AfricaPianificazione delle nascite nel cuore dell'Africadi Shanti R. Conly
La donna che era venuta al Poliambulatorio Kaneshie, alla periferia di Accra, Ghana, per un'iniezione di Depo-Provera, aveva intorno ai quarantacinque anni, circa la mia stessa età. Era una donna alta e magra, con un'espressione ansiosa e un bambino piccolo - vestito in maniera immacolata di una camicia e un paio di pantaloncini inamidati - che le si appoggiava alle ginocchia. Non aveva mai usato un metodo contraccettivo moderno - aveva paura dei possibili effetti collaterali. Apparteneva infatti a una generazione di donne africane che attraversava il periodo della fecondità con una scarsa conoscenza della contraccezione moderna. Il bambino - il più giovane di sei - era stato concepito nonostante il fatto che lei e suo marito stessero usando il sistema del coito interrotto per prevenire la gravidanza. Adesso aveva un ritardo delle mestruazioni e era finalmente motivata a cercare un metodo contraccettivo più efficace. Aveva aspettato diversi giorni perché il marito, un revisore dei conti che viaggia parecchio, tornasse a casa e le desse il permesso e i soldi per venire all'ambulatorio. Il personale dell'ambulatorio che ha raccolto la sua anamnesi le ha detto che doveva fare un test di gravidanza prima di poterle dare il contraccettivo iniettabile. Non poteva sopportare l'idea di un'altra gravidanza - "Sono così spaventata, la mia salute non me lo permette." Scambiando me, una visitatrice esterna, per una figura autorevole, mi ha scongiurato con la paura negli occhi, "Se sono incinta, mi aiuteranno a disfarmene?" E' andata a fare il suo test di gravidanza; non ho mai scoperto che cosa ne sia stato di lei. Dall'altra parte del continente, in una capanna di una stanza nel villaggio di Uthiru, nel distretto Kiambu, in Kenia, ho scoperto una storia molto diversa. 'Sara' ha trenta anni; lei e suo marito, cameriere in un albergo di Nairobi, a venticinque chilometri di distanza, hanno solo tre figli di dodici, sei e due anni. Sara ha pianificato la sua famiglia, distanziando le nascite con l'uso della pillola e della spirale. Adesso ha preso un appuntamento per una legatura delle tube, perché non vuole altri figli. Vuole dare ai tre che già ha un'educazione - sempre più cara in Kenia - e una vita decente. La sua storia è sempre più esemplare di quella delle donne africane più giovani, in particolare in Kenia, che ha uno dei programmi di pianificazione familiare più vecchi della regione. Nate a soli quindici anni di distanza, Sara e la donna del Ghana stanno ai due estremi e rappresentano due diverse generazioni di donne africane: la donna più anziana intrappolata in un ciclo di gravidanze frequenti e a alto rischio e che si fa carico del peso di tirare su una famiglia numerosa; la più giovane che assume il controllo del suo stesso destino riproduttivo e del futuro della sua famiglia. In effetti, l'interesse per la contraccezione sta crescendo velocemente in Africa, e persino per la sterilizzazione - in passato considerata culturalmente inaccettabile.
Coinvolgimento maschile - o controllo maschile?"Gli uomini qui sostengono la pianificazione familiare?" abbiamo chiesto all'ostetrica alla 'stazione sanitaria' - il livello più basso del sistema di assistenza al parto del servizio sanitario - ai margini di Kaolack, una capitale di provincia polverosa nel Senegal meridionale. Ci ha detto dell'uomo che era venuto da solo all'ambulatorio, preoccupato che un'altra gravidanza avrebbe peggiorato la salute, già precaria, di sua moglie. In che modo sua moglie poteva evitare ulteriori gravidanze? L'infermiera ostetrica gli ha pazientemente spiegato i diversi metodi contraccettivi, come si usano e quali siano i vantaggi e gli svantaggi di ogni metodo. No, ha detto l'uomo, la pillola non avrebbe funzionato, sua moglie non si sarebbe ricordata di prenderla tutti i giorni. Ma la spirale sì, sembrava essere il metodo giusto per lei. La avrebbe mandata all'ambulatorio per farsene dare una.Il giorno dopo, è arrivata sua moglie, stringendo in mano i soldi che suo marito le aveva dato per pagare l'onorario contenuto dell'ambulatorio, e ha chiesto una spirale. Il personale dell'ambulatorio l'ha fatta accomodare e l'ha informata di tutte le opzioni contraccettive disponibili, come era stato istruito a fare. No, ha detto lei, suo marito aveva detto che doveva farsi mettere una spirale. Non poteva prendere in considerazione nessun altro metodo. Ha avuto la sua spirale e se ne è andata, un simbolo dell'arma a doppio taglio del coinvolgimento maschile nel suo bisogno di evitare un'altra gravidanza; d'altra parte, il suo dominio e il suo controllo le hanno impedito di scegliere da sé il metodo da usare.
