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N.40 - Settembre 2001

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Tanzania

Globalizzazione alla sudafricana

Di Matthias Muwindi e Kathy Majtenyi

I minatori artigiani di Mererani in Tanzania, accusano i sudafricani dell'African Gemstones (Afgems ) di cercare in tutti i modi di estrometterli sia fisicamente che finanziariamente dal ricco mercato della tanzanite, una pietra preziosa. La società di Johannesburg ribatte di avere pienamente assolto al proprio dovere di azienda attenta al sociale, elevando gli standard qualitativi dell'industria mineraria e prevenendo il contrabbando.

In una bufera di accuse di razzismo e brutalità una società mineraria sudafricana che lavora dalle parti di Arusha in Tanzania è ormai sul punto di impadronirsi del mercato mondiale della tanzanite, del valore stimato di 100 milioni di dollari l'anno. La tanzanite è una pietra preziosa che si trova solo nel nord di questo Paese. L'African Gemstones, che ha sede a Johannesburg, estrae tanzanite sin da gennaio dell'anno scorso nella sua miniera di otto chilometri quadrati, detta block C, a Mererani, cento chilometri a nord est di Arusha. La società ha ricevuto le concessioni minerarie dal governo tanzaniano a metà '99.

A detta di Joe Kimble, direttore generale dell'Afgem Tanzania, a partire da gennaio dell'anno scorso, la società ha estratto 4.216 tonnellate di tanzanite grezza. Egli stima che il Blocco C abbia una riserva complessiva di 2,2 milioni di tonnellate di tanzanite grezza, che corrisponde a 10 tonnellate di tanzanite di varia purezza. Sulla base di studi geologici, nel Blocco C le gemme sono localizzate fra pochi e 150 metri di profondità sotto lo strato superficiale della miniera. Il minerale si trova in un vasto giacimento che comprende, oltre al Blocco C, anche i blocchi A,B e D, che si estendono complessivamente su circa 20 chilometri quadrati. Il Blocco A è di proprietà di un'altra società, la Kilimanjaro Mines Ltd., mentre minatori artigiani su piccola scala possiedono e lavorano le miniere localizzate negli ultimi due Blocchi, il B e il D.

Non è dato di sapere per quale motivo il governo tanzaniano sia arrivato alla conclusione che il Blocco C fosse il più adatto per essere affidato ad un investitore straniero. Quando sono stati chiesti ragguagli di natura geologica riguardo i vari depositi, l'Ufficio Minerario Regionale si è trincerato dietro un no-comment, rifiutandosi di fornire dati, dichiarando che la materia è… "delicata". Sebbene l'Afgem sia stata invitata e molto ben accolta dal governo tanzaniano per il suo investimento che ammonta a tutt'oggi a ben 8 milioni di dollari, cui se ne dovrebbero aggiungere altri 12 una volta che la miniera andrà a pieno regime, i minatori artigiani associati di Mererani hanno la "loro" storia da raccontare.

Essi accusano la società sudafricana di cercare di buttarli fuori dal mercato della tanzanite, semplicemente, cercando di creare una situazione di monopolio. Awadh Omar, il loro Presidente, lui stesso un minatore del villaggio di Mererani, afferma che i sud africani dell'Afgems vogliono estrometterli dal lavoro di estrazione per potersi impadronire di tutta l'area. Almasi Juma, un minatore che negli ultimi cinque anni ha sfamato la famiglia di due persone con i ricavi del suo lavoro nella miniera, dice che Mererani diventerà un " cesto vuoto " se l'Afgems rimarrà da quelle parti buttando fuori tutti dalle miniere, scavando in tutta l'area, estraendo la tanzanite e spedendola in Sud Africa. E cosa rimarrà? Solo disoccupazione e frustrazione, dato che il lavoro in miniera è l'unica occupazione possibile da queste parti. Iddi Nangu, un quarantacinquenne che ha lasciato il piccolo commercio per l'estrazione della tanzanite, è d'accordo e aggiunge che quelli dell'Afgem sono pazzi, hanno trovato da quelle parti dei poveri minatori e li vogliono cacciar via.

