ZimbabweTragica confusione fra Aids e malocchioDi Rodrick Mukumbira
Per Ntombama Mlalazi, una vedova di 62 anni, dopo quello che le è accaduto, la vita, davvero, non è stata più la stessa! Ricevuto il tragico marchio di strega a gennaio dell’anno scorso a seguito di una serie di decessi avvenuti nel suo villaggio di Mawabeni a 45 chilometri da Bulawayo, porta ora sulla sua carne le cicatrici delle ferite che le hanno inferto per via del titolo con cui l’hanno bollata. La sua faccia e il suo braccio destro sono permanentemente sfigurati come risultato di una cerimonia di esorcismo che l’ha voluta vittima per volere del capo locale, intenzionato a liberare il villaggio dalla stregoneria. In lacrime, racconta che moriva molta gente nel suo villaggio e gli tsikamutanda, come vengono chiamati i cacciatori di streghe, si sono messi a dire che lei ne era la responsabile. L’hanno fatta accovacciare su un mastello pieno di acqua bollente e l’hanno avvolta in una coperta; quando si è messa a gridare perché il vapore la stava ustionando, ha potuto sentire i suoi aguzzini affermare che finalmente il demonio la stava lasciando. La coperta le è stata tolta di dosso dopo 10 minuti, quando ormai il suo viso ed il suo braccio destro si erano gravemente ustionati. Un seguace dei Buoni Samaritani riuscì a farla portare all’ospedale, dove passò per lo meno due mesi; non vi furono arresti poiché nessuno parlò e non fu possibile identificare i colpevoli. Tristi casi come quello della Mlalazi non sono purtroppo affatto rari, ma riguardano piuttosto molte vedove e donne anziane delle comunità rurali dello Zimbabwe, dove, nella credenza popolare, la stregoneria è ancora parecchio diffusa e, in più, di questi tempi, si collega strettamente all’epidemia di AIDS. Gli analisti e gli studiosi di fenomeni sociali sono d’accordo con il sociologo Claudius Mararike, che afferma:" Nelle campagne le donne anziane e le vedove sono generalmente considerate streghe; si tratta di una credenza che risale ai tempi dei tempi, difficilissima da sradicare." Il villaggio di Mawabeni, che si trova lungo la strada che collega Bulawayo (seconda città dello Zimbabwe) al più grande paese confinante a sud, il Sud Africa, é abitato da gente Sotho, che è riuscita a mantenere intatte la propria cultura e tradizione ancestrale anche a distanza di tanti anni dall’insediamento da queste parti, provenendo dal vicino Sud Africa. Infermieri e medici del Consiglio dell’AIDS di Mzingwane, che opera 30 chilometri a sud di Bulawayo, hanno rilevato un aumento dei decessi causati da AIDS in tutta la zona, attribuendone la causa alla vicinanza dell’importante e trafficato asse stradale Bulawayo-Johannesbourg. La regione, oltretutto, è da sempre devastata da una siccità permanente che spinge, fra l’altro, donne e ragazzine a rivolgersi per campare alla prostituzione, offrendosi ai camionisti in transito. La direttrice del Consiglio, Lucia Malemani, spiega che l’incidenza dell’AIDS è aumentata negli ultimi anni, a causa, appunto, della miseria, che costringe molte giovani donne a prostituirsi o comunque ad essere una facile preda dei camionisti o in ogni caso dei viaggiatori che transitano sull’importante via di comunicazione. Disgraziatamente, il dilagare della morte, invece di rendere la gente consapevole della presenza dell’AIDS, ha piuttosto diffuso sospetti, accuse e contro accuse di stregoneria e malocchio. Nello sforzo di mettere la situazione sotto controllo, i capi villaggio tradizionali della vasta area prospiciente la strada, ritengono opportuno rivolgersi a cacciatori di streghe, comunemente conosciuti nella regione come gli Tsikamutanda. Per esempio, il capo Siyaze Mophoene ha deciso di chiamare questi personaggi nel suo villaggio quando ha visto divenire allarmante il numero dei decessi, e racconta, significativamente: " Andiamo a funerali tutti i giorni e sono solo i giovani che dimagriscono paurosamente e muoiono; quando eravamo giovani noi, era addirittura un tabù che i giovani si ammalassero e morissero e, quelle poche volte che capitava, si facevano indagini accurate sulle cause ed i colpevoli dovevano essere identificati a tutti i costi." Mophoene e buona parte della gente del suo villaggio sono convinti che la causa di tutte queste morti tanto simili fra loro risieda nel fatto che qualcuno possiede un potentissimo flusso magico al quale si trovano ad essere esposte le persone giovani. Generalmente si crede che l’AIDS può attaccare una persona se questa è stata oggetto di stregoneria o ha subito delle fatture tipo malocchio; una tragica credenza, questa, estremamente diffusa in gran parte delle aree rurali dello Zimbabwe. Il capo afferma che gli tsikamutanda, che si spostano quasi sempre in gruppo da un villaggio all’altro e compiono i loro riti di notte, vengono invitati per consultazioni dai membri della comunità. Gli abitanti del villaggio, che generalmente ne fanno le spese e vengono presi di mira da questi pericolosi