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Versione italiana

N.40 - Settembre 2001

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Malawi

Violenza sessuale nel matrimonio

di Brian Ligomeka

I partecipanti ad un recente seminario del Circolo Malawiano delle Donne di Legge Sudafricane (WILSA ) hanno discusso, esprimendo diverse interessanti argomentazioni, favorevoli o contrarie, se la violenza carnale coniugale debba essere considerata o meno un vero e proprio crimine.

In Malawi le donne premono per l'approvazione di una legge che renda la violenza carnale coniugale un vero e proprio reato, punibile con l'arresto e la carcerazione. Il Circolo Malawiano delle Donne di Legge Sudafricane ( WILSA ) ha tenuto recentemente, nel Malawi meridionale, una conferenza nel corso della quale i delegati hanno cominciato, fra le altre cose, a preparare una proposta di legge che prevede si consideri un reato vero e proprio la violenza carnale coniugale. La Direttrice del WILSA Malawi, Seodi White, ha detto in un'intervista che la loro proposta sul questo genere di violenza è mirata a ridurre l'incidenza assai grave di questa forma di violenza domestica. La White ha attribuito l'impressionante aumento della violenza carnale coniugale all'assenza, in Malawi, di appropriata legislazione sull'argomento.

La Direttrice ha spiegato che i Tribunali hanno sempre generalmente visto questo tipo di violenza, non per quella che è e dovrebbe essere considerata, cioè un reato come un altro da Codice Penale, bensì come una forma "diversa", una violenza, insomma, "particolare", che non è nemmeno tale se esercitata fra coppie coniugate. Infatti, nella tradizione culturale locale, il consenso matrimoniale viene percepito, già di per se stesso, come un estremo e totale atto di "ammissione e concessione" di qualsivoglia forma di violenza e d'abuso. La White ha descritto la violenza carnale coniugale come un abuso, come un comportamento che degrada, umilia e viola l'integrità del coniuge. Ed ha aggiunto che la mancata incriminazione dei mariti con l'accusa specifica di violenza carnale non assicura affatto, pertanto, parità di diritti ed un'adeguata e giusta protezione non solo delle mogli, ma di tutte le donne.

La Conferenza, che ha visto discutere questo argomento, ha attirato partecipanti dal mondo giudiziario, Polizia, media, organizzazioni non governative, ma anche dalla Commissione per i Diritti Umani del Malawi ed il Ministro per le pari opportunità. Molti partecipanti alla Conferenza hanno chiesto con stupore: " Ma, come, violenza carnale in famiglia? Ma allora volete dire che io "stuprerei" mia moglie? Ma quando mai, questa è proprio una novità assoluta." Del resto, il giudice della Corte Suprema d'Appello, Duncan Tambala, che ha partecipato alla Conferenza, ha affermato che la violenza carnale coniugale, così come battere la moglie e l'abuso psicologico del coniuge, non infrangono alcuna legge del Malawi. "Questi non sono crimini da Codice Penale, perlomeno per quello in vigore, così, com'è concepito, mutuato da quello britannico e che forma la base del nostro impianto legislativo. Per quanto riguarda la violenza carnale coniugale, mi è difficile accettare che possa venir considerata un reato."

Il giudice, aprendo ufficialmente le due giornate della Conferenza, aveva anche affermato: "Pur se ci troviamo in presenza di violenza carnale coniugale, se il matrimonio non si scioglie, non si può certo parlare di reato. Un marito non può essere punito per praticare il sesso con la propria moglie, in quanto, col matrimonio, si sottintende che ogni coniuge debba avere rapporti sessuali consenzienti con l'altro, per tutta la durata del vincolo matrimoniale stesso. Da cui si deduce che non ci può essere violenza carnale fra coniugi per tutto il tempo in cui il loro matrimonio rimane in essere."