Aborti pericolosi - una tragedia che si può prevenireLa Sulmac Flower Farm, una delle fattorie del genere più grandi del mondo, confina con il lago Naivasha nella Rift Valley del Kenia centrale, dove il clima caldo e secco è ideale per la crescita dei fiori durante l'anno intero. Mentre visitavamo l'ambulatorio sanitario della fattoria, il dottor Kanjala descriveva l'insieme dei servizi sanitari che la fattoria offre ai suoi quattromilacinquecento impiegati e ai loro venticinquemila dipendenti, e le molte sfide che affrontano ogni giorno.Quando la conversazione è giunta alla salute delle donne, il dottore è stato zitto un momento, poi ha cominciato a raccontare la storia di una giovane donna nubile che era stata portata all'ambulatorio di recente. La donna, che non poteva avere più di venti anni, aveva chiesto aiuto a un guaritore tradizionale per mettere termine a una gravidanza indesiderata. Per indurre l'aborto, il guaritore aveva usato un bastone appuntito, lacerando l'utero. Quando i suoi amici l'hanno portata all'ambulatorio, sanguinava copiosamente. Poiché l'ambulatorio non fa trasfusioni di sangue - in parte perché non è in grado di controllare la presenza di Hiv nel sangue donato - il dottore non poteva assisterla. Ne ha organizzato il trasporto all'ospedale distrettuale, a un'ora di distanza; è morta durante il tragitto. Questa tragedia si ripete diverse volte al giorno in Kenia. Nonostante un più facile accesso alla contraccezione, più di un milione di donne in Kenia che vogliono evitare un'altra gravidanza non praticano il controllo delle nascite. Come quella ragazza, molte donne con una gravidanza indesiderata fanno ricorso all'aborto. Poiché l'aborto è illegale in Kenia se non per salvare la vita della madre, la grande maggioranza degli aborti vengono praticati in condizioni pericolose. La ragazza che era stata portata all'ambulatorio era soltanto una delle duemila donne keniote che si stima muoiano ogni anno delle complicazioni di aborti pericolosi.
Gioventù a rischioCamminando lungo il sentiero stretto e fangoso tra le affollate baracche del villaggio Uthiru in Kenia, 'Anne,' la assistente sanitaria, ci ha fatto segno di seguirla in una capanna raffazzonata fatta di fango, ferro corroso, cartone e paglia. 'Mary,' una giovane donna esile, vive qui con suo figlio di un anno. Mary ha solo diaciannove anni, è una ragazza madre che mantiene sé stessa e il suo bambino mandando avanti quello che chiama un 'albergo' - nei fatti una piccolo punto di ristoro con un paio di tavolacci di legno e panche dove vende pasti caldi agli uomini che abitano nel quartiere. Mary ha un ragazzo che le fa visita di quando in quando, ma che non abita con lei. Stava prendendo la pillola da qualche mese, ma dimentica di prenderla quando il suo ragazzo non è nei paraggi. Vorrebbe un altro metodo di pianificazione familiare, più facile.Anne, l'assistente sanitaria, tira fuori l'apparecchio per misurare la pressione e controlla Mary. Su uno dei tavoli mette su le tabelle illustrative sui diversi metodi contraccettivi e come sono usati. Guida Mary attraverso le tabelle, descrivendo i pro e i contro delle iniezioni di Depo-Provera e degli impianti Norplant. Non accenna mai ai preservativi, anche se circa uno ogni cinque adulti nell'area di Nairobi è sieropositivo. In quanto ragazza madre giovane che vive in un ghetto urbano e il cui compagno non abita sotto il suo stesso tetto, Mary rientra tra le figure a alto rischio di contrazione della malattia mortale. Ma Anne è un esempio tipico di molti operatori esperti di pianificazione familiare che sono ancora a disagio nel discutere di Hiv/Aids con i loro pazienti - anche se è in gioco la vita di persone giovani come Mary.