personaggi, sono per lo più le vedove, che vengono accusate di avere messo il malocchio ai loro mariti o, più generalmente, aver causato un aumento dei decessi nella zona dove risiedono. Mophoene spiega ancora: " Si può prendere l’AIDS solo se si è stati stregati. Non è possibile che tanta gente dimostri gli stessi identici sintomi quando si ammala." Sebbene gli tsikamutanda imperversino a Mawabeni ormai da più d’un anno, a Mophoene non scappa una parola riguardo i riti di esorcismo e sulla loro efficacia. La povera Sinikiwe Nkosana, di 47 anni, è senza casa, dopo essere stata accusata di aver fatto morire il marito, che è deceduto lo scorso luglio nel suo villaggio di Mbalabala, a 60 chilometri da Bulawayo, in quelle che i residenti hanno definito " circostanze sospette". La poveretta vive ora in un campo di squatters, vicino alla stazione ferroviaria di Bulawayo, e racconta: " Tutti sanno che mio marito aveva molte altre donne e che ha portato a casa la malattia. Mi ha sconvolto il fatto che gli tsikamutanda mi abbiano accusato di avergli messo addosso una fattura, sostenendo che oltretutto costituivo un pericolo per tutti gli abitanti del villaggio, qualora mi fosse stato consentito di rimanerci." La Nkosana, i cui due unici figli sono anch’essi morti di AIDS, afferma che sono stati i suoi stessi parenti a dargli un’ora di tempo per lasciare il villaggio, senza permettergli di portare niente con se. E, cercando di trattenere il singhiozzo che le erompe dalla gola, aggiunge: " Quando hanno deciso di cacciarmi, persino i miei parenti si sono rivoltati contro di me, permettendomi di raccogliere solo quattro stracci al momento di lasciare casa. Ho perso tutto quel poco che ero riuscita a mettere da parte nel corso di tutta la vita." I cacciatori di streghe, oltre a provocare sofferenza fisica e psichica alle povere vedove identificate come pericolose fattucchiere, si approfittano della gente dei villaggi, estorcendo loro denaro per l’esercizio di fraudolenti rituali esorcistici. Per capirci, esorcizzare, togliere il malocchio di dosso a una strega, costa dai 500 ai 4.000 dollari zimbabweani e non sono rare le famiglie che sono costrette a cedere il bestiame come forma di pagamento. Ma, non basta, quando un villaggio chiede l’intervento di questi loschi personaggi li deve pure mantenere... I casi della Mlalasi e della Nkosana sono solo la punta dell’iceberg, secondo la polizia, che ammette che tanta gente, donne specialmente, viene traumatizzata mentalmente e psichicamente, nonché derubata da questi cosiddetti cacciatori di streghe. La Costituzione dello Zimbabwe considera illegale accusare chicchessia di stregoneria, ma la polizia può muoversi solo quando viene chiamata o c’é una denuncia. L’ispettore Grey Ngwenya, comandante della stazione di polizia di Mzingwane, spiega che: " E’ l’intera comunità che non ci permette di intervenire poiché mantiene la massima segretezza sulle iniziative esorcistiche che hanno luogo nei villaggi. Per esempio, abbiamo saputo del caso Mlalasi solo dopo che era stata ricoverata in ospedale." L’Associazione dei Guaritori Tradizionali dello Zimbabwe ( ZINATHA), che rappresenta a livello nazionale gli oltre 50.000 guaritori tradizionali, ammette l’esistenza della stregoneria, ma traccia una pur debole linea di demarcazione fra AIDS e malocchio, due elementi che, come abbiamo visto, vengono comunemente messi in relazione. Peter Sibanda, responsabile delle pubbliche relazioni dello ZINATHA, afferma che alcune manifestazioni del malocchio sono simili a quelle dell’AIDS, ma non è sempre corretto attribuire ogni decesso alla fattura, che scatenerebbe la terribile malattia. In ogni caso, si affretta a dire che gli tsikamutanda operano al di fuori della ZINATHA, i cui membri si guardano bene dal praticare brutali cerimonie esorcistiche. Ed aggiunge che oltretutto è difficile distinguere i cacciatori di streghe veri da quelli falsi, gli impostori, che certo non mancano. Il dirigente conclude affermando saggiamente che è comunque necessaria una migliore educazione della gente sul tragico problema dell’AIDS. Per fare fronte a questa nefasto stato di cose il Consiglio dell’AIDS di Mzingwane ha messo mano a interventi di educazione della collettività portati avanti dalla stessa gente dei villaggi, selezionata ed istruita allo scopo. Essi si svolgono principalmente avvicinando i giovani nelle scuole e Sindiso Ndlovu, responsabile di questi programmi, spiega che si rivolgono ai giovani perché questi costituiscono il gruppo più vulnerabile e attraverso di loro è possibile instillare virtuosi cambiamenti comportamentali. Ma, riconosce che la sua organizzazione non ha ancora neanche tentato di intervenire sulla separazione concettuale, scientifica, fra AIDS e malocchio, qualcosa che sarà sicuramente difficile da far capire, considerando quanto questa credenza sia profondamente radicata fra la gente dei villaggi zimbabweani.
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