I Malawiani, soprattutto gli uomini, hanno dimostrato di avere opinioni differenti sull'argomento, alcuni d'accordo con l'introduzione della nuova legge, altri considerandola senza senso. Il capo Ndanga del distretto di Mulanje nel Malawi meridionale, ha affermato che una legge del genere correggerebbe sensibilmente il comportamento di molti mariti che impongono alle proprie mogli di avere rapporti sessuali con loro. Secondo il capo una legge del genere dovrebbe essere varata, semplicemente perché alcuni uomini si comportano.... come bestie. Il sesso dovrebbe essere desiderato sia dall'uomo che dalla donna e quando si verifica violenza carnale coniugale ci si trova viceversa di fronte all'imposizione della volontà di qualcuno su di un altro, che si viene a sua volta a trovare, automaticamente, in una situazione di svantaggio. Questo stato di cose, dice Ndanga, si verifica, ahimé, comunemente nelle famiglie, ma il problema grosso che ci si trova ad affrontare, a suo parere, è quello di chi mai andrà a denunciare questi soprusi.

Un sacerdote presbiteriano, a sua volta, è intervenuto dicendo che una legge del genere non dovrebbe essere approvata, perché la Bibbia afferma che mariti e mogli non dovrebbero mai negarsi durante il matrimonio. Il pastore Semion Ngana del distretto rurale di Ntcheu nel Malawi centrale ha fatto osservare che la questione è molto complessa, aggiungendo che nell'ambito famigliare non può esistere sesso forzato. Affermando poi: " citerò la Bibbia in modo che parli per me. La Bibbia non dice forse che l'uomo e la donna devono sottomettersi vicendevolmente? E che cosa significa quando afferma che il corpo dell'uomo appartiene alla donna e viceversa? Mi stupisce la strana maniera in cui si stanno trattando qui siffatte questioni. Per quanto mi riguarda e so, il sesso è santo, finchè rimane nella famiglia."

Un legislatore del partito all'opposizione Alliance for Democracy, tale Sam Kandodo Banda ha detto a sua volta che se la proposta di legge per la violenza coniugale dovesse essere presentata in parlamento, la sosterrebbe con tutte le sue forze, spiegando che le scappatoie per eludere le leggi sulle questioni di " parità" , presenti nella legislazione del Malawi, sono un altro elemento che penalizza e fa soffrire le donne del paese. Banda ha poi aggiunto che bisognerebbe darsi da fare per trovare la maniera di modificare le tradizioni culturali millenarie per ridurre il loro umiliante impatto sulle donne, anche ricorrendo al varo di nuove leggi.

Alcune donne hanno detto che, comunque, anche se queste proposte dovessero trasformarsi in legge, nella pratica dei fatti non cambierebbe granchè. Le donne ammettono di soffrire psicologicamente per il sesso forzato che viene loro imposto, ma sottolineano il fatto che se portassero testimonianze del genere in tribunale la pagherebbero molto, troppo cara. Marina Thompson, che gestisce un piccolo negozio alimentare nel centro di Blantyre pone in rilievo che la questione non è nuova, ed il problema con un'eventuale nuova legge sarebbe di doppia natura. Primo, al momento in cui si testimonia che il marito ha usato violenza, il matrimonio automaticamente non esiste più ed esplode la famiglia. Secondo, la donna deve immediatamente pensare a come fare a prendersi cura dei figli."

Ci si deve anche domandare come si porrà la società, nel suo insieme, davanti ad una donna che ha compiuto un gesto del genere. Se per esempio questa si rivolgerà ad un consultorio matrimoniale si sentirà dire che avrebbe dovuto sapere che il sesso fa parte del matrimonio, tornandosene a casa come una stupida. Per non dire che nessuna donna potrà mai andare in giro a dire di aver subito violenza carnale dal proprio marito. La direttrice del WILSA, infine, ammette che anche questa proposta di considerare reato la violenza carnale matrimoniale diverrà legge molte donne continueranno a soffrire in silenzio nel timore di distruggere i loro matrimoni.

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