ZambiaUna corretta alimentazione per combattere l'AIDSdi Ketiwe Siwo
Nello Zambia gli esperti sanitari hanno individuato nella mancanza di una dieta adeguata una delle cause principali di morte precoce tra i malati di AIDS e conseguentemente promuovono l'informazione su una buona alimentazione. Ritengono infatti che questo sia il segreto della longevità dei malati. La percentuale delle infezioni HIV è in aumento e secondo gli indicatori sanitari entro il 2010 circa 1,8 milioni di zambiani su una popolazione attuale di 9 milioni moriranno di AIDS. Le campagne anti-AIDS cercano ora di individuare il modo migliore per troncare la pandemia o, ancora meglio, dare speranza a chi è già infettato. Nkandu Luo, ministro della sanità dello Zambia, ha dichiarato che la maggior parte dei pazienti è morta più per il precario stato nutritivo che per la malattia. Il marchio legato all'AIDS ha spinto la maggior parte delle famiglie a lasciare morir di fame i malati nella convinzione che nutrirli sia uno spreco di cibo, dato che sono condannati a morire in ogni caso. Ma il professor Luo, microbiologo, afferma che l'attenzione dovrebbe passare dalla ricerca della cura, che per ora non è all'orizzonte, alla possibilità di sopravvivenza attraverso sane condizioni di vita.
"L'alimentazione è molto importante ma è stata trascurata a lungo. La gente si concentra sulle medicine dimenticando che l'alimentazione è una pietra miliare nella lotta contro l'HIV/AIDS", conclude.
"Nell'occhio del ciclone": offre una nuova prospettiva per uno stile di vita positivo e suggerimenti per migliorare le condizioni dei malati di HIV/AIDS con una corretta alimentazione. Kapwepwe paragona l'AIDS a un ciclone, un vento tempestoso che provoca il caos e tutto distrugge sul suo cammino ma che, a differenza del fuoco, ha un centro calmo, "l'occhio del ciclone", dove troviamo la calma che guarisce e nutre lo spirito e ci mette in grado di attivare il potere dei pensieri positivi. E questo è quanto Kapwepwe cerca di descrivere, il potere del pensiero positivo che aiuta a superare il marchio legato all'AIDS. Tragicamente sono i paesi poveri a essere stati colpiti più duramente da questa pandemia. Nello Zambia un adulto su cinque è infetto dal virus. Nel suo libro la Kapwepwe, pur propugnando una buona alimentazione, tiene conto dello status economico e della povertà della popolazione e non prescrive alimenti costosi al di fuori dalla loro portata. Osservando che la carne, ricca fonte di proteine, è diventata un lusso per la maggior parte degli zambiani, la Kapwepwe invece raccomanda una dieta totalmente proteinica miscelando la giusta proporzione di cereali, legumi e verdure. Incoraggia l'uso di alimenti coltivati nel proprio orto, come la patate dolci, le zucche e i fagioli, ricchi di vitamine. Oltre a promuovere una buona alimentazione, la Kapwepwe ricorda che uno stile di vita sano rafforza il sistema immunitario, il che significa dire ai malati di HIV di astenersi dall'alcool e dal fumo. A integrazione del libro della Kapwepwe, esiste un altro centro nella città industriale di Ndola, dove ai malati di HIV viene spiegata l'importanza di un'alimentazione equilibrata. Lo "Hope Humana Centre", frutto degli sforzi di una NGO danese-Development Aid from People to People (DAPP) ha aperto i battenti l'anno scorso e ha una nutrizionista, Florence Jele, che consiglia quali tipi di alimenti consumare per prolungare le aspettative di vita. La Jele sostiene che molti zambiani sono convinti di non potersi permettere una dieta nutriente ed equilibrata ma che questa è una convinzione falsa dato che è possibile ottenere alimenti nutrienti e a buon mercato. I consulenti del centro spiegano i cinque elementi chiave cruciali per la sopravvivenza di chi è affetto da HIV: una buona dieta, trattamento precoce, esercizio, pensieri positivi e astinenza sessuale. Questo, sostengono, può permettere ai malati di sopravvivere con il virus per oltre 12 anni. In molti ospedali è oggi pratica comune per infermieri e dottori dimettere malati di AIDS conclamato per continuare il trattamento a domicilio, calcando l'accento su una buona alimentazione. Questo si rivela spesso benefico per la psicologia dei pazienti, perché la maggior parte dei padiglioni ospedalieri dove vengono ammessi i malati di Aids sono chiamati "area partenze". Trovarsi in un ambiente del genere contribuisce soltanto a sconfiggere la voglia di combattere del paziente. Gli ospedali nello Zambia hanno poco da offrire in termini di buona alimentazione, quindi il paziente si cura meglio a casa. Come il professor Luo ha detto in occasione del lancio di "The Heart of the Cyclone" (l'occhio del ciclone), il libro propone una nuova dimensione della lotta contro l'AIDS, perché la gente è stanca di statistiche, di frequentare workshop e ascoltare gli stessi discorsi.
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