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Versione italiana

N.40 - Settembre 2001

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Swaziland

Il progresso contro i pascoli

Di James Hall

Nella società Swazi tradizionale la ricchezza e perfino il valore personale vengono misurati sulla base delle dimensioni della mandria che si possiede. Ma, ora, la ridotta disponibilità di terra, il flagello dell'afta e una nuova legislazione possono far perdere parecchi punti alla vacca come status symbol. Inoltre l'invasione di vie cittadine e perfino superstrade da parte delle mandrie causa numerosi incidenti anche mortali!

La storia della passione e della dipendenza dell'uomo africano per il bestiame è molto viva ed evidente nel piccolo regno dello Swaziland, un singolare Stato monoetnico dove tradizioni vecchie di secoli sono ancora molto vive e sentite. Ma, anche qui, la nuova realtà sta cominciando a modificare il modo di pensare ed i comportamenti. Sipho Mahlalela, un militare che viene da una famiglia di agricoltori, afferma che: " Uno Swazi misura la sua ricchezza e in larga parte il suo status nella comunità e perfino il proprio valore personale sulla base delle dimensioni della sua mandria." Anche Sipho, come la maggior parte dei giovani Swazi, sta facendo di tutto per ingrandire la sua mandria, tenendola al pascolo in un ranch gestito dal governo. Suo padre possiede una ventina di capi di bestiame che tiene in un recinto (kraal) nelle vicinanze della sua fattoria a Mananga.

Ci sono però delle novità in arrivo che minacciano di colpire quella che è stata fino ad oggi la libertà incondizionata degli swazi nell'allevamento del bestiame. Una nuova legge sulla marchiatura del bestiame e la fine del sussidi governativi sono imminenti. Il Ministero dell'Agricoltura sta promuovendo sostanziali cambiamenti a livello psicologico ed economico per modificare nella testa e nel cuore degli Swazi la percezione del bestiame come status symbol. Il Ministro dell'Agricoltura Roy Fanourakis dice che: "Le vacche rappresentano denaro contante sull'unghia e gli allevatori devono perciò considerarsi uomini d'affari a tutti gli effetti."

Secondo le statistiche del Ministero delle Finanze, lo Swaziland (grande come il Lazio e con solo 1 milione di abitanti) possiede circa 650.000 capi di bestiame. Bestiame che si sposta a totale piacimento per tutto il Paese. Il Ministro dell'Agricoltura stima che la terra a pascolo del regno è in grado di sostenere mezzo milione di vacche e non di più. Il risultato è che si trovano vacche da tutte le parti, dal bel mezzo di strade di grande comunicazione fino al centro cittadino, creando incidenti stradali e danni ambientali. Le vacche introducono pericolose malattie nel Paese quando i loro allevatori le lasciano andare a pascolare al di là del confine, in Sud Africa e Mozambico. Quando non vengono rubate o confiscate dalle autorità di questi Paesi, vengono comunque esposte a malattie veterinarie di cui il piccolo regno va ancora immune.

La maggior parte degli allevatori non trova niente di male in tutto ciò e va avanti per la sua strada prendendosi cura del suo bestiame precisamente alla stessa maniera con cui lo facevano i suoi antenati. Come per tutti i giovani, l'impegno più importante di Sipho Mahlalela è quello di mettere insieme più bestiame possibile per la "lobola", ovverosia la dote per quella che sarà la sua sposa. Le persone di vedute moderne condannano la tradizione della "sposa comprata", ma Sipho se ne fa un baffo di questa che ritiene un'opinione completamente sbagliata e che, oltretutto, sembra fatta apposta per minare le tradizioni della sua gente e dice: " Il bestiame della lobola è un dono che faccio ai genitori della mia sposa per averla cresciuta come si deve e non ha niente a che vedere con un acquisto." I sociologi inoltre fanno notare che il contributo lavorativo di ogni componente della famiglia Swazi ne garantisce la sopravvivenza e la perdita di una giovane donna influenza perciò negativamente l'economia del nucleo famigliare. Il bestiame, la "moneta Swazi " viene visto quindi come una giusta compensazione.

