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N.39 - Luglio/Agosto 2001

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Africa

Navi negriere fantasma

Di Matthias Muindi

Nel '94 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha definito un crimine il traffico di esseri umani, ma non per questo il tragico commercio si è fermato. È riemerso recentemente in Benin quando le autorità hanno sequestrato una nave sospettata di trasportare piccoli schiavi: poi sull'episodio è sceso il silenzio. Le dimensioni del fenomeno e l'impotenza dei governi.

Un esasperato spettatore televisivo norvegese, sgomento di fronte alla recente vicenda del commercio di bambini in Benin, si è domandato che cosa ci sia mai che non va fra gli africani, che, ancora oggi, fanno commercio di schiavi. Laggiù, una nave di trafficanti, che si sospettava trasportasse 250 bambini, ha finito il suo viaggio in aprile nel porto di Cotonou, con soli 30 minori a bordo. Nessuno, forse, avrebbe potuto dare una risposta convincente allo spettatore norvegese, il signor Ivar Larsen. Ma, quando il governo del Benin, i funzionari dell'UNICEF e altre organizzazioni non governative hanno cominciato a svelare il mistero, una cosa almeno è diventata chiara per tutti: il commercio di esseri umani esiste ancora, nonostante una congerie di conferenze internazionali abbia ripetutamente, da anni, dichiarato fuori legge questa pratica orrenda.

L'epilogo ha dimostrato quanto bassa sia la considerazione di molti governi africani per le questioni riguardanti i bambini, anche quando questi stessi regimi hanno ratificato delle leggi mirate alla loro specifica protezione. E' stato detto, addirittura, che la nave sospetta, l'Etinero, come molte altre del suo genere, scorrazzava da molti anni lungo la costa occidentale africana. Il Ministro degli Esteri britannico, Brian Wilson, ha affermato che :" la condizione disperata dei bambini a bordo di questa nave serve da tempestivo richiamo alla coscienza del mondo che la schiavitù e la costrizione sono ancora delle realtà e che la manodopera procurata in questo modo viene utilizzata per coltivare prodotti agricoli importanti come il cacao." Gaston Zossou, Ministro dell'Informazione del Benin ha aggiunto:" Siamo di fronte ad una situazione drammatica ed impressionante. Dobbiamo condannare queste pratiche illecite e fare il possibile per punire i responsabili."

Tutto è cominciato il 30 marzo quando la nave Etinero, battente bandiera nigeriana, ha lasciato Cotonou per il porto di Libreville nel Gabon. A destinazione è stato rifiutato l'attracco, in quanto erano arrivate informazioni riguardo la presenza a bordo di schiavi bambini: l'Etinero, quindi, si è diretta al porto di Douala nel Camerun, dove è stata a sua volta respinta e costretta a fare rotta di nuovo su Cotonou, dove sarebbe dovuta arrivare il 15 aprile. Per quella data i funzionari dell'UNICEF, gli uomini delle organizzazioni degli aiuti umanitari ed il governo del Benin erano pronti a balzare sulla nave, mentre l'Interpol aveva emesso un ordine di arresto internazionale per il comandante, Stanislas Abantonche, che si diceva avesse precedenti con la giustizia. Le indagini hanno rivelato più tardi che l'Etinero è di proprietà di Jonathan Akpoborie, uno dei più famosi calciatori nigeriani che gioca nella squadra tedesca del Wolsburg. Il Club aveva prontamente sospeso il giocatore che aveva subito dichiarato di non c'entrare assolutamente nulla con la gestione della nave, negando qualsivoglia compromissione con l'incidente.

