AfricaI crimini dei mediadi Laurenti Magesa
L'informazione puo' essere educativa ed edificante ma puo' anche distorcere e distruggere. In entrambi i casi crea prospettive e immagini che possono essere positive o negative. Le immagini positive rafforzano l'autostima; le prospettive negative su noi stessi invece possono distruggere la dignità umana. In passato erano i resoconti dei missionari in Europa e in America a creare l'imagine dell'Africa e degli africani oltremare. Oggi è l'informazione dei mass media a modellarla, sia a livello nazionale che all'estero. Nel corso di questo processo, la stampa e i media internazionali rappresentano un potere forte e svolgono un ruolo leader. Per lo stesso motivo hanno anche la responsabilità particolare di essere accurati. Ma questa responsabilità emerge forse in qualche modo nella maggior parte dei servizi sull'Africa? Il teologo e storico John Mary Waliggo, ugandese, ha osservato che nelle situazioni di conflitto africane, a causa dei loro servizi inaccurati i media internazionali spesso contribuiscono ad alimentare le fiamme della discordia. Quando nella crisi del Ruanda del 1994 i media hanno enfatizzato il problema etnico Hutu-Tutsi escludendo i fattori economici, coloniali e politici del conflitto, hanno fornito un quadro e un'analisi scorretti della situazione. Waliggo spiega che questo ha contribuito all'escalation del conflitto tra i due gruppi. E' ormai noto che parte della causa dell'attuale situazione esplosiva nello Zaire sono gli oltre 30 anni di cattiva gestione politica, di corruzione economica e ingiustizia del regime di Mobutu. Il regime è stato sempre sostenuto da alcuni poteri occidentali per difendere i propri interessi nel paese, e questo ha causato migliaia di vittime innocenti persino prima del conflitto attuale. La responsabilità dei media impone che tutti questi eventi vengano articolati con chiarezza nei servizi, in modo da offrire un quadro giusto e corretto dello Zaire e delle sofferenze del suo popolo. Secondo Waliggo qualsiasi atteggiamento diverso da parte dei media è "criminale". Peter Rigby, antropologo della Università Moi, in Kenya, nel 1996 ha pubblicato un libro, "African Images: Racism and the End of Anthropology", (Immagini dell'Africa: il razzismo e la fine dell'antropologia) dove sostiene che il fenomeno della distorsione dell'immagine dell'Africa e delle persone di discendenza africana esiste già da molto tempo. Nel 1884 il rappresentante dell'Inghilterra nell'isola caraibica di Haiti, Sir Spencer St. John, scrisse a casa dicendo che "L'uomo nero... è incapace dell'arte di governare..." Rigby sostiene che immagini negative di questo genere vengono ancora diffuse surrettiziamente dai media internazionali. Le crisi come quella attualmente in corso nella regione dei Grandi Laghi alimenta i pregiudizi.
Secondo Rigby persino le iniziative ben intenzionate, come quelle definite "missioni umanitarie" dall'ONU per le popolazioni africane in difficoltà, rientrano nello stesso sistema di perpetuazione di una falsa immagine dell'Africa. Quando queste missioni vengono ritardate e la situazione di conflitto peggiora prima del loro arrivo, l'eventuale fallimento di sedare la situazione puo' sembrare un tentativo fallito di riconciliare un'Africa "tribale". E' molto facile per i media giocare con questo genere di razzismo e far apparire la situazione irrisolvibile a qualsiasi parte interessata.
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