Kenya
Dove nasce il dramma dei bambini di strada?
di Padre Kizito Renato Sesana
Una rissa recentemente avvenuta nelle strade di Nairobi, capitale del Kenya, si è lasciata alle spalle almeno due morti e molti feriti gravi. L'incidente, ampiamente commentato dai media locali, ha portato alla ribalta il dramma del numero crescente di giovanissimi kenioti che vivono per la strada, una vera bomba ad orologeria.
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Il problema non è rappresentato dai bambini di strada. Il problema sono gli adulti.
"Il nostro fallimento più grave", diceva padre Arnold Grol, ora scomparso, apostolo dei ragazzi dei parcheggi di Nairobi - "è che dopo tanti anni di lavoro con i bambini di strada, questi sembrano essere ancora esclusiva preoccupazione della Società Undugu e di un pugno di altre organizzazioni. Quando incontra uno dei suoi figli per le strade di Nairobi, la grande maggioranza dei kenioti continua a voltare la testa dall'altra parte."
Il timore è che, nonostante il fatto che oggi parlare di bambini di strada sia diventato di moda e che un pugno di organizzazioni di assistenza siano ora diventate dozzine, l'atteggiamento generale descritto da Padre Gol non è cambiato.
Anthony Mtuwa, 18 anni, non ha avuto un inizio facile nella vita ma è un ragazzo determinato e ha un reddito costante dipingendo ceramiche. Qualche settimana fa, alla fermata dell'autobus, stavto leggendo un articolo sulla battaglia di strada scoppiata a Nairobi l'11 aprile, Venerdì Santo, con la morte di un guardiano e di un bambino. Anthony, che conosco di vista, ha cominciato a leggere il giornale da dietro le mie spalle. Mi sono voltato e gli ho chiesto il perché di così tanti bambini nelle strade di Nairobi. Anthony non ha avuto bisogno di pensarci due volte: "Le loro madri non hanno i soldi per mandarli a scuola, a volte non possono neanche dar loro un po' di cibo. Così finiscono per la strada". Esistono altri motivi? "Nessun altro motivo. L'unico motivo è che la gente è troppo povera".
Sarebbe molto difficile per Anthony o per uno qualsiasi dei suoi amici riuscire a entrare e a sentirsi a proprio agio in uno dei tanti seminari, congressi e workshop tenuti nei lussuosi hotel di Nairobi per discutere questa situazione. Eppure la loro opinione è importante. Ho visitato una casa dove vengono assistiti 25 bambini in condizioni economiche disagiate. È Kivuli, un nuovo istituto aperto a Riruta, un quartiere periferico della città. È stato iniziato da un gruppo di giovani kenioti che in seguito hanno ottenuto assistenza dall'Europa.
Era ormai tardo pomeriggio e i bambini, di età diversa, dai 7 anni di Joshua ai 17 anni di Paul, stavano tornando dalle scuole pubbliche vicine. Non appena ho espresso il desiderio di sedermi con loro a parlare, si sono subito affollati intorno a me. Perché ci sono così tanti bambini nelle strade di Nairobi? Le loro opinioni sono arrivate puntuali, una dopo l'altra. Erano seri, non scherzavano, parlavano con la saggezza della loro sofferta esperienza personale.
Dice James: "Perché a casa ci sono tanti problemi, a volte il padre è morto, a volte invece la madre, e la matrigna non ci dà da mangiare:" Aggiunge Christopher: "I genitori non hanno lavoro. A volte i bambini sono così affamati che rubano in casa e vengono cacciati". "In casa non c'è il necessario", spiega Peter. Un altro, Christopher, aggiunge: "I genitori si separano oppure i bambini vengono cacciati perché in casa non c'è da mangiare."
"I genitori cosa pensano quando fanno una cosa del genere?"
"Sono costretti", continua Christopher - "e sono infelici, piangono come i figli". Scorgo una tristezza infinita nei suoi occhi, una tristezza condivisa da altre 34 paia di occhi. "La mamma piange molto", dice Daniel, "piange molto". È superfluo chiedere come faccia a saperlo.
"Conoscete qualche bambino che abbia deciso da solo di andarsene e vivere per strada, e che sia contento di rimanerci?" chiedo, "No", è la risposta, unanime e immediata - "Nessuno vuole vivere per la strada". Scuotono la testa increduli al pensiero che un bambino possa decidere da solo una cosa del genere, senza un motivo pressante.