Il bestiame viene usato per esprimere una forma di riconoscimento e apprezzamento anche in altre situazioni. Re Mswati III, per esempio, sceglie determinate vacche dalla sua mandria per ricompensare gli uomini dei suoi reggimenti guerrieri. Anche se costoro, di questi tempi pacifici, svolgono solo un lavoro simbolico per lui. Lo Swazi Observer ha riferito che Re Mswati possiede una mandria di ben 10.000 capi, che fa di lui il più grosso allevatore privato del paese. E poi, un Capo donerà vacche ai suoi sottoposti per festeggiare il completamento di lavori eseguiti a beneficio della comunità. Quando un guaritore, detto sangoma, porta a termine i suoi studi sui rituali dona due vacche al guaritore che gli ha fatto da insegnante. A qualsiasi riunione di una ditta importante non può mancare il "braai", o barbecue, per il quale la carne è fornita dalla Direzione, perché i suoi impiegati festeggino come si deve.

Ma, nel complesso, secondo il Ministero dell'Agricoltura, si assiste ad un enorme spreco nella gestione del patrimonio bovino del Paese e il Ministro Fanourakis spera di introdurre, al più presto, anche presso i piccoli allevatori, moderne pratiche commerciali e gestionali. Facendo, fra l'altro, capire a questa gente che, invece che tenersi il bestiame fino a quando è troppo vecchio per il mercato della macellazione, dovrebbe venderlo quando è ancora relativamente giovane. Sempre Sipho, però, replica al Ministro che suo padre non ha interesse per il denaro, ma vuole viceversa avere delle vacche belle e grasse che siano oggetto di ammirazione dei vicini e venderle al macellaio solo quando sono vecchie!

Il padre di Sipho potrebbe presto non avere più alternative e dover cambiare comportamento, oppure rischiare di perdere l'uso della terra che gli è stata data gratuitamente in uso sulla base della tradizione Swazi. Infatti, promettendo fedeltà ad un Capo, allo Swazi viene garantito un po' di terreno per farci una fattoria, un campo per la coltivazione del mais e l'uso dei pascoli di quella circoscrizione. L'80% della popolazione vive in aree demaniali, la cosiddetta Swazi Nation Land, e tutti gli Swazi, compresi i residenti nelle città, indicano sui loro documenti ufficiali la loro fattoria di famiglia a mo' di residenza permanente. Ma la crescita demografica, che risulta da un coefficiente di natalità fra i più alti del mondo, ha divorato ormai buona parte della terra disponibile. Un numero eccessivo di vacche affamate di pascolo ha fatto piazza pulita di ogni forma vegetativa, provocando una grave situazione di erosione dei suoli. In alcune aree del caldo bassopiano orientale, dove la preesistente vita vegetativa è stata distrutta, è cominciata la desertificazione.

Jerry Dlamini, un tecnico di campagna del Ministero dell'Agricoltura, ricorda che qualcuno ha definito una volta le vacche, "locuste a quattro zampe" e che ora se ne vedono gli effetti devastanti in alcune parti del paese. Dlamini fa anche notare che molti si lamentano del fatto che i piccoli allevatori si comportano come quando lo Swaziland era una landa sottosviluppata, nell '800. E afferma che: " Questi contadini allevatori aprono le porte dei loro kraal (recinti) la mattina presto, lasciando le loro vacche vagare senza controllo, fidandosi del fatto che, tanto, rientrano a casa al tramonto."

Incidenti mortali dovuti a collisioni col bestiame sulle strade più importanti sono costati la vita un po' a tutti, dalla gente comune fino al Vice Primo Ministro del Paese. Quando è stata aperta la National Freeway, la vitale strada di collegamento fra la capitale Mbabane e l'importante centro commerciale di Manzini, erano state erette delle recinzioni, tagliate poi puntualmente dagli allevatori bramosi di sfruttare anche i cigli erbosi della superstrada. Oggi le vacche vagano qua e là sulle carreggiate, dove il traffico raggiunge i 140 chilometri orari. Ed infine, ma sarebbe niente, le stesse vacche si sono mangiate tutto, fino all'ultima pianticella decorativa posta lungo la strada.

Nessuna strada è più immune dall'incombente pericolo delle vacche, nemmeno quelle cittadine dove sono ormai diventate, se non altro, un fastidio non da poco. Vusi Matsebula, un residente di Manzini, ricorda che suo padre, quando era un ragazzetto scalzo, guidava il suo bestiame dritto nel centro della città e fa presente che molti allevatori, che imperterriti lo fanno tuttora, non comprendono che ciò non è più accettabile e dovrebbero rendersi conto che le vecchie strade polverose sono diventate asfaltate e piene di gente e di automobili.

