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N.9 - Novembre 1998

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Africa Orientale

Le alghe invadono il lago Vittoria

di Beatrice Akinyi

Non si può più fare affidamento sul porto di Kisumu, nel Kenia occidentale, come punto di congiunzione con le vicine Uganda e Tanzania, perché le navi che attraccano al porto non possono più andarsene; l'area infatti è soffocata da piante della famiglia delle ninfacee, alghe che hanno ricoperto la superficie del lago, bloccando ogni passaggio per i mezzi marini. Le barche devono aspettare che una corrente porti via l'alga prima di potersi muovere.

James Otieno, un commerciante di mare al porto di Kisumu guarda disperato la sua imbarcazione: "Nyar imbo", "Oh no, di nuovo!" esclama, e in un momento di rabbia sbatte il pugno contro il muro, manifestando la frustrazione e l'agonia a cui è ridotta la vita nella regione del lago Vittoria. Enormi quantità di alghe della famiglia delle ninfacee portate dal vento del pomeriggio hanno appena invaso il golfo di Winam, un tempo centro commerciale dell'Africa orientale, intrappolando le barche dei pescatori e i mercantili che hanno attraccato per scaricare o caricare merci.

La barca di Otieno è appena stata caricata con tonnellate di avannotti 'omena', pronti a salpare per la baia di Kendu. Con questa inattesa invasione di alghe rischia di incorrere in perdite gravi mentre aspetta che le alghe si allontanino dal porto. L'attesa potrebbe durare due o tre settimane, a seconda della corrente e delle condizioni metereologiche. Tale è l'impotenza della comunità dei pescatori, trasportatori e commercianti il cui mezzo di sostentamento è stato negativamente influenzato dalle ninfee, che ora stanno soffocando questo lago di acqua dolce, il secondo nel mondo per dimensioni.

I governi di Uganda, Tanzania e Kenia sembrano essere impotenti mentre l'alga minaccia di bloccare le attività economiche del lago. Il signor Francis Nyenze, Ministro per l'Ambiente del Kenia, ha di recente visitato il porto di Kisumu dove l'alga copre più di quaranta chilometri di costa e sta bloccando un centinaio di barche da pesca, ognuna delle quali perde circa 3.000 Scellini keniani al giorno. Dopo avere visto l'enorme quantità di vegetazione il funzionario governativo, costernato, ha osservato "credevo che (la minaccia delle ninfee) fosse una cosa piccola, i suoi effetti sono drammatici". La Kenya Railways Corporation (Compagnia delle Ferrovie del Kenia), che offriva un servizio di traghetti tra Kisumu e Port Bell in Uganda, e Mwanza in Tanzania, ha sospeso i viaggi, e un portavoce della compagnia ha spiegato che l'alga ha diffuso i suoi tentacoli in ogni spazio disponibile, rendendo impossibile ai traghetti l'attracco o la partenza dal porto.

"Il trasporto via nave è diminuito del settanta per cento", ha annunciato la compagnia, bloccando in porto i suoi cinque bastimenti. Così anche una quarantina di mercantili privati che navigavano tra i paesi dell'Africa orientale, oltre a un certo numero di motori fuori bordo sono stati tirati a secco, causando migliaia di disoccupati.

Le gigantesche petroliere della Tanzania, quali M.V. Umoja, M.V. Kakalenga e M.V. Mother Teresa non fanno quasi più viaggi a Kisumu per il timore che il fitto tappeto di alghe provochi un disastro navale. I mercantili diretti in Ruanda e in altre parti dell'Africa centrale, compresa la Repubblica Democratica del Congo, sono spesso intrappolati per un intero mese mentre la merce continua a ammucchiarsi. Nei suoi giorni di gloria il porto di Kisumu faceva da collegamento tra il Kenia, l'Uganda, il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo. Le imbarcazioni dall'Uganda trasportavano grandi quantitativi di carburante, materiali da costruzione e merce industriale ai paesi senza sbocco sul mare. La Tanzania importava birra, apparecchiature e diversi beni di consumo, mentre le imbarcazioni dalla Tanzania portavano al Kenia mangime per animali, semi di cotone e tessuti.

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