Un'ostetrica nel Senegal ruraleEmilie è un'ostetrica formata professionalmente che sta alla stazione sanitaria di Gandiaye, un piccolo villaggio in Senegal. Nel villaggio non c'è un ambulatorio sanitario o un ospedale; Emilie è la fonte della maggior parte delle cure mediche, e l'unica fonte di assistenza per le donne al momento del parto. Un neonato nuovo arriva circa ogni due giorni, spesso aiutato a nascere da Emily alla luce di una lampada al kerosene. Tra i parti, Emilie fornisce cure pre e neonatali, pronto soccorso, vaccini e informazioni sulla pianificazione familiare e serve gli abitanti del villaggio che vanno alla stazione sanitaria.Emilie ha lavorato quindici anni per il sistema sanitario nazionale, sin da quando si è diplomata alla scuola nazionale di ostetricia a Dakar, la capitale. E' una delle poche ostetriche professioniste impegnate nelle stazioni sanitarie rurali - la maggior parte impiegano paramedici di sesso maschile con una formazione minima. E' anche fortunata perché lavora nel villaggio di provenienza di suo marito, e può vivere con i suoceri, a differenza di altre persone nella sua posizione che hanno difficoltà a trovare casa nelle aree rurali. La pianificazione familiare è una cosa nuova nel villaggio. Emilie stessa non è stata formata per la pianificazione familiare nel corso della sua istruzione da ostetrica, e ha ricevuto una formazione del genere solo di recente nella capitale regionale. Le persone del villaggio stanno cominciando a andare alla stazione sanitaria e a richiedere a Emilie informazioni sulla pianificazione familiare, ma molte di loro non ne sanno ancora molto o sono timorose per via delle voci sui possibili effetti collaterali dannosi. Inoltre non è facile per le donne del villaggio andarla a trovare, perché sono impegnate a fare crescere i raccolti e a prendersi cura delle loro famiglie. Una donna che vuole fare visita alla stazione sanitaria inoltre, di solito deve ottenere il permesso dal marito e dalla sua famiglia. Emilie crede che il modo migliore per educare la comunità a proposito della pianificazione familiare è quello di uscire e andare a parlare con le donne nelle loro case, ma questo è difficile, perché significherebbe non lasciare nessuno alla stazione sanitaria per assistere chi viene in cerca di cure. Un'altro ostacolo è che poche donne hanno accesso ai soldi necessari per pagare l'onorario minimo che il governo richiede per i servizi di Emilie. Emilie ci ha raccontato della volta in cui è arrivata una donna tenendo per i piedi una gallina viva, con la quale sperava di pagare la consulenza per la pianificazione familiare. Il governo sta adesso pensando di far pagare anche i contraccettivi stessi; Emilie si oppone a questo con passione, sostenendo che i contraccettivi devono essere sovvenzionati fino a quando la gente non abbia maggiore familiarità con la pianificazione familiare.
