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N.3 - Maggio 1998

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Zimbabwe

Una nuova agricoltura in città

di Johnson Samachea

L'agricoltura urbana sta diventando popolare nei principali centri dello Zimbabwe. Questa pratica ha un sicuro impatto sull'ambiente. Nel frattempo, gli abitanti della città dedicano tutti i loro sforzi a questa nuova attività.

Ultimamente nello Zimbabwe l'atteggiamento nei confronti dell'agricoltura urbana è cambiato e finalmente se ne è compreso tutto il potenziale per la risoluzione dei problemi economici e ambientali. Per agricoltura e allevamento urbani s'intendono la coltivazione e l'allevamento di bestiame su terreni che sono amministrativamente e legalmente destinati a uso urbano. Sebbene abbia una storia relativamente lunga e sia ampiamente praticato, l'allevamento e la coltivazione urbani sono stati sottovalutati e osteggiati da generazioni di funzionari pubblici. Un errore comunemente diffuso nella pubblica amministrazione è che questo tipo di agricoltura sia in concorrenza o comunque meno efficace dell'attività rurale vera e propria. L'agricoltura e l'allevamento urbano sono stati liquidati come "orti casalinghi" o accantonati perché vestigia di uno stile di vita rurale e abbondano i miti su questa pratica, prodotti di pregiudizi culturali e politici.

Raramente ci si rende conto che l'agricoltura urbana, che sfruttata sia per la sussistenza che per il mercato, ha un basso impatto ambientale e crea occupazione. Esistono poi industrie che traggono vantaggio dall'uso dei prodotti non trattati forniti dalla coltivazione e dall'allevamento urbani, che stimolano anche il riciclaggio dei rifiuti e la produzione di compost.

Secondo la legge, un residente che intenda sfruttare un lotto di terreno per la coltivazione ad Harare, la capitale, deve ottenere il permesso dal comune. Ma rimane il fatto che molti coltivatori urbani non hanno titolo al rilascio di questi permessi perché sono di origine malawi, zambiana e mozambicana. Sono discendenti dei lavoratori arrivati nello Zimbabwe durante il periodo coloniale. La legge terriera impedisce a questi soggetti di possedere terra nelle aree rurali, quindi molti di loro risiedono in città e praticano l'agricoltura e l'allevamento necessari alla sussistenza.

Come risultato, le autorità locali hanno deciso di considerare illegali la coltivazione e l'allevamento urbani, e i coltivatori urbani alla stregua di invasori. Non sono stati loro concessi terreni ben demarcati, loro coltivazioni sono state distrutte e loro stessi vessati. Gli agricoltori sanno che i lavoratori che utilizzano possono essere strappati loro in qualsiasi momento.

Nonostante la repressione, la coltivazione urbana è una pratica che diventa sempre più popolare. Questa espansione deve molto al modello di sviluppo del paese, che ignora l'importanza di una adeguata gestione della terra e concentra la sua attenzione sulle città. Lo spostamento costante di famiglie povere dalle aree rurali, l'espansione della popolazione e i tagli nella spesa sociale contribuiscono a consolidare questa tendenza.

Le autorità comunali sono rimaste indifferenti alle esigenze dei poveri inurbati. La coltivazione urbana interessa quasi tutte le aree, soprattutto gli spazi aperti delle aree industriali e residenziali. Questi spazi coltivati erano stati riservati al futuro sviluppo locale oppure potrebbe anchetrattarsi di lotti di terra non coltivata (dambos) ai margini di aree coltivate.

"La nostra posizione sull'agricoltura urbana è stata falsa e retrograda", dichiara Beacon Mbiba, professore incaricato al dipartimento di pianificazione urbana e rurale all'università dello Zimbabwe. "La situazione ad Harare è talmente inumana, ambientalmente insostenibile, economicamente inefficiente, politicamente vulnerabile che è inconcepibile che i pianificatori urbanistici abbiano continuato tanto a lungo a comportarsi come hanno fatto", conclude.

Non tutti sdegnano l'agricoltura urbana. Alcuni esponenti politici osservano che sarebbe necessario intraprendere passi adeguati per acquisire queste terre, mentre altri ritengono che chi ha combattuto durante la guerra di liberazione dello Zimbabwe conquistando l'indipendenza per il paese nel 1980, abbia il diritto di coltivare o dedicarsi all'allevamento ovunque. Individuando un beneficio diretto da queste "fattorie" urbane, il comune di Harare ha deviato i canali di scolo nelle terre coltivate, che utilizzeranno l'acqua depurandola prima che si riversi nei corsi d'acqua.

Oggi il comune di Harare sta cercando di elaborare un'ottica comune sull'agricoltura urbana e sta cambiando lentamente il suo atteggiamento. Esistono infatti programmi ufficiali per mantenere il dialogo con i potenziali coltivatori.

Anche Bulawayo, seconda città dello Zimbabwe, sta preparando un programma globale per promuovere la coltivazione e allevamento urbani senza danneggiare l'ambiente. Nel 1994, una delegazione cittadina ha frequentato nel Regno Unito un workshop sullo sviluppo sostenibile, all'interno del quale le autorità hanno chiesto di considerare l'agricoltura urbana un mezzo per migliorare le condizioni delle comunità. A Bulawayo l'agricoltura e l'allevamento sono curati da coltivatori stagionali nelle aree con questa specifica destinazione. Oggi gli agricoltori e gli allevatori urbani sono meglio organizzati dato che i campi sono ben demarcati e sfruttati annalumente da nuclei familiari specifici. Secondo Mbiba, concedere una possibilità alle comunità e 'ascoltare la gente' può fornire soluzioni, soprattutto se riconosciuta data loro autonomia di gestione.

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