Gli Swazi sono fieri del loro fedele attaccamento alla cultura e alle credenze tradizionali, ma diversi di loro si lamentano ormai del fatto che questo conservatorismo rende difficili ed ostacola cambiamenti improrogabili. Sulla questione del bestiame, Matsebula fa notare che il governo tentenna e non riesce a trovare una via politicamente accettabile per arrivare al blocco dei sussidi agli allevatori, e spiega: " Recentemente agli allevatori sono stati distribuiti gratis prodotti chimici per i bagni disinfettanti del bestiame. Adesso gli si va a dire che devono pagare questi prodotti. e questi, naturalmente, si rifiutano." Gli allevatori affermano che preferiscono che il loro bestiame sia portato via dal flagello di chissà quali terribili malattie, piuttosto che pagare i prodotti veterinari di cui si è detto ed il cui costo è sostanzialmente a carico del contribuente. Nella maggioranza dei casi, un residente delle aree urbane. Come dice ancora "il cittadino" Matsebula " Noi non traiamo alcun beneficio da questo bestiame, ma dobbiamo pagare per il suo mantenimento."

Gli allevatori, proprietari delle mandrie in cerca di nuovi pascoli, sono arrivati a tagliare perfino le recinzioni di confine. Alla fine dell'anno scorso ciò ha creato una seria minaccia per tutto il bestiame del paese, quando lo scoppio di un'epidemia di afta ha fatto imporre la quarantena a gran parte delle aree a pascolo dello Swaziland. E' stata bloccata l'esportazione di carne ed il Paese ha perso parecchio, quando si è bloccato il ricco interscambio con l'Unione Europea, dove la carne Swazi veniva esportata. Migliaia di capi di bestiame sono stati abbattuti nello sforzo di contenere l'epidemia e sembra che solo a giugno di quest'anno questa epidemia di afta sia stata definita sotto controllo.

Gli epidemiologi ne hanno localizzato l'origine nel Parco Nazionale Kruger, a Mphumalanga in Sud Africa; non lontano dal confine settentrionale dello Swaziland. Mandriani Swazi avevano divelto le recinzioni confinarie per permettere alle loro vacche di raggiungere i pascoli di quella località dove i veterinari ritengono che gli animali si siano infettati, facendo poi ritorno ai loro kraals in Swaziland portando con se la terribile afta epizootica.

Nessuno parla ancora di porre limiti alle dimensioni delle mandrie, ma un segnale della riforma in arrivo è una nuova legge che riguarda la marchiatura del bestiame, presentata al Parlamento dal Ministro dell'Agricoltura. La legge, una volta promulgata, dovrebbe esigere lo stesso tipo di identificazione, richiesto in ogni parte del mondo, anche per il bestiame Swazi. Sipho ci spiega che gli Swazi hanno sempre riconosciuto il loro bestiame "de visu" e "personalmente", uno per uno, dando alle loro vacche nomi come" Mnyama", ossia "La Nera" o "Lesibili", "La nata di martedì " e sono convinti che perciò non ci sia assolutamente alcun bisogno di marchiare il loro bestiame.

Ma il crescente numero di furti di bestiame, compreso quello di intere mandrie fatte sparire al di là del confine col Mozambico, ha reso la marchiatura essenziale per far rispettare la legge. La polizia e le autorità cittadine, inoltre, vogliono sapere chi è responsabile per tutte quelle vacche sulle strade. Quando una vacca è coinvolta in un grave incidente automobilistico, il suo proprietario, che secondo il commissario di polizia Magagula potrebbe essere incriminato, la passa liscia, evitando la galera.

In ogni caso, l'amorevole rapporto fra lo swazi e il suo bestiame non cesserà certo in nessun modo d'esistere. Ma nell'opinione pubblica cresce la consapevolezza che i metodi d'allevamento devono cambiare e che l'attività dei piccoli agricoltori deve diventare economicamente sostenibile per evitare di correre il pericolo di essere malamente assorbita in grandi cooperative comunitarie, in coltivazioni di canna da zucchero delle multinazionali o in schemi governativi forestali. La priorità del governo è infatti quella di attrarre investimenti stranieri nel paese al fine di ridurre il livello di disoccupazione, che in Swaziland raggiunge il 45%. Al Ministero delle Finanze si dice con insistenza che per fare ciò bisogna far vedere di essere una moderna nazione sviluppata, mentre quelle vacche che fermano il traffico sulle strade importanti lanciano esattamente il messaggio opposto.

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