BotswanaL’Europa in aiuto dei boscimaniDi Rodrick Mukumbira
Il governo del Botswana si è rimangiato la promessa fatta l’anno scorso ai San (comunemente conosciuti come bushmen o boscimani) di non sfollare gli ultimi 500 di loro ancora presenti all’interno della Riserva di Caccia del Kalahari Centrale (CKGR), continuando a fornirgli i servizi essenziali per la loro sopravvivenza. Come un fulmine a ciel sereno è infatti arrivata la dichiarazione del sottosegretario al Governo Locale Bergsman Sentle sul Daily News, un annuncio con cui si fa sapere che il governo sta per decidere di sospendere i servizi essenziali ai Basarwa, nomignolo spregiativo locale con cui vengono chiamati i San, rimasti all’interno della CKGR. Sta di fatto che dal 31 Gennaio il governo di Gaborone ha cominciato a tagliare la fornitura dell’acqua e di altri servizi sociali vitali, quali la sanità e la distribuzione alimentare, adducendo la scusa che é troppo costoso continuare a provvedere tali servizi a quei pochi San che ancora risiedono all’interno della Riserva. La decisione di sospendere l’erogazione dei servizi essenziali risale, per la verità, all’Agosto dell’anno scorso, ma il governo in quel momento aveva preferito fare marcia indietro, sospendere la decisione, nel timore di essere tacciato di razzismo e intolleranza etnica alla Conferenza delle Nazioni Unite sul razzismo tenutasi a Durban lo scorso Settembre. A causa della decisione governativa, che di fatto impedisce la sopravvivenza nella Riserva, la comunità ha cominciato a spostarsi in campi attrezzati adibiti dal governo all’accoglienza degli sfollati, situati a centinaia di chilometri di distanza. La giustificazione che è stata fornita ad una decisione del genere è che era diventato troppo costoso provvedere servizi ad una popolazione come quella boscimana, eccessivamente sparsa sul territorio. Costava, denuncia il governo, ben 5.000 dollari al mese provvedere quei servizi vitali a 500 San della Riserva incredibilmente troppo, evidentemente! Tuttora legati alle loro tradizioni comunitarie ancestrali di vita e di caccia, i San vivono di solito in piccoli gruppi, massimo di 15 persone, in aree di caccia ricche di selvaggina. Ne consegue che spostare con la forza questa gente dalla Riserva significa sradicarla da un territorio dove ha vissuto per più di 2000 anni e, ancor peggio, impedirgli di vivere col loro stile di vita. Oltretutto, volonterosamente, la comunità internazionale aveva offerto al governo la possibilità di percorrere altre strade, mettendolo in condizione di trattare la questione in maniera diversa, senza arrivare alla palese violazione dei diritti umani. Una delle alternative gli era stata data dall’Unione Europea, che proponeva un progetto che prevedeva il coinvolgimento dei San della Riserva in un programma di sviluppo comunitario legato al turismo, alla conservazione e alla gestione della fauna e della flora protetta. L’UE aveva identificato diverse aree del paese, non solo la CKGR, dove comunità boscimane avrebbero potuto beneficiare di un’iniziativa del genere ed aveva offerto ben 14 milioni di euro al governo per finanziare lo sviluppo di questi poli comunitari in quelle zone del Botswana che erano state riconosciute idonee. Sebbene il governo non abbia optato per questa soluzione, accettando la proposta, ha sostenuto, per bocca di Sentle, che un giorno l’avrebbe anche potuta prendere in considerazione. Ci sono stati diversi incontri fra Margaret Nasha, Ministro del Governo Locale e l’Unione, ed in uno di questi, ad una delegazione europea in visita, il Ministro ha comunicato chiaramente che il suo governo era intenzionato a spostare i San dalla CKGR. Il portavoce dell’Unione Europea, Ernest Gunnar Ring, ha spiegato ad Africanews come sono andate in dettaglio le cose, riferendo che la Nasha ha affermato che il suo governo intendeva sì allontanare i San dalla Riserva, ma mettendoli in condizione di poter continuare ad avvalersi delle risorse naturali disponibili in ben determinate "Zone d’Utilizzo Comunitario" fuori dalla CKGR. Va anche detto che Gladys Kokorwe, vice del Ministro Nasha, aveva comunicato a Settembre dell’anno scorso che i boscimani sarebbero stati trasferiti in luoghi di loro scelta dove il governo avrebbe potuto garantirsi il miglior rapporto costo/benefici nell’impegno finanziario di provvedere loro i servizi essenziali. Non avrebbero dovuto sostenere costi di trasporto e gli sarebbe stata risarcita la perdita di beni e proprietà. La Kokorwe aveva, al contempo, ammonito gli interessati chiedendo loro di valutare attentamente le conseguenze derivanti loro dall’eventuale intenzione di rimanere a tutti i costi nella Riserva, dove non c’era ormai alcun futuro né per loro, né, tantomeno, per i loro figli. Ma, tutta questa storia non è andata giù alle organizzazioni che difendono i diritti umani in Botswana, che hanno reagito in maniera molto forte e decisa, avanzando accuse di razzismo, ambiguità e mancato riconoscimento ai San dei sacrosanti diritti di cui gode qualsiasi popolo al mondo. A guidare la protesta si trova il Centro Botswana per i Diritti Umani- Ditshwanelo (BCHR-D), che definisce la decisione del governo "sbagliata ed illecita" e afferma trattarsi di un’azione di deliberato allontanamento forzato della comunità boscimana dalla Riserva. Il Centro sottolinea che la decisione di sospendere i servizi avrà gravissime conseguenze sulla disponibilità di cibo, assistenza sanitaria ed istruzione, impedendo lo spostamento degli alunni da e verso le scuole. In un documento inviato dall’organizzazione ad Africanews si