Un medico nel Ghana ruraleIl Dottor Addiesu ci ha accolti calorosamente nella modesta casa di legno a un piano che serve da ufficio del Ministero della Sanità a Mankranso, un distretto rurale a un'ora di guida dalla capitale regionale di Kumasi, nel Ghana centrale. Un ufficiale sanitario articolato e con una buona formazione, ci ha descritto la sua battaglia per assistere una popolazione di centodiciottomila con fondi, servizi e personale limitato. Il Dottor Addiesu, l'unico medico, è sostenuto da cinque infermiere e da un paio di dozzine di ostetriche locali che sono state formate alle tecniche sicure di assistenza al parto. Data la natura rudimentale e remota degli scarsi servizi sanitari del distretto, l'obiettivo principale è la prevenzione, inclusi la maternità, la salute infantile e i servizi di pianificazione familiare.Il Dottor Addiesu, che è giovane e un innovatore, riconosce il bisogno di raggiungere le comunità locali in questo contesto tradizionale. Prevede ambulatori speciali per le sue infermiere nei paesi del luogo durante i giorni di mercato, quando un gran numero di donne arriva in paese. Abbiamo sobbalzato su una strada sterrata solcata in un furgoncino scassato, lasciandoci dietro nuvole di polvere rossa, mentre il Dottor Addiesu ci portava verso uno di questi villaggi, dove il mercato era in pieno svolgimento. Sul porticato di fronte a un negozio abbandonato sedevano circa cinquanta donne, insieme a dozzine di neonati che si agitavano e bambini piccoli. Due infermiere stavano tenendo un discorso sulla salute infantile, l'alimentazione e la pianificazione familiare alle donne che partecipavano al mercato. Era difficile dire quanto stessero assorbendo visto il livello del rumore e il disordine generale. Le infermiere mettono anche a disposizione metodi di pianificazione familiare, nonostante l'assenza della riservatezza necessaria a offrire una consulenza a singoli pazienti - per molte donne questa è l'unica opportunità per ottenere dei contraccettivi. Il Dottor Addiesu si è detto frustrato dal sistema sanitario nazionale che dà priorità agli ospedali nelle città sull'assistenza primaria nelle aree rurali. Di ritorno nel suo ufficio, ci ha orgogliosamente mostrato un computer che ha ottenuto con grande difficoltà, dicendoci che è l'unico ufficiale sanitario distrettuale con un computer. Lo utilizza per tenere conto delle condizioni di salute e per analizzare i bisogni sanitari nel distretto, utilizzando le cartelle cliniche tenute dal personale con cui lavora; ha tutte le statistiche sulla punta delle dita. Impegnato a migliorare le condizioni nelle aree rurali, il Dottor Addiesu ha dovuto compiere delle scelte personali difficili accettando il posto a Mankranso. L'isolamento dai servizi medici più avanzati limita le sue possibilità di ottenere uno stipendio professionale. Come molti ufficiali sanitari nelle aree rurali, trova difficile trovare un alloggio adeguato, come pure delle buone scuole per la sua famiglia. Nonostante questo, persevera, riconoscendo i giganteschi bisogni nella comunità rurale dove è in servizio.
"La pianificazione familiare risolve molti problemi"Eravamo seduti all'interno del recinto di fango nel villaggio del Ghana centrale, e parlavamo con il capo del villaggio che è anche a capo del comitato locale responsabile per il progetto di pianificazione familiare e di salute sessuale che viene qui portato avanti da una organizzazione non governativa nazionale. "La pianificazione familiare ha risolto molti problemi che avevamo prima nel villaggio," ha affermato l'anziano. Che tipo di problemi, abbiamo chiesto, perplessi e incuriositi. Il capo ci ha detto che i gruppi di discussione comunitaria su diversi argomenti, che sono stati tenuti nel villaggio come parte del progetto, avevano rivelato che l'evitazione di rapporti sessuali con i mariti da parte di mogli che temevano un'altra gravidanza era una fonte principale di discordia coniugale nel villaggio. I mariti allora corteggiavano e spendevano soldi su altre donne, acuendo il conflitto con le mogli. L'inserimento del programma di pianificazione familiare nel villaggio aveva liberato le donne dal timore di gravidanze indesiderate e aveva aiutato a migliorare l'armonia coniugale e le finanze familiari. "La pianificazione familiare risolve molti problemi," ci ha ripetuto, sorridendo.
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