Quando la nave non era attraccata a Cotonou, come previsto, erano cominciate a girare le voci: Adams Zachary, funzionario dell'UNICEF in Benin, aveva detto che la loro maggiore preoccupazione era che i bambini potessero fare una brutta fine, poiché sapevano che i trafficanti non esitano a buttarli a mare quando sanno di essere ricercati oppure i bambini si ammalano. I funzionari dell'UNICEF erano convinti che i trafficanti avrebbero abbandonato la nave e i bambini da qualche parte sulla costa nigeriana, dal momento che ci sono ben sei porti nigeriani di mezzo fra il Camerun e il Benin. Il 16 aprile il Ministro per la Protezione Sociale del Benin, Ramatou Babamoussa, dichiarava che l'Etinoro era stata individuata al largo della costa della Guinea Equatoriale a 800 chilometri da Cotonou. Ma, il giorno dopo, la nave attraccava a Cotonou e la polizia, prontamente, la prendeva d'assalto, trovando a bordo, però, solo 30 bambini. Si è cominciato subito a fare delle congetture facendo girare la voce che poteva essere che gli altri fossero stati abbandonati in qualche remota località sulla costa nigeriana, oppure lanciati in mare, anche se non esistevano prove riguardo alcuna delle ipotesi. La signora Babamoussa aveva promesso di investigare ed il 1°maggio il suo governo annunciava che, di fatto, la nave trasportava vittime del traffico di bambini. Secondo il Ministro cinque dei bambini intervistati avevano detto che prima della loro partenza c'era stata una sorta di trattativa commerciale, mentre altri otto avevano detto di aver viaggiato in compagnia di sconosciuti intermediari.

Sempre la Babamoussa aveva dichiarato di poter confermare che la vicenda della nave Etinero si era svolta nel quadro di un traffico regionale di minori e di una rete di lavoro clandestino, aggiungendo che la nave aveva trasportato 147 persone, compresi 3 neonati e 40 bambini e ragazzi dell'età compresa fra i 5 e i 24 anni . A questo punto le indagini e le informazioni sulla vicenda si sono perse nel nulla. Anche se va fatto notare che il 17 aprile la Croce Rossa di 16 nazioni dell'Africa Occidentale ha annunciato che ci sarebbe stato un incontro in Senegal per organizzare gruppi di monitoraggio nei più importanti porti della regione e svolgere campagne di informazione riguardo il lavoro minorile ed il traffico di persone. D'altronde, tenere sotto controllo la costa dell'Africa Occidentale è difficile, dato che non esiste una presenza navale internazionale nell'area e la Marina Britannica, che manteneva una nave da quelle parti fino agli anni '90, ha abbandonato questa sorveglianza per riduzioni di bilancio. Un altro incontro sul genere di quello senegalese si è svolto in Nigeria lo scorso febbraio per discutere le medesime questioni, senza venire a capo di nulla. Durante l'incontro, a cui è stato conferito il titolo di Conferenza Panafricana sul Traffico di Esseri Umani, il dottor Rima Salah, direttore regionale per l'Africa centro occidentale dell'UNICEF, ha ammesso la dimensione impressionante della minaccia, affermando: "Sappiamo che il fenomeno si sviluppa su di una scala spaventosamente grande e degli studi hanno rivelato senza ombra di dubbio che esistono consistenti rotte di traffico che riguardano Benin, Costa d'Avorio, Gabon, Ghana, Mali, Nigeria, Togo, Camerun, Burkina Faso, Guinea e Niger."

Un mese più tardi 27 membri dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA), Agenzie delle Nazioni Unite e ONG internazionali si sono incontrati in Costa d'Avorio per discutere la Convenzione 182 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) riguardante l'eliminazione delle peggiori forme di lavoro infantile. I partecipanti sono rimasti stupefatti nel sentire che solo 20 governi africani su 53 avevano ratificato la Convenzione del '99, che in qualità di stati membri avrebbero dovuto ratificare entro la metà dell'anno scorso. Secondo due rapporti commissionati l'anno scorso e nel '98 dall'UNICEF, circa 200.000 bambini sono oggetto di traffico ogni anno, solo nella regione che comprende l'Africa Occidentale e Centrale. La maggior parte di loro viene comprata per qualcosa come 10 dollari e proviene soprattutto da Benin, Togo, Mali, Niger e Nigeria, e viene "spedita" in Camerun, Gabon, Costa d'Avorio, Gambia e Guinea Equatoriale, dove questi adolescenti lavorano per quattro soldi o addirittura per niente come domestici, nelle piantagioni di caffè e cacao, sulle imbarcazioni da pesca o nelle miniere. Alcuni, provenienti dalla Nigeria, vengono perfino "acquistati" per lavorare come schiavi sessuali in alcuni Paesi della regione.

