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Versione italiana

N.7 - Settembre 1998

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Sudan

Parla un capo dei ribelli

di Charles Omondi

Nel corso dei festeggiamenti che segnavano il quindicesimo anniversario della lotta dell'Esercito Popolare di Liberazione del Sudan (Sudanese People's Liberation Army - SPLA) contro il governo di Khartoum, a Merawi, nelle montagne Nuba, il mese scorso, Charles Omondi ha parlato con il comandante della regione Yusuf Kuwa, di una serie di argomenti.

Quali considerate essere i vostri risultati principali nella guerra civile sudanese fino a ora?
"Questa è una domanda difficile, perché sento che abbiamo guadagnato molte cose negli ultimi quattordici anni. Abbiamo occupato un buon territorio, ma il risultato più importante per noi fino a ora è stato quello di restituire l'orgoglio e il senso di sé ai Nuba. In passato siamo stati indotti a vergognarci di essere dei Nuba, poiché il nostro popolo era considerato un popolo di schiavi e una comunità arretrata. Di conseguenza ognuno aspirava a arabizzarsi in modo da essere accettato. La de-arabizzazione delle menti del nostro popolo rimane il nostro risultato più grande."

Quale è la sua visione del futuro?
"Beh, il piano di guerra in realtà è una cosa piuttosto elaborata. Per il Sudan in generale, il piano è quello di rovesciare il sistema di governo del paese. Vogliamo un Sudan nuovo in cui ogni sudanese abbia pari opportunità, prenda parte al potere e così via. L'altro obiettivo è l'installazione di infrastrutture, in particolare nelle zone rurali. In passato, la tendenza è stata quella della migrazione delle persone verso i centri urbani, dove è possibile l'accesso a diverse facilitazioni sociali. Penso che nel nuovo Sudan bisognerebbe indirizzarsi verso il controllo della migrazione dalle aree rurali a quelle urbane e la diffusione dello sviluppo in tutto il paese. Lo sviluppo dovrebbe partire al livello di villaggio per contribuire a conservare le culture e le tradizioni della gente. Nelle montagne Nuba abbiamo già avviato il meccanismo mettendo su dei consigli di villaggio che si assumono la responsabilità di dare inizio allo sviluppo.

Quale è il suo giudizio sull'ultima sessione dei colloqui di pace tra il governo e lo SPLA che si è conclusa di recente a Nairobi?
"Naturalmente è stata un fallimento. Non c'è stato niente di nuovo a cui si è giunti. Il problema del Sudan rimane la questione della separazione dello Stato dalla Chiesa. Nello SPLA crediamo che lo Stato debba essere separato dalla religione, ma il governo del Sudan rifiuta di cambiare posizione. Non vogliono cedere perché sono dei fondamentalisti e insistono sulla legge sharia (islamica)."

Lei consiglierebbe ulteriori negoziati in modo da raggiungere un accordo in particolare sulla questione di Stato e religione?
"E' difficile parlare con il governo di Khartoum. Le persone che sono in quel governo credono di essere la gente di Dio cui è affidata la responsabilità di realizzare le volontà di Dio. E' un tipo di persone molto difficile da convincere. Io non credo che ulteriori negoziati potrebbero portare da qualche parte con un governo di questo tipo. Ci saremmo messi d'accordo molto tempo fa."

Allora che cosa consiglierebbe per mettere fine al conflitto civile?
"L'unica via di uscita è la caduta del governo oppure che abbandonino il potere di loro spontanea volontà e aprano la strada a un governo di unità nazionale. Altrimenti, questo governo va rovesciato con ogni mezzo."

Il governo ha deciso di permettere a Operation Lifeline Sudan (OLS) di estendere il suo operato alle montagne Nuba. Cosa ne dice?
"Nel corso degli ultimi dieci anni circa, abbiamo chiesto inutilmente al governo il permesso di fare arrivare gli aiuti alle montagne Nuba. Adesso vi sono costretti, soprattutto dopo avere fatto tanto chiasso sulla costituzione e su quanto siano democratici e umanitari. In particolare si sono ritrovati in una strettoia quando il segretario generale dell'ONU Kofi Annan ha chiesto a Khartoum che si permettesse che gli aiuti umanitari arrivassero alle montagne Nuba. Ci sono anche stati appelli da parte di OLS e di altre organizzazioni e individui riguardo lo stesso argomento. Penso che il governo abbia trovato insopportabile la pressione. Ma io direi di aspettare e di vedere cosa succederà effettivamente. Credo che il governo possa ancora fare ricorso a molti raggiri per impedirne la realizzazione. Ho in mente il caso di Pariang che doveva essere rifornito come le altri parti del Sudan meridionale, ma che a malapena riceve qualcosa."

Se venisse realizzato, di cosa vorrebbe che ci si occupasse in maniera prioritaria?
"Sarei molto selettivo e metterei l'accento sullo sviluppo delle abilità. Vorrei vedere il nostro popolo istruito in modo da prendere in mano la situazione in diversi campi. Naturalmente abbiamo anche bisogno di assistenza per la fornitura di servizi sanitari, dell'istruzione, di strade e di acqua pulita."

A un gran numero di personalità dei gruppi dissidenti dello SPLA sono state date posizioni di responsabiltà nel governo. Crede che stiano perorando la causa di quelli del sud?
"E' veramente molto strano combattere qualcuno, poi cambiare parte e continuare a sostenere di perorare la causa della parte alla quale si apparteneva prima. In effetti non è realistico. E' l'uomo a Khartoum che ancora ha il potere, e se vai là alle sue condizioni, non c'è modo in cui i tuoi interessi possano essere presi in considerazione."

In che rapporti sono stati con la corrente principale dello SPLA o, se è per questo, con i loro conterranei del sud, da quando sono entrati nel governo?
"Stranamente, quando sono passati dall'altra parte si sono espressi chiaramente per la secessione del Sudan meridionale. Adesso il governo sta parlando di unità e nessuno tra loro se ne è dichiarato contrario. Il governo si è avvicinato maggiormente ai loro desideri di prima rispetto alla questione dell'autodeterminazione. Per me, sono tutti opportunisti che volevano le posizioni migliori che adesso hanno ottenuto. Se hai un obiettivo, devi impegnartici e pazientare fino a che non si realizza."

In particolare, ci sono stati casi in cui le loro forze hanno attaccato zone occupate dalla corrente principale dello SPLA?
"Il governo ne sta facendo buon uso per combattere nel sud. Per esempio, in passato, coloro che combattevano per il governo nel sud venivano portati dal nord, erano soprattutto arabi Bagara. Quando il governo si è reso conto che c'erano troppi morti e feriti, ha fatto ricorso all'uso della gente del sud per combattere i suoi stessi fratelli sia al sud che sulle montagne Nuba."

C'è questa scuola di pensiero che dice che lo SPLA è incapace di registrare una battaglia decisiva in questa guerra. Quale è la sua opinione?
"Questa è una constatazione sbagliata. A meno che il tempo per fare la guerra non sia definito, una tesi del genere non regge. Pensi agli eritrei che hanno combattuto per trenta anni e che alla fine sono stati vittoriosi. E cosa ne dice della lotta dei sudafricani contro l'apartheid? Non c'è un tempo definito dato per la lotta in Sudan, scaduto il quale le nostre forze possano essere dichiarate perdenti."

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