afferma fra l’altro che l’allontanamento forzato dei residenti non è affatto necessario, mentre costituisce una violazione della Costituzione e dei diritti umani di questo popolo. BCHR-D fa parte di un gruppo di associazioni e individui che comprende rappresentanti dei boscimani residenti nella Riserva, attualmente impegnati nella trattativa col governo sul proprio destino. E’ corsa anche voce, afferma il documento, che il governo minacci la rimozione di una pompa a motore da un pozzo che si trova in un villaggio situato al centro della Riserva, nonché lo smantellamento dei serbatoi dell’acqua da 10.000 litri di cui è dotato ogni villaggio situato all’interno della CKGR. Sempre a detta di BCHR-D i piccoli villaggi che si trovano all’interno della Riserva di caccia sono stati creati nel lontano ’61, "specificatamente" per garantire ai San la possibilità di svolgere e preservare la loro tradizionale caratterizzazione e peculiarità di popolo cacciatore-raccoglitore al tempo stesso. Ma, ecco un altro segnale in linea con l’atteggiamento governativo decisamente ostile verso i poveri San. Recentemente il Dipartimento dei Parchi Nazionali e della Conservazione della Fauna e della Flora ha comunicato che non avrebbe più rilasciato ai boscimani permessi di caccia all’interno della Riserva. Un’altra associazione a difesa dei diritti umani, schieratasi a fianco dei San dalla vigilia della Conferenza di Durban, l’inglese Survival International (S.I.), sostiene che il governo del Botswana si accinge a far fuori quello che resta della comunità San che si trova all’interno della Riserva di Caccia del Kalahari Centrale, condannando senza mezzi termini l’iniziativa che, a suo dire, mette in serio pericolo la sopravvivenza stessa di questo sfortunato gruppo etnico. Secondo Survival, negli ultimi 16 anni le autorità del Botswana hanno fatto di tutto per togliere di mezzo i boscimani dalla Riserva, e il suo direttore, Stephen Corry in una dichiarazione afferma: " Per la loro attività di caccia i San hanno subìto torture, le loro case sono state rase al suolo, molti di loro sono stati spostati con la forza in desolati campi per sfollati dove non possono cacciare o svolgere attività agricola, diventando dei questuanti dipendenti dalle elargizioni governative. Nei luoghi di aggregazione forzata, alienazione, alcolismo e disperazione sono un tutt’uno; una piccola popolazione si trova concentrata in campi che qualcuno di loro ha definito, rivolgendosi a rappresentanti di Survival, "luoghi di morte". Di fronte a questa aggressione alcuni di loro si sono chiusi in se stessi, restando nelle loro case, vicine alle tombe degli antenati. E, nonostante tutto ciò, come se non bastasse, ora le autorità parlano anche di tagliare la fornitura d’acqua perché il governo non si può permettere il costo del servizio !" Corry fa presente che il Botswana è ricco, attualmente è il più grosso produttore mondiale di diamanti, un paese che, senza ombra di dubbio, potrebbe permettersi benissimo di continuare ad assistere questa minoranza di povera gente. Si lamenta, poi, del fatto che il governo non sembra interessato all’ottima proposta dell’Unione Europea ed aggiunge che molti ritengono che i ricchi depositi di diamanti presenti nella Riserva siano, in fondo e in realtà, alla base dell’iniziativa del governo che, in aggiunta, desidera aprire al turismo la CKGR. Il direttore di Survival conclude sostenendo che Gaborone ha una visione profondamente razzista dei boscimani, che ministri ed alti funzionari hanno in diverse occasioni descritto come esseri primitivi e creature dell’età della pietra. Da parte sua un commentatore locale di fatti sociali, Moeti Mohwasa, ricorda il coro di voci critiche che accusano il governo del Botswana di aver fatto di tutto, negli ultimi 16 anni, per tormentare i San, opinioni concordi nel ritenere che, con quest’ultima mossa di tagliare la fornitura d’acqua, si intenda farli fuori una volta per tutte. Mohwasa lancia infine un appello alla comunità internazionale, perché faccia finalmente sentire la sua voce per fermare questo crimine razzista contro l’umanità, questo mini-genocidio che il governo del Botswana si accinge a perpetrare . Il governo, naturalmente, la racconta in maniera diversa ed afferma che è passato ormai tanto tempo da quando ha dichiarato la sua intenzione di convincere i San a spostarsi dalla CKGR per lasciare spazio allo sviluppo turistico dell’area. Sostiene che negli ultimi anni ben 2.200 San si sono avvalsi degli incentivi governativi e si sono trasferiti. Il governo afferma che già a Novembre dell’anno scorso ha fatto sapere ai 500 San che si stima siano rimasti che era troppo costoso continuare ad erogare i servizi di sostegno sociale e che la fornitura di questi sarebbe stata interrotta dalla fine di Gennaio. Ring, il portavoce dell’Unione Europea, è fiducioso che il governo di Gaborone accetti prima o poi le loro proposte, escludendo la possibilità che il governo intenda veramente buttare fuori con la forza i boscimani dalla Riserva, congelando tutti gli aiuti alla comunità. Aggiunge che il governo non ha ancora preso una decisione ferma e definitiva, ma dubita che ai San venga consentito di restare dove sono, privi dei servizi. E conclude dicendo che se i loro progetti venissero accettati dal governo, l’iniziativa di conservazione e gestione della flora e della fauna potrebbe partire già a metà di quest’anno. Da parte loro, degli europei, per il momento, si tratta solo di aspettare e di attendere pazientemente gli eventi...
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