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N.43 - Dicembre 2001

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Malawi

La vita in un pugno di mais

Di Brian Ligomeka

Il governo del Malawi, cercando di rispondere all’incombente carestia, sta distribuendo sementi e fertilizzanti gratuiti, nel tentativo di aiutare gli agricoltori a produrre cinque volte di più per soddisfare i bisogni della propria sopravvivenza.

Per affrontare la minaccia della carestia di quest’anno, il Malawi cerca ancora una volta di sostenere la produzione agricola distribuendo gratuitamente sementi di mais e fertilizzanti a un milione di contadini poveri. Il Ministro dell’Agricoltura, Aleke Banda, si è rivolto a centinaia di poveri contadini e ai rappresentanti dei paesi donatori nel distretto rurale di Thyolo, a circa 30 chilometri a sud di Blantyre, affermando che l’anno venturo i malawiani avranno la possibilità di saziarsi con il loro mais e che è una vergogna che si continui a chiedere l’elemosina di cibo donato dall’estero.

Il governo spera che distribuendo gratuitamente questi elementi primari per l’agricoltura ai contadini poveri, essi siano messi in grado di quintuplicare la produzione di cibo necessario alla loro sussistenza. Il pacchetto dono che viene distribuito pesa tredici chili e contiene fertilizzanti, sementi di mais, frumento e legumi. Banda ha anche detto che il fertilizzante e le sementi di buona qualità dovrebbero permettere ai contadini di produrre su un ettaro di terreno 10 sacchi da 50 chili di mais, contro il sacco o due che si produce mediamente senza alcun intervento. Alcuni funzionari del Ministero hanno poi aggiunto che la distribuzione gratuita terminerà in dicembre, dopo aver coperto tutto il Malawi.

Il governo del Malawi, insieme a Gran Bretagna ed Unione Europea, sta sostenendo questo schema d’intervento del valore di 8 milioni di dollari (circa 17 miliardi di lire), finalizzato a raggiungere solo “i più poveri dei poveri” in un paese dove il 60% degli 11 milioni di abitanti vive in uno stato di povertà. E’ il quarto anno consecutivo che il governo e i donatori tentano di evitare la carenza alimentare ricorrendo a forniture gratuite per i contadini. Prima che si mettesse mano a questo schema, nel 1998, il Malawi era esposto a carestie permanenti e, per la propria sopravvivenza, dipendeva dall’aiuto alimentare esterno .

Nel timore però che i contadini malawiani divenissero dipendenti da queste elargizioni, i donatori hanno provveduto con fermezza a ridimensionare nel tempo questo programma, riducendo il numero di beneficiari da un massimo di 3 milioni di famiglie nel ’99 a solo un milione quest’anno. Nel 1999, dopo che l’aiuto era stato distribuito a 3 milioni di famiglie, il Malawi è arrivato a produrre più di 2 milioni di tonnellate di mais, un record nazionale. L’anno scorso, quando si sono dimezzati i beneficiari, ci si è però trovati subito di fronte ad una produzione insufficiente per coprire il fabbisogno nazionale.

La sicurezza alimentare è un problema molto serio in questo paese. Nonostante l’enorme disponibilità di acqua dolce che può fornire il lago Malawi, i campi sono poco irrigati e la maggior parte dei contadini si deve accontentare di superfici coltivabili molto ridotte. L’economia di questo paese dell’Africa australe, piccolo e impoverito, dipende dall’agricoltura, che contribuisce al 34% del prodotto interno lordo e da’ occupazione a qualcosa come l’80% della sua popolazione.

Banda ha anche annunciato che una prima partita di 180'000 tonnellate di mais sudafricano era già arrivata e sarebbe stata immediatamente disponibile per attutire l’impatto della crisi alimentare che colpisce il paese. Queste derrate di cereali arrivano per camion e ferrovia attraverso il Mozambico, provocando lungo la strada scene di disperazione che vedono povera gente azzuffarsi per raccogliere la crusca che cade, mentre intorno molti poveri disgraziati sopravvivono nutrendosi di frutta selvatica, tuberi e radici amare.

Oltre che dal Sud Africa, altro mais deve arrivare dalla vicina Tanzania, mentre l’Uganda ha promesso di offrire al Malawi un prestito per acquistarne 30'000 tonnellate. Banda si è sentito in dovere di mettere in guardia la popolazione sul fatto che, a causa degli enormi costi di trasporto e distribuzione, questi nuovi arrivi di grandi quantità di cereali difficilmente produrranno una riduzione dei prezzi al consumo. Il Ministro ha anche dato disposizione che il mais raggiunga direttamente il mercato e non vada ai silos per lo stoccaggio. Ha preso questa decisione per evitare di coinvolgere due agenzie statali che si occupano dello stoccaggio dei cereali, che nel frattempo si stanno accusando l’un l’altra di aver svenduto o esportato le eccedenze dell’anno scorso, rendendosi responsabili e creando così le condizioni dell’attuale crisi alimentare.

L’Agenzia Nazionale delle Riserve Alimentari (NFRA) sostiene che se la Società per lo Sviluppo Agricolo e la Commercializzazione (ADMARC) non avesse svenduto 60.000 tonnellate di mais, depositate nei silos nazionali, il paese si sarebbe risparmiato la crisi in corso. Ma, l’ADMARC, di rimando, ribatte che se la NFRA non avesse esportato 68.000 tonnellate in Kenya, il paese oggi disporrebbe di abbastanza cibo per le sue necessità. Una polemica sterile e odiosa sulla pelle della gente.

Intanto i dati del Ministero dell’Agricoltura dimostrano che metà dei 27 distretti del paese sono andati incontro a gravi carenze alimentari, con più di mezzo milione di persone disperatamente bisognose di assistenza. Tutto ciò, secondo World Vision, un’organizzazione non governativa internazionale, avviene anche a causa delle peggiori inondazioni che abbiano colpito il Malawi negli ultimi anni. Nel corso di queste inondazioni, che hanno portato distruzione all’inizio di quest’anno, sono morte venti persone e più di 320.000 sono rimaste senza casa. E per giunta le coltivazioni sono state distrutte proprio mentre il mais, il cereale base dell’alimentazione nazionale, stava maturando.

Coloro che sono stati colpiti dalla carestia, sia nelle aree rurali che nelle città come Blantyre, Msuzu e Llilongwe, per sopravvivere, si vedono ora costretti a mangiare crusca di mais, normalmente destinati agli animali come foraggio. Questo accade perché ormai un sacco di mais da 50 chili è arrivato a costare la cifra proibitiva di ben 13 dollari: nemmeno 30 mila lire, una cifra enorme però per moltissimi malawiani.

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