Il primo articolo del 49° numero di Africanews in lingua italiana affronta un problema antico e attualissimo allo stesso tempo: l'educazione scolastica, la formazione delle nuove generazioni. Il nostro corrispondente dalla Tanzania ci descrive la situazione nel suo paese, ma è la situazione in cui si trova tutta l'Africa e cioè circa 400 milioni di ragazzi sotto i vent'anni. In questa fascia di età si raggruppa il 45% dell'intera popolazione africana che ha già superato gli 800 milioni di abitanti. Quattrocento milioni di giovani è una cifra impressionante, è superfluo sottolinearlo, basta pensare che tutta la popolazione della nostra comunità europea supera di poco i 300 milioni.
Bisogna invece riflettere sull'importanza vitale dell'educazione scolastica per l'Africa, un continente alla deriva, un continente che deve recuperare anni-luce nella formazione professionale. Basta pensare che quando le "civili" potenze europee lasciarono o furono cacciate dall'Africa, circa 40 anni fa, in moltissime nazioni il numero dei laureati locali si contavano sulle dita di una mano.
Oggi il mercato mondiale è più che mai spietato; o hai una specializzazione o sei fuori da tutto. E allora le notizie che ci porta l'articolo non solo lasciano ben poche speranze all'Africa ma disegnano inquietanti e cupi panorami futuri per tutto il pianeta. Fra 10/15 anni il mondo, soprattutto quello occidentale, dovrà fare i conti con questi giovani, divenuti adulti, che pretenderanno una prospettiva, una speranza nella vita.
A chi chiederà loro che titolo di studio hanno, risponderanno: "Ho fatto le elementari e come aula scolastica avevamo uno spiazzo sotto un albero. Nella mia classe eravamo più di cento allievi e a casa studiavamo in 10/15 sullo stesso libro." Quelli che potranno rispondere così saranno i più fortunati, molti altri (quanti? decine di milioni sicuramente) saranno stati respinti. Non c'era più posto per loro, anche sotto un albero o sotto una tenda dove il maestro faceva lezione.
Non vogliamo ora introdurre l'immane problema rappresentato dall'immigrazione ai nostri giorni, con nazioni che sperano di eluderlo alzando il ponte levatoio delle frontiere come nei vecchi castelli medioevali. Ma vogliamo solo ripetere quanto affermato e condiviso da tutti e cioè che il fenomeno immigrazione lo si attenua migliorando le condizioni di vita dei paesi da cui provengono i nostri "invasori" e tra le prime esigenze di un popolo c'è l'istruzione dei giovani. Invece in quasi tutte le nazioni africane la situazione è simile a quella della Tanzania, tanti progetti ma poche realtà. Basta pensare che già nel 1961 la conferenza di Addis Abeba aveva fissato l'obiettivo dell'insegnamento primario, gratuito e obbligatorio. Sette anni dopo, a Nairobi, si prese atto che quei traguardi erano illusori.
Col pessimismo e con le critiche non si costruisce niente. E quindi vogliamo chiudere l'argomento con ciò che di positivo esiste nell'educazione in Africa. Fra il 1990 e il 1998 il tasso di scolarizzazione dei maschi è salito dal 47 al 56% e quello delle femmine dal 41 al 48%. I progressi ci sono stati. Prendiamone atto. Forse i bambini della Tanzania entro il 2006 avranno un libro di scuola a testa, uno tutto per loro. Lo dice il progetto governativo. Tanti, tanti auguri.
Africanews staff