate, sistemi amministrativi civili e legali. Si trattava di qualcosa che avevo sperimentato nelle montagne Nuba e proprio per quell'esperienza venni incaricato della presidenza del Comitato Preparatorio che si riunì a Chukdum nel 1994, nella regione dell'Equatoria Orientale. Più tardi divenni il Presidente del Comitato Organizzativo. Amin: Per essere un leader bisogna avere un'ideologia politica ed un modello guida delle proprie posizioni. Quali sono la sua ideologia ed il suo modello? Kuwa: Io credo nella ideologia marxista e che il comunismo sia l'ideologia migliore per sostenere la nostra lotta. Questo è il motivo per cui l'SPLA ha ricevuto molti aiuti dagli stati ex comunisti, ma questo stato di cose è cambiato con il collasso del mondo comunista, costringendo l'SPLA a fare una riflessione sull'intera questione. L'ex Presidente della Tanzania Jiulius Nyerere è stato il mio riferimento politico. Amin: Che rapporto c'è fra il socialismo e la situazione politica in Sudan? Kuwa: Bisogna dire che il socialismo reclama la dignità umana , la giustizia ed i diritti… e non le sembra che noi si stia lottando proprio per questi valori? Come ideologia il socialismo non ha confini e questo è il motivo per cui non ci si può sorprendere che comunisti e socialisti siano tanto attivi nel sostenere la buona causa della libertà in ogni parte del mondo.
I contenuti possono essere riprodotti liberamente citandone sempre la fonte. Spedire inoltre una copia dell'articolo alla redazione di Africanews.
AFRICANEWS versione italiana viene pubblicata da Amani, via Gonin 8, 20147 Milano
|