Questo flusso non è per niente semplice e lineare, in quanto alcuni di questi Paesi sono contemporaneamente fornitori ed acquirenti, mentre altri sono solo basi di transito. Il dottor Salah ammette che il traffico di donne ed adolescenti in Africa è un fenomeno molto complesso ed aggiunge che non si è a conoscenza di quanti trafficanti riescano a spedire la loro "merce" senza essere individuati o arrestati. E conclude dicendo che si è ancora ai primi passi nella definizione della questione e nell'elaborazione di dati che possano aiutare a comprendere meglio gli elementi caratteristici di questi movimenti.

In Africa Occidentale milioni di bambini sono esposti ai trafficanti per via delle tante guerre che hanno distrutto le loro vite. Alcuni analisti ritengono anche che l'apertura dei confini, frutto dell'accordo regionale commerciale ECOWAS, destinato a promuovere liberi commerci, ha anche contribuito indirettamente all'aggravarsi del problema, dato che è divenuto più difficile distinguere fra traffico criminale normale e migrazione trans-frontaliera. Comunque sia, gli osservatori del fenomeno fanno notare che gli attori ed i beneficiari di questa triste attività sono le reti criminali organizzate, mentre gli adolescenti ne subiscono le atroci conseguenze.

Il rapporto UNICEF afferma che :" nel sottobosco del traffico umano i bambini vengono scambiati per avviarli alla prostituzione, per farli mendicare ed offrirsi, ma anche per farli lavorare in cantieri, in piccoli negozi, nelle fabbriche e nelle abitazioni. Questi bambini sono oggetto di ogni sorta d'abuso, sottostanno a condizioni di lavoro pericolose, mentre vengono negate loro istruzione, cure sanitarie, un'adeguata nutrizione e ogni altro diritto fondamentale. Molti di loro pagano il prezzo più alto, perdendo la propria vita. L'UNICEF, la Banca Mondiale e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ( ILO) concordano nell'affermare che la povertà è la causa principale del commercio di bambini. Le statistiche elaborate lo scorso anno dall'Istituzione di Bretton Woods portano a stimare che il 40% della popolazione dell'Africa Occidentale vive al di sotto della linea di povertà, con una percentuale che raggiunge il 72% in alcuni Stati.

Esther Guluma, una rappresentante dell'UNICEF in Benin, afferma che negli ultimi anni, a causa della situazione economica che va sempre più deteriorandosi, il traffico dei bambini è aumentato, soprattutto per rifornire immense piantagioni che hanno bisogno di una grande quantità di manodopera a buon mercato, docile ed obbediente. Ed i bambini, in questo senso, soddisfano pienamente le loro necessità. Perciò i trafficanti non hanno difficoltà ad "acquistare" bambini o convincerli a farsi ingaggiare con false promesse di garantirsi altrove un'istruzione o un lavoro. In quella parte dell'Africa gran parte delle economie sono, specialmente nel settore informale, ad alto impiego di manodopera, la domanda di lavoro per giovani sottomessi è molto alta e, come dice il dottor Salah:" la loro vulnerabilità e disponibilità li rende attraenti obiettivi degli spietati ed avidi predoni di tutto il mondo." Mentre buona parte dei governi non possiede leggi adeguate per combattere questo genere di traffico di bambini e l'indegno utilizzo di esseri umani che vi è collegato, i criminali possono agire come e dove vogliono, del tutto liberamente.

La Nigeria ha recentemente introdotto una legge contro il traffico di esseri umani che mira ad affrontare il problema e la criminalità che opera in questo ambito. Il Gabon ha istituito una Commissione nazionale per combattere il traffico di bambini, mentre Mali, Costa d'Avorio, Togo, Burkina Faso, Camerun e Guinea stanno pensando di organizzare delle conferenze per discutere la questione.... Allo stesso tempo la Costa d'Avorio ed il Mali hanno firmato un accordo per migliorare la cooperazione frontaliera nella lotta a questa incombente minaccia.

Ma, tutto ciò rimarrà inutile e vano se i governi continueranno ad ignorare le Convenzioni internazionali riguardanti l'infanzia e non riusciranno a muoversi con adeguata fermezza nei confronti dei criminali. E, d'altronde, perfino la presenza in Gabon di un centro di consultazione regionale sul traffico, sotto gli auspici di UNICEF ed ILO, ed un centro di transito a Sikasso in Mali, destinato a ricevere bambini rimpatriati, non sono finora serviti da deterrente a questo tipo di efferata attività criminale.

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