Secondo la FEDEMA, la Federazione delle Associazioni di Minatori della Tanzania, e l'AREMA, l'Associazione Regionale dei Minatori di Arusha, entità indipendenti che rappresentano i piccoli minatori in proprio, sono circa diecimila questi artigiani che lavorano in 750 miniere nei blocchi B e D. Queste associazioni stimano che l'estrazione ed il commercio di tanzanite diano da vivere a trecentomila persone e si debba a queste attività la crescita consistente di questa polverosa città e dei suoi dintorni, una vasta area che comprende Arusha, Moshi, Boma, Karangai, Kingori, Usa, Tengeru e Kikatiti.

L'AREMA afferma che l'Afgems sta facendo tutta una serie di mosse per impadronirsi del mercato della tanzanite e mettere in un angolo e buttar fuori i poveri minatori. Secondo questa associazione l'Afgems imprime sulla tanzanite che esporta un marchio col laser, per garantirne la qualità ed assicurare che non si tratti di imitazioni. Ne risulta che le pietre dei minatori in proprio, sprovviste di marchio, vengono considerate contraffazioni, facendo così surrettiziamente risultare che solo l'Afgem estrae le vere pietre preziose. E, non solo, si farebbe perfino correre la voce che i poveri minatori ricorrono al lavoro minorile per estrarre le loro gemme.

Hamisi Rioba, il Presidente dell'AREMA, afferma che loro intendono assolutamente combattere questa forma di monopolio strisciante, chiedendosi, preoccupati, dove mai potranno più vendere la loro produzione se i sudafricani la spunteranno. Un commerciante, cui si fa eco su un giornale locale, aggiunge che: " se si esportano pietre preziose senza il marchio Afgems è come se avessero provenienza furtiva o fossero contraffatte." Difatti, il risultato è che alcuni commercianti, in difficoltà, hanno finito per vendere le loro pietre agli agenti dell'Afgems, oppure sono ritornati a casa con la loro tanzanite invenduta.

Joe Kimble, il direttore generale dell'Afgems, ovviamente nega che la società cerchi di creare un monopolio. E dice che la tanzanite che viene tagliata qui ed esportata dopo essere uscita dai loro impianti non è affatto marcata col laser, aggiungendo di non temere la concorrenza, dato che i pessimi metodi estrattivi negli altri Blocchi porteranno presto all'abbandono in massa dei concorrenti dell'Afgems. Spiega infine che nei Blocchi degli "artigiani" ci si trova di fronte a condizioni di lavoro estremamente pericolose. Ciò che dice il sudafricano purtroppo corrisponde alla verità. Si consideri, per esempio, che nell'aprile del '98 settantun minatori sono morti a Mererani quando le pareti di una miniera inondata sono precipitate loro addosso.

L'AREMA, inoltre, si lamenta del fatto che l'Afgems inonda i mercati di tanzanite per abbassarne il prezzo, anche del 60%. Secondo i minatori, a Mererani, il prezzo della tanzanite non tagliata, al grammo, era di 600 U$ (circa 1 miline di lire) lo scorso febbraio ed è ora crollato a 150. In ogni caso, come c'era da aspettarsi, il presidente dell'Afgems Tanzania, Ami Mpungwe, ex ambasciatore tanzaniano in Sud Africa, ha respinto tutte le accuse formulate da ogni parte.

Anche nella gestione dell'attività estrattiva i funzionari dell'Afgems pare non si siano comportati per niente bene. Sono stati accusati di agire brutalmente e con violenza nei confronti dei minatori indipendenti. Un gruppo di sei minatori ha portato l'Afgems in tribunale per un incidente accaduto il 9 settembre dell'anno scorso, mentre tornavano a Mererani dopo il loro turno di lavoro nel blocco B. Il minatore Raymond Marali dice che sei agenti bianchi della sicurezza Afgems si sono avvicinati a lui e ai suoi colleghi mentre aspettavano un autobus vicino al blocco C. Le guardie hanno ordinato al gruppo di sdraiarsi a terra legando loro le mani con corde di plastica, prendendoli a calci, lanciandogli contro cinque cani ed infine chiudendoli in un container, prima di portarli alla stazione di polizia. Il direttore Kimble aveva spiegato che il gruppo era stato sorpreso in un'area di proprietà dell'Afgems e che di fatto questa gente stava svolgendo attività estrattiva illegale in quella zona del blocco C. E che, da febbraio dell'anno scorso nell'area di proprietà dell'Afgems, c'erano stati già una sessantina di casi di occupazioni illegali, furto ed estrazione abusiva. Ma, che nessuno era stato mai stato messo dentro per questo.

Quest'ultimo episodio, come altri, ha fatto sì che la gente di Mererani si sia messa ora ad accusare l'Afgem di portare l'apartheid in Tanzania, che è sempre stato all'avanguardia nell'opposizione ad ogni forma di segregazione nel Continente. Il signor Kimble, anche in questo caso, respinge ogni addebito, dicendo di non credere che esista alcun problema di apartheid nella loro zona di operazioni, e poi perché, in fondo, è il governo tanzaniano che li ha invitati e se questi ha dei problemi con il vecchio apartheid sud africano è comunque problema suo. Sempre secondo Kimble, delle trenta guardie della miniera solo tre sono straniere, mentre i locali affermano che si tratta di dieci. Il direttore afferma ancora che l'Afgems si prende cura della comunità locale, per la quale ha speso già 35.000 U$, costruendo una strada che permette l'accesso a luoghi prima inaccessibili, dando una mano a rimettere in sesto punti d'acqua per gli allevatori, sistemando la scuola e l'ospedale locale. Concludendo che la società impiega 220 persone, la maggior parte delle quali del posto e che l'Afgems intende introdurre un fondo sociale a beneficio della popolazione di Mererani, che non lavora nelle miniere.

Ad un incontro con i residenti di Mererani, l'Afgems ha offerto una donazione di 25.000 U$ per la costituzione di un fondo di sviluppo di villaggio, ma gli abitanti si sono rivoltati contro, sentendosi blanditi ed accusando la società di cercare di comprare con quattro soldi il loro silenzio prima della visita del Ministro Majogo. A Mererani, una città di 75.000 abitanti, e nei suoi dintorni, per mesi ci sono stati fermento e tensione, che sono culminati recentemente in una serie di scontri sanguinosi fra i minatori in proprio ed i funzionari della società sudafricana.

Lo scorso settembre, sette di questi minatori sono stati uccisi ed un certo numero feriti, quando gli agenti della sicurezza dell'Afgems hanno sparato sui minatori che erano entrati di forza nell'area della concessione della società. Quest'anno in aprile c'è stata un'altra invasione che ha provocato la morte di un giovanissimo minatore, mentre in maggio ne sono stati feriti diverse decine quando 400 minatori hanno occupato il blocco C, chiedendo l'espulsione dell'Afgems dal Paese.

A fronte di questo stato di cose e di violenza dilagante, il Ministro dell'Energia e delle Miniere, Edgar Majogo, ha dichiarato Mererani "area controllata" e la polizia sorveglia le strade che la collegano a quella principale che conduce all'aeroporto internazionale Kilimandjaro di Arusha. Il governo ha anche messo in piedi due Comitati, uno diretto dal Commissario Regionale, Daniel Ole Njoolay, e l'altro da Majogo stesso per far luce sugli scontri, ma nessun rapporto è mai stato reso pubblico. Kimble e i funzionari governativi sono dell'opinione che i minatori in proprio abbiano fomentato gli scontri e la violenza in generale, per proteggere il sottobosco del contrabbando di pietre preziose. Il contrabbando della tanzanite, del resto, è veramente un problema nell'area e perfino alcuni minatori ammettono di vendere sottobanco le loro pietre a dei commercianti per evitare di pagare le tasse.

Gran parte della tanzanite non tagliata, proveniente dai minatori indipendenti, viene venduta a commercianti che si trovano ad Arusha, Mererani, Moshi e Nairobi. Sono costoro che esportano le pietre preziose con movimenti tanto strani quanto poco limpidi per cui l'anno scorso il Kenya, il paese confinante al nord che non ha nessuna miniera di tanzanite, risulta abbia esportato più tanzanite della Tanzania.

Gli osservatori sono d'accordo che, sebbene sia grazie agli investitori stranieri come l'Afgems che si può cercare di controllare il contrabbando e l'estrazione mineraria anti economica, questi non rappresentano certo una panacea. Nel passato, a dir la verità, investitori di questo genere hanno finito per lasciare le loro aree operative in condizioni peggiori di come le avevano trovate. E questa è la paura che si diffonde a Mererani, dove Edward Barongo, un ex commissario regionale di Arusha, fa osservare che, anche se questa gente è povera e non ha né arte né parte, al governo non deve essere consentito di fare, a suo piacimento, il bello ed il brutto tempo. E molti a Mererani sono d'accordo con lui.

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