Recensione editorialedi Brian Adeba
Il libro traccia la tragica storia della più grande nazione africana a partire dall'indipendenza del 1956, dall'epoca del giuramento di Ismail Al-Azhal, primo ministro del Sudan, sino al 1996. Il libro segue sistematicamente l'alternarsi del vari regimi di Khartoum e illustra come le loro politiche abbiano accelerato la diffusione dei germi dell'oppressione e del malcontento tra i cristiani sudanesi con l'applicazione di leggi repressive come il Missionary Act (Legge sulle missioni) del 1962, introdotto per ridurre l'influenza dei missionari cristiani, e il Miscellaeous Amendment -Organisation of Voluntary Work Act - (legge sull'organizzazione del lavoro volontario) del 1994, che definisce le chiese come ONG, agenzie di volontariato o come "istituzioni puramente umanitarie", ignorando la reale natura di "religione celeste" della Fede Cristiana. Gli autori sottolineano che, sin dall'indipendenza, il nord musulmano che domina l'arena politica sudanese ha cercato pesantemente di modellare l'unità nazionale basandosi esclusivamente sull'Islam e sulla cultura araba. L'islamizzazione e arabizzazione forzate portate avanti dal dittatore Ibrahim Abboud negli anni '60, hanno decretato l'espulsione dei missionari, l'apertura di scuole coraniche (Khalwas) e l'imposizione dell'inglese come lingua per l'istruzione nelle scuole del sud, la "nazionalizzazione" delle scuole missionarie e l'abrogazione della domenica come giorno di culto. Gli autori spiegano che queste leggi repressive continuano ad abbondare e a essere applicate dal governo di Khartoum e che hanno largamente determinato gli appelli del sud per la secessione al posto di un'autonomia regionale o di una federazione. Gli autori dimostrano anche come, in tutta la storia del Sudan, la chiesa abbia sempre costituito la spina dorsale dell'opposizione a leggi che considera repressive e a scapito della propria esistenza, iniziando una forma diretta di opposizione attraverso le sue lettere pastorali, e allo stesso tempo sollecitando il dialogo per la soluzione dei molti problemi. Gli autori citano diversi casi in cui il governo ha confiscato proprietà della Chiesa e la Chiesa ha replicato con sit-in e dimostrazioni pacifiche. Nell'oceano di ostilità esistente tra la chiesa e lo stato, il Nord e il Sud, gli autori citano un'iniziativa sulla scena politica del nord che rappresenta un'isola di speranza, perché si identifica strettamente con la causa dei cristiani in questo paese ormai di fatto islamico. Il gruppo, che si è battezzato i Republican Brothers (i Fratelli Repubblicani), propugna l'abolizione della Shariah islamica, che viene definita "non democratica" e "discriminatoria" e si oppone anche alla Jihad, alla schiavitù e a tutte le forme di discriminazione che le leggi islamiche hanno applicato nei confronti della popolazione cristiana. La tesi più importante che sembra emergere da questo libro è che la Chiesa ha superato l'esame del tempo e che continuerà a sopravvivere nonostante la posizione dello Stato, e che l'islamizzazione nel suo insieme ha fallito nel conseguimento di suoi obiettivi e che continuerà in questo senso. Il libro poggia su un solido lavoro di ricerca e cita fonti credibili, dimostrando una perfetta conoscenza delle politiche sudanesi. Gli autori stessi hanno elaborato un lavoro introspettivo considerevole sulle politiche del Sudan ma questo non deve sorprendere, dato che entrambi hanno passato lunghi periodi di tempo nel paese e hanno lavorato a stretto contatto con i cristiani. Sono due missionari comboniani; uno di loro, padre Gino Barsella è stato direttore del famoso e prestigioso Comboni College Secondary School nel distretto commerciale centrale di Khartoum. Leggendo il libro si ha l'impressione che gli autori rivelino una certa propensione per il cattolicesimo; quando parlano di cristianesimo in realtà intendono cattolicesimo e collocano le altre denominazioni cristiane al secondo posto quando descrivono la denuncia delle atrocità del governo, ma con un buon motivo. In Sudan la Chiesa Cattolica è stata l'unica a criticare significativamente lo stato. I lettori interessati alla storia del Sudan potrebbero avere l'impressione che il libro non offra nulla di nuovo. Ma io ritengo che gli autori si siano distinti presentando la storia cristiana nel Sudan indipendente - argomento largamente ignorato dagli storici. Il lettore è portato a notare che la persecuzione attualmente sofferta dai cristiani avviene nel Sudan meridionale. Il Cristianesimo nel Sudan settentrionale non sembra subire minacce (il che in larga misura è vero) e questo porta all'inevitabile conclusione che la scelta del titolo avrebbe dovuto essere: 'lottare per essere sentiti: la voce Cristiana del Sudan meridionale in un Sudan indipendente'.
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