Il sesto numero di Africanews, relativo al mese di Agosto, affronta la complessa situazione del Sud Africa: lo stato leader del continente sia per il carisma del suo presidente Nelson Mandela sia per le enormi potenzialità economiche. Questa nazione che quattro anni fa vide il passaggio del potere dai bianchi ai neri, registra però una serie di fenomeni sociali allarmanti che rendono il suo futuro piuttosto critico, considerando anche che Mandela, compiuti gli 80 anni a luglio, ha praticamente già lasciato il potere al fidato Mbeki, profondo conoscitore di problemi economici internazionali ma il cui ascendente sulle folle dei disoccupati e degli emarginati è quasi nullo. A Mandela invece la gente degli slums aveva concesso e concede tuttora fiducia, in lui ripongono la speranza di un avvenire migliore.
L'articolo analizza crudamente la crescita di xenofobia in una nazione che ha conosciuto le nefandezze e le tragedie dell'apartheid. Quando mancano i posti di lavoro, qualsiasi straniero viene visto come un usurpatore e per tale motivo viene avversato. Paradossalmente in questa situazione si trovano i neri statunitensi, gli appartenenti cioè a quella categoria di persone che più si impegnò nella lotta al regime razzista di Pretoria quando Mandela e gli altri capi dell'Anc giacevano nelle carceri dei bianchi.
Il dilagare della criminalità è un dato sconvolgente della società sudafricana, società in cui il divario fra ricchi e poveri si è ulteriormente allargato. La polizia, che lentamente vede il riciclaggio degli organici con la sostiutuzione di agenti bianchi con altri di colore, non riesce a fronteggiare il fenomeno e trova comodo effettuare operazioni che abbiano effetto sull'opinione pubblica a scapito degli stranieri che sono poi i poveri fuggiti dai paesi vicini destabilizzati dalla politica dell'apartheid: un capitolo che sembra non chiudersi mai.
Tutto il mondo, praticamente nessuna grande città dei paesi sottosviluppati ne è immune, conosce la piaga dei bambini di strada: tutti la conoscono ma praticamente tutti la ignorano anche se i convegni e le tavole rotonde sul problema si sprecano. L'unico dato di fatto positivo è l'aumento delle organizzazioni di assistenza a questi bambini e nell'articolo del padre comboniano Kizito Sesana si descrive appunto l'ambiente in cui trovano rifugio questi ragazzi. Interessanti e sconvolgenti le interpretazioni che i ragazzi stessi danno del fenomeno.
Esiste una filosofia africana? Il libro del kenyota G.J. Wanjoi rappresenta un tentativo di risposta. Ci sono studiosi che affermano che il basso livello di intelligenza africana rende gli africani incapaci di pensiero filosofico; altri sostengono che il pensiero africano è di per se filosofia. Il dr. Wanjoi dissente da tutte queste ottiche e parte dal presupposto che i proverbi Kikuyu (il gruppo etnico più numeroso del Kenya) siano essi stessi filosofia, ma si applicano soprattutto a ogni aspetto della vita Kikuyu: istruzione, religione, politica, società e affrontano le questioni di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, diritti e doveri, giustizia e ingiustizia.
Africanews staff