Che cosa possiamo fare per aiutare questi bambini che vivono per strada? Nonostante la durezza della vita che conducono, questi bambini di Kivuli non hanno perso il dono di sognare e il sorriso torna sulle loro labbra. I più piccoli sono i più ansiosi di esprimere la loro opinione. "Ci vogliono scuole, formazione", dichiara James. "Preghiamo perché le persone di buon cuore possano aiutarci", agigunge Peter. "Bisogna farsi dire cosa desiderano e riunirli alle loro famiglie", continua Moses. "Offrirgli un'istruzione e un rifugio come Kivuli", aggiunge Simon. "Sì", aggiunge Martin - "perché dopo aver finito le scuole troveranno lavoro e avranno lo stesso animo e aiuteranno gli altri, come chi ha fondato Kivuli". La soluzione definitiva ce la offre Timothy, un ragazzino ossuto con un gran sorriso. Spalanca le braccia e dice: "Portateli tutti qui, così stiamo insieme!"
L'opinione di Anthony e dei ragazzi di strada di Kivuli possono essere carenti rispetto al linguaggio sofisticato usato nelle relazioni dei vari workshop, ma colgono nel segno. La causa principale del dramma dei bambini abbandonati nelle strade di Nairobi è la povertà, la miseria di così tanta della nostra gente. Il crollo della famiglia e dei valori tradizionali e qualsiasi altra causa possibile sono solo una conseguenza della vita abietta e inumana che tanti tra noi devono sopportare.
Dieci anni fa, non appena arrivato a Nairobi, ho iniziato facendo un grande giro degli slums della città guidato da padre Grol, che aveva insistito per accompagnarmi. "Altrimenti" - diceva - "non capiresti". Non si può affrontare il problema dei bambini di strada senza affrontare quello dei loro genitori, le difficoltà della comunità da cui provengono. Quando vai a trovare i genitori dei bambini di strada negli slum, quello che soprattutto colpisce sono le condizioni disumane in cui vivono. Come posoono vivere decentemente in una capanna di plastica alta un metro, dove la pioggia ha libero accesso? Devi vedere con i tuoi occhi."
La relazione sulla battaglia del Venerdì Santo era una lettura triste e sollevava una serie di questioni. Perché una battaglia tra poveri? Ci stiamo lentamente avvicinando a una situazione di tipo brasiliano, con i vigilantes pagati dai commercianti per sparare ai niños da rua? Le autorità responsabili stanno almeno prendendo in seria considerazione il deterioramento delle condizioni sociali o si stanno rinchiudendo in un isolamento persino più compiaciuto? Si rendono conto che l'opinione pubblica non crede più alle dichiarazioni altisonanti?
Soprattutto: è una coincidenza che le relazioni sulla battaglia del Venerdì Santo siano in prima pagina insieme agli articoli sulla massiccia corruzione del governo? Un titolo annunciava: "Miliardi rubati dal governo" e l'articolo spiegava come "funzionari governativi" in due anni abbiano rubato apertamente miliardi di denaro pubblico.
Questa non è assolutamente una coincidenza. La presenza di bambini disperati nelle strade della nostra città è la conseguenza diretta della cattiva amministrazione e della sottrazione di fondi pubblici perpetrati nel paese. Il denaro rubato avrebbe dovuto essere investito nell'istruzione dei bambini di strada e per sostenere una crescita economica che avrebbe creato occupazione per il loro futuro.
È solo un trucco moralistico ricordare ai "funzionari governativi" che i bambini di strada che incontrano quando girano nelle loro grandi macchine, vestiti impeccabilmente, non sono "i membri più sfortunati della nostra società" ma le vittime più dirette delle loro ruberie? Se fossi stato protagonista dello scandalo Goldenberg di 220 milioni di dollari USA, non avrei il coraggio di guardare negli occhi un bambino di strada.
Nell'insegnamento sociale della Chiesa esiste il principio della riparazione e della restituzione. Significa che chi ha rubato deve restituire tutto il maltolto, che sia denaro o terreni. Chiunque tra noi viva comodamente, con tre pasti completi al giorno, ha rubato qualcosa a questi bambini. Un modo adeguato per ripagare il maltolto, secondo il grado di responsabilità, potrebbe essere quello di contribuire alla gestione di una casa come quella di Undugu o Kivuli, o qualsiasi casa per i bambini gestita da un gruppo affidabile. So che riceveranno qualsiasi cosa con gratitudine, da un cavolo per arricchire il pasto, a un terreno per costruire nuove case. I modi non mancano, è necessaria